- Milano, 10 gen. (Adnkronos Salute) -Emergenza 'camici bianchi' in Africa
- In molti Paesi africani è emergenza 'camici bianchi'. Secondo uno studio condotto dal Center for Global Development di Washington, infatti, in alcuni Stati del continente africano ormai ci sono più medici e infermieri emigrati per lavorare in Paesi ricchi di quelli rimasti 'a casa'.
Dunque, secondo i ricercatori, l'esodo dei medici africani rappresenta un problema addirittura maggiore del previsto. A preoccupare è il caso di Paesi come Mozambico (il 75% dei medici lavora all'estero) e Angola (70%): si contano più medici di queste nazionalità in un singolo Paesi straniero che nel proprio. Per ogni medico in Liberia, inoltre, due lavorano all'estero. La ricerca ha esaminato dati raccolti tra il 1999 e il 2001, incrociandoli con quelli di nove Paesi 'ospiti': Gb, Usa, Francia, Canada, Australia, Portogallo, Spagna, Belgio e Sudafrica. Ed è uno dei primi lavori a tener conto delle scelte dei medici nati in Africa. Il rapporto suggerisce, si legge sulla Bbc online, che l'emorragia di medici vada di pari passo con guerre civili, instabilità politica e stagnazione economica. Angola, Congo, Guinea-Bissau, Liberia, Mozambico, Rwanda e Sierra Leone hanno sperimentato anni di guerra civile alla fine del secolo scorso, finendo per perdere entro il 2000 il 40% dei propri medici.
Kenya e Zimbabwe, che hanno avuto anni di difficoltà economiche e politiche, hanno visto partire più della metà dei propri dottori. Situazione migliore per Paesi più stabili e prosperi, come il Botswana, che è riuscito a trattenere la maggior parte dei suoi 'camici bianchi'.
D'altra parte, guardando alle mete scelte dai medici africani, il Regno Unito è uno dei pochi Paesi che ha introdotto un codice per evitare un reclutamento attivo di operatori sanitari dall'Africa sub-sahariana. Nonostante ciò, secondo dati ufficiali ben 17.620 medici e infermieri africani hanno lavorato l'anno passato in Gran Bretagna.