Mogadiscio
- 2008 |
SOMALIA
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20/4/2008 ore 20.32 |
MOGADISCIO: DECINE I MORTI PER SCONTRI |
Sarebbero
oltre 80 i morti e 119 i feriti provocati dai combattimenti che da ieri
infuriano a Mogadiscio, i più gravi da mesi, che hanno coinvolto
un alto numero di civili: lo ha riferito alla ‘Reuters’ Sudan
Ali Ahmed, presidente della ‘Elman peace and human rights’,
una delle prime e più stimate organizzazioni umanitarie nate in
Somalia dopo il crollo del regime di Siad Barre nel 1991, basandosi su
bilanci forniti da fonti ospedaliere e organizzazioni non governative
della capitale. “Condanniamo i combattimenti persistenti e l’uso
di artiglieria, ma anche i gruppi di opposizione che operano tra i civili
e li usano come scudi umani” ha aggiunto Ahmed. Gli scontri più
violenti avrebbero interessato il nord della città: ripresi la
notte scorsa, i combattimenti si sarebbero concentrati stamani nell’area
attorno all’ospedale ‘Save Our Souls’ (Sos); secondo
testimoni la gente non avrebbe ritirato i cadaveri dalle strade perché
l’intero settore sarebbe sotto assedio delle truppe etiopi. Intanto
il primo ministro Nour Hassan Hussein si è detto “addolorato
per le vittime civili” rivendicando tuttavia il diritto alla difesa
da parte delle forze somale e degli alleati etiopi. [FB] |
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SOMALIA |
21/4/2008 ore 12.11 |
MOGADISCIO: DOPO “MASSACRO” DEL FINE SETTIMANA, ANCORA TENSIONI NEL NORD |
Sporadici
colpi di armi da fuoco risuonano ancora nel quartiere di Suqa Holaha,
la zona del mercato del bestiame nel nord di Mogadiscio, teatro nel fine
settimana di intensi combattimenti tra truppe etiopiche e miliziani armati
antigovernativi. Il bilancio delle violenze, le più intense degli
ultimi mesi, è ancora incerto, ma sarebbero decine le persone uccise
e fonti sanitarie contattate dalla MISNA in città ritengono credibile
il bilancio di 81 morti e oltre 100 feriti diffuso ieri dall’Elman
peace and human rights, stimata associazione locale per la difesa dei
diritti umani. “Solo nel nostro ospedale abbiamo 47 feriti, 26 dei
quali versano in condizioni molto gravi. Nelle ultime ore due pazienti
sono deceduti per le ferite riportate” dice alla MISNA Ali Mohalim
Gedi, vice-direttore dell’ospedale Medina, una delle due principali
strutture sanitarie della capitale somala. Fonti locali fanno
sapere che l’intera zona nord di Mogadiscio, e soprattutto i quartieri
di Yaqshid e Huriwa (dove si trova anche l’ospedale ‘Sos Kinderdorf’
gestito fino a qualche mese fà dalle missionarie italiane della
Consolata), continuano ad essere stamani una zona “off-limits”
a causa della massiccia presenza etiopica. “Ci sono ancora cadaveri
per le strade. Nessuno se la sente di aggirarsi in certe aree, perché
i militari etiopici stanno sparando a vista” dice una fonte della
MISNA che ha chiesto di restare anonima, precisando che il fuoco dell’artiglieria
pesante dei militari di Addis Abeba avrebbe semi-distrutto gran parte
della zona di Suqa Holaha. “Nel fine settimana abbiamo assistito
a un vero massacro” dice un’altra fonte umanitaria, secondo
la quale agli uomini della ‘muqawamah’ (letteralmente ‘resistenza’)
si stanno aggiungendo anche semplici cittadini. “Se la situazione
non rientra si rischia una sollevazione popolare su larga scala. Chiunque
avrà un fucile si unirà alla resistenza, anche perché
se i soldati etiopici continuano a sparare a vista non sarà più
una questione ‘politica’ ma si tratterà di semplice
sopravvivenza” aggiunge la fonte. Intanto da Mogadiscio arriva anche
la notizia dell’arresto di un giornalista di ‘Radio Shabelle’,
una delle più note e ascoltate emittenti radiofoniche della Somalia.
Il giornalista, Abdi Mohamed Ismael, è stato fermato a un incrocio
non lontano dalla zona teatro dei combattimenti del fine settimana e trasferito
in un campo militare. Non sono ancora chiare le ragioni del suo fermo,
denunciato dall’emittente che ne chiede l’immediata liberazione.
[MZ] |
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SOMALIA: GLI AVVENIMENTI DI MOGADISCIO |
SOMALIA: ECCO COS’E’ ACCADUTO A MOGADISCIO LA SETTIMANA SCORSA |
30/04/08 |
Siamo
finalmente in grado di capire e riferire cosa sia accaduto a Mogadiscio
dopo che le truppe somale ed etiopi hanno occupato, tra il 19 e il 21
aprile, le strutture di SOS Villaggi dei Bambini durante un’operazione
di caccia ai ribelli.
L’esercito ha raggiunto l’area del Villaggio (che era evacuato) e dell’Ospedale SOS (che da poco aveva ripreso l’attività) chiudendo i punti d’accesso; nel contempo, la maggior parte dei collaboratori ha lasciato le strutture per mettersi in salvo. Due giardinieri sono rimasti nell’Ospedale: uno è riuscito a nascondersi, l’altro è stato fermato dalle truppe. Non è chiaro cosa poi sia accaduto; sta di fatto che dopo la partenza dell’esercito, tre giorni più tardi, il corpo di Abdulahi Osman Hassan – noto a tutti come «Giovane» - è stato trovato senza vita all’interno della struttura. Sembra che Giovane sia ucciso il giorno in cui è stato fermato. Il giardiniere lavorava per SOS Villaggi dei Bambini dal marzo del 1990, ed era conosciuto da tutti. In ogni occasione speciale teneva un discorso a nome dei suoi collaboratori ( e così è stato anche durante la visita di Helmut Kutin, presidente di SOS Villaggi dei Bambini, al Villaggio di Mogadiscio alla fine di marzo). L’altro giardiniere è riuscito a rimanere nascosto senza cibo e acqua lungo i tre giorni in cui il Villaggio e l’Ospedale SOS sono stati occupati. E’ stato ritrovato dai collaboratori dopo la partenza delle truppe ed è stato ricoverato per le cure del caso. Lo staff di SOS Villaggi dei Bambini è riuscito a tornare al Villaggio e all’Ospedale il 23 aprile (il giorno in cui è stato trovato il corpo di Giovane) e ha fatto una prima stima dei danni. Entrambe le strutture sono state saccheggiate, con furti di medicine e cibo. Le truppe sono entrate in ogni edificio, incluse le Case Famiglia, e i danni sono considerevoli. L’Ospedale SOS è stato riaperto il 28 aprile a causa della grave necessità di assistenza medica alla popolazione. L’Ospedale è infatti uno dei pochi in funzione in tutta Mogadiscio, ed è specializzato anche nella fornitura di cibo gratis per mamme e bambini. Da quando ha iniziato a funzionare, il flusso di persone nell’area è stato ogni giorno più intenso, con centinaia di bambini già in coda alle 10 del mattino. Lo staff sanitario è guidato dal dr. Abdulahi Hussein Moallin, tornato di recente a Mogadiscio dopo un periodo di training in Europa. Il direttore regionale di SOS Villaggi dei Bambini, Wilhelm Huber, è decisamente contrariato dalla situazione, molto pericolosa anche per gli operatori umanitari. «A dispetto delle garanzie da parte del governo – ha detto – i soldati entrano nelle nostre strutture, le saccheggiano, si impadroniscono di cibo e medicine. Quanto al cibo, la situazione a Mogadiscio è disperata, per civili e soldati. Siamo profondamente addolorati per la perdita di Giovane, antico membro dello staff e leale amico, e condanniamo il modo con il quale gli operatori umanitari e le strutture di ricovero vengano trattate». |
SOS
Villaggi dei bambini - onlus |
30/04/08 |
SOMALIA: SOS VILLAGGI DEI BAMBINI CONDANNA GLI ATTACCHI ALLE STRUTTURE CIVILI |
Nuovi seri incidenti al Villaggio SOS di Mogadiscio. Un impiegato è stato ucciso
la scora settimana, e l’Ospedale SOS è stato in parte saccheggiato. Solo pochi giorni più tardi, nuovi attacchi al Villaggio hanno causato la morte di un impiegato presso il Villaggio SOS e il ferimento di tre civili. Le truppe etiopi, che supportano il governo somalo nella guerra ai ribelli, hanno fatto irruzione nell’Ospedale SOS prelevando carburante e pacchi di medicinali. SOS Villaggi dei Bambini è profondamente scioccata dalla perdita di un membro del proprio staff e condanna con decisione gli attacchi degli ultimi mesi alle strutture civili. SOS Villaggi dei Bambini chiede protezione incondizionata e garanzie di sicurezza per le organizzazioni di soccorso, il cui lavoro nelle attuali circostanze è praticamente impossibile. L’Ospedale SOS è stato per molti anni il principale centro medico per migliaia di persone, in particolare per mamme e bambini. I suoi pazienti non vengono solo da Mogadiscio, e sono capaci di camminare per miglia pur di raggiungere una delle poche strutture mediche ancora attive in città, dove trovare assistenza sanitaria gratuita. Tutte le strutture SOS Villaggi dei Bambini sono state evacuate nel 2007. Le famiglie SOS non sono ancora in grado di tornare alle proprie case e solo temporaneamente alloggiate in aree sicure della città. L’asilo, la scuola elementare e la scuola infermieri sono temporaneamente allestite nei pressi dell’aeroporto di Mogadiscio. L’Ospedale SOS è l’unica struttura che, a metà di marzo, aveva riaperto, ma a condizione che la situazione fosse costantemente monitorata: se necessario, infatti, sarebbe stato chiuso di nuovo. |
SOS
Villaggi dei bambini - onlus |
SOMALIA |
12/6/2008 ore 10.15 |
MOGADISCIO: NUOVI SCONTRI, ATTACCATO CONVOGLIO PRESIDENZIALE |
Non
accennano a placarsi le violenze a Mogadiscio, dove un gruppo di uomini
armati ha attaccato questa mattina una base militare delle truppe etiopiche
determinando un violento scontro a fuoco che ha causato la morte di almeno
cinque civili. Lo riferiscono testimoni precisando che “gli scontri
sono tra i più violenti verificatisi nelle ultime settimane”. Secondo
fonti di stampa locali, inoltre, pesanti combattimenti sarebbero tutt’ora
in corso e un gruppo armato non identificato avrebbe attaccato il convoglio
presidenziale nei pressi dell’aeroporto internazionale. “Il
presidente Abdullahi Yussuf Ahmed è rimasto illeso quando colpi
di mortaio e razzi hanno raggiunto il convoglio su cui viaggiava”
ha precisato il portavoce Hussein Mohamed Mohamud Hubsires. L’attacco,
il secondo contro il presidente Yusuf in sole due settimane, sarebbe avvenuto
nei pressi del ‘chilometro 4’ sulla strada che collega Mogadiscio
con l’aeroporto internazionale. Due giorni fa a Gibuti i
rappresentanti del governo di transizione somalo (tfg) e esponenti dell’Alleanza
per la ri-liberazione della Somalia (Ars), gruppo di opposizione, hanno
firmato un accordo che prevede un cessate-il-fuoco da realizzarsi entro
30 giorni. |
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SOMALIA |
1/7/2008 ore 21.34 |
ALTRI
SCONTRI, UCCISO OPERATORE UMANITARIO |
Una decina di persone sarebbero morte e numerose altre ferite in uno scontro anche con armi pesanti tra truppe del governo e ‘caschi verdi’ ugandesi della missione ‘Amisom’ a Mogadiscio; le stesse fonti locali, il sitoweb “Shabelle.net” aggiunge che sarebbe di almeno 26 morti, tra cui otto civili, il bilancio di altri combattimenti tra truppe etiopiche e gruppi di insorti nei pressi di Guri El e Mataban, alla frontiera con l’Etiopia. Un testimone, contattato dalla MISNA a Mogadiscio ha confermato la fuga di centinaia di persone dal quartiere di Deynile, a nord della città, da giorni teatro di combattimenti tra esercito etiopico e gruppi armati. Fonti locali confermano anche che un operatore umanitario è stato ucciso e altri cinque rapiti oggi in Somalia: Siyad Awreye, capo dell’organizzazione umanitaria ‘Asal’ è stato raggiunto da un proiettile mentre si trovava nel mercato di Bakara a Mogadiscio. Sarebbero una donna e tre uomini, appartenenti al centro ‘Ayuub’ di Merka, per l’assistenza agli orfani, collegata all’organizzazione ‘Water for life’, i rapiti di cui si era già avuta notizia. “Con grande preoccupazione abbiamo oggi avuto notizia che Mahamud 'Abdi Aaden e Faaduma Suldaan 'Abdirahman sono stati sequestrati da un gruppo armato, del quale non si conosce l'identità, mentre si recavano da Merka all'aereoporto di Mogadiscio per raggiungere Bolzano e Trento dove avrebbero dovuto prendere parte alla cerimonia per il premio ‘Alexander 2008’ assegnato al villaggio di Ayuub prevista per venerdì 4 luglio” riferisce l’organizzazione Alexander Langer di Bolzano, a proposito di due dei rapiti. Dallo scorso 21 maggio sono tenuti ostaggio in Somalia anche due operatori umanitari italiani, Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, e il loro collega somalo Abdirahman Yusuf Arale. Il 22 giugno inoltre è stato rapito il direttore dell’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) nell’area di Mogadiscio, Hassan Mohamed Ali. |
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