Buongiorno,
mi chiamo pino bollini, ho 63 anni e sono un medico chirugo.
ho lavorato presso il pronto soccorso dell’ospedale di merate per
oltre 30 anni e la mia prima esperienza come medico volontario in africa
risale al 1984.
Ringrazio la parrocchia di
campofiorenzo per questa occasione di ascolto che mi ha offerto. come
chiariro’ nei prossimi minuti, questi incontri sono fondamentali
per far circolare idee, fratellanza e stimoli tra l’italia e il
mondo africano …
Nel 1984 ho compiuto il mio
primo viaggio africano, con un medico che diceva di volersi trasferire
in Africa … lui poi non c’è più tornato. Io
invece … per oltre due anni ho vissuto tra i Samburo a Laisamis
nel nord Kenya.
L’ho fatto con la famiglia. I figli avevano 8 e 10 anni …
Esperienza che gli abbiamo fatto vivere come fosse un gioco e che solo
pochi anni dopo, nell’età adolescenziale, hanno riletto nei
loro ricordi ancora freschi. Probabilmente l’esperienza gli ha dato
la possibilità di fare le loro scelte di vita in autentica completezza
di informazioni.
Rientrato in Italia ho ripreso
il mio lavoro all’ospedale di Merate continuando,appena possibile,
con alcune altre esperienze africane in Guinea Bissau e Sud Sudan. Dal
2000 ho lasciato il mio ruolo di responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale
di Merate e ho vissuto a Sololo nel nord Kenya sul confine con l’Etiopia
e non lontano da quello con la Somalia. Nel 2003-2004 ho vissuto a Mogadiscio
per poi rientrare a Sololo tra i Borana.
I Borana sono un popolo dimenticato
in un territorio dimenticato.
Sono pastori nomatici che vivono in zone desertiche aride e semiaride.
La carenza, quantitativa e non solo qualitativa dell’acqua, è
il loro principale problema che condiziona la sopravvivenza.
Ciò che per gli altri risulterebbe essere una situazione di emergenza,
per loro è la norma … figuratevi nell’emergenza cosa
accade. I parametri dell’organizzazione mondiale della sanità
dicono che occorrano 15 litri di acqua a persona al giorno … dai
pozzi ne ricavano meno di 4 a testa, la rimanente che manca … o
piove o si muore.
Ora, mentre vi parlo è in corso l’ennesima siccità
… avviene nella pressocchè totale indifferenza della comunità
internazionale … Stanno morendo le bestie e, se non pioverà
nei prossimi giorni, presto questo inizierà ad accadere anche per
i bambini e per gli adulti delle fasce più deboli.
Così come è avvenuto l’ultima volta solo tre anni
fa …
Mancate le piogge di ottobre 2006 ci stimarono che avremmo perso il 25%
dei bambini sotto ai 5 anni di età.
Sono arrivati a dare da mangiare anche il cartone alle capre per prolungarne
la sopravvivenza, … quando poi sono morte, anno iniziati a spegnersi
anche i bambini e ne sono morti “solo” l’11% contro
il 25% stimato …
Qualcuno lo ha chiamato un “successo” … a me questa
parola suona come una ironia … quell’11% di morti sarebbero
state evitabili solo se avessero potuto avere del fieno ,,, che è
facilmente trasportabile …
Quando ci si sente impotenti
di fronte a delle situazioni che ci travolgono e
che ci colpiscono con la loro intensa drammaticità,
si può diventare indifferenti a quelle stesse situazioni.
Questo è un naturale meccanismo di difesa;
la medicina ci ha insegnato che questo e’ un naturale meccanismo
di fuga di fronte a problemi che ci colpiscono e che ci appaiono senza
soluzioni.
La tragica situazione dell'Africa
ci "allerta"
Fa scattare in noi la ricerca di una risposta che possa essere efficace
magari la troviamo anche, ma è fuori dalle nostre possibilità
Ci sentiamo così spettatori inermi e impotenti;
cosa fare?
non ci rimane che fuggire da tutto quel dolore;
difenderci diventando indifferenti ...
Così si realizza l’assurda situazione che è la stessa
Africa con i suoi drammi a farci chiudere gli occhi del nostro cuore.
Attenzione però che
questa indifferenza, legittimo meccanismo di difesa,
uccide anche una parte di noi stessi; della nostra affettività.
Perdiamo in umanità e cresciamo in cinico egoismo.
Attenzione, perché è proprio con l’indifferenza che
arriva questa nostra sconfitta.
Allora, cosa fare di fronte
all’apparente contraddizione?
La soluzione si trova nelle
riflessioni che questa giornata missionaria ci invita a fare.
Tutti noi, oggi qui radunati nel Suo nome, sappiamo che Lui è la
Verità e la Vita
Lui, quindi, è la Vera Soluzione, anche dei problemi dei fratelli
africani.
PortiamoLo a loro; annunciamoLo; presentiamoLo a loro … non certo
imponiamoLo. La Verità non ha mai bisogno di essere imposta, si
impone da sola, se è vera.
Come annunciarLo? Non è
difficile; basta farlo con dei fatti concreti.
Noi, che Lui ci ha messo qui nella nostra realtà di tutti i giorni,
Noi, che vorremmo ma che non possiamo andare là e che non vogliamo
accettare di rifugiarci nell’indifferenza …
noi, cosa possiamo fare di concreto per l’Africa?
Io vi dico tanto, veramente tanto … che neppure l’immaginate.
Considerate che 7,11 euro è il costo, in cibo locale, di un mese
di vitto per ogni bambino che sosteniamo
In questa nostra comunità
cristiana, noi tutti non siamo uguali e non siamo in situazioni uguali
... Così anche qui sicuramente qualcuno tra noi ha, o ha avuto,
la possibilità d'intervenire andando a vivere là.
Tra questi Qualcuno che hanno la possibilità, c'è anche
Qualcuno che lo ha fatto davvero e lo sta facendo ancora … pagando
di persona costi talvolta molto elevati: sia con la propria vita fisica
sia con la propria vita psichica …
Sono Questi Qualcuno quelli che offrono ancora a noi tutti una possibilità
di azione prima di rifugiarci nella fuga dell’indifferenza
Ci offrono la possibilità di sostenere il loro lavoro
Se ne condividiamo le motivazioni (LUI Cristo, è la Verità)
e gli scopi (LUI Cristo, è la Vera Soluzione)
allora diamo a Questi Qualcuno i mezzi per operare anche a nostro nome
Sosteniamo l'operato di questi Qualcuno, così pazzi o saggi che
siano
Posso citarvene tanti di questi
Qualcuno che ho incontrato e conosciuto lavorandogli vicino … tra
tutti voglio ricordare Suor Leonella, uccisa in quell’inferno che
è Mogadiscio …
So per certo che queste persone
oggi qui vi direbbero:
“In nome di Dio, non lasciateci e non lasciateli soli … forse
vi sembriamo dei “sognatori” perché guardiamo alle
stelle;
ma lo siamo in un modo realistico, dato che guardiamo alle stelle semplicemente
per “conoscere la direzione da prendere” ben sapendo che non
si arriva sulle stelle solo camminando …
A te che non puoi camminare sul nostro stesso sentiero africano, ma che
ti muovi nella stessa direzione, a te diciamo: Aiutaci ad Aiutarli ad
Aiutarsi … ci basta anche una preghierina autentica, di quelle condite
con la tua sofferenza quotidiana e che sappiamo puo muovere le montagne
…”
Sosteniamo questi "sognatori-realisti" che tentano di aiutare
l'Uomo ad aiutarsi
Io ho la possibilità di aiutare i Borana di Sololo e opero come
fossi il braccio della vostra mente e del vostro cuore.
A me piacerebbe essere come quei Qualcuno di cui vi ho parlato …
Ci ho provato e ci provo ancora … ma non riesco minimamente ad assomigliargli
…
Ma ho la possibilità di calcare quel sentiero africano e non potrei
più non farlo;
non potrei rimanere qui, dopo aver visto cosa c’è là.
Si, so bene che l’Africa è ovunque c’è un uomo
che soffre …
L’Africa è anche qui dietro l’angolo, basta volerla
vedere.
Qui le sofferenze sono diverse e per certi aspetti le ritengo peggiori
di quelle africane …
Si, io mi sento fortunato a poter vivere in quel mondo che … sta
cambiando anche lui.
Per chiudere vorrei riassumervi
il nostro lavoro con loro.
L’ospedale di Sololo ha 100 posti letto ed è gestito da personale
locale; viaggia autonomo con il sostegno di un gruppo di appoggio di Cuneo.
Gli 8 dispensari dell’area di Sololo sono stati tutti attivati negli
ultimi 10 anni ed oggi sono gestiti dal governo kenyota
La nostra clinica mobile, che segue le mandrie nomadiche, tocca mensilmente
dieci punti nel raggio di un centinaio di Km da Sololo.
M quello che oggi ci sta particolarmente
a cuore è un Progetto per i bambini orfani di aids e per bambini
particolarmente vulnerabili per povertà economica o miseria morale.
Su richiesta degli anziani
dei villaggi, stiamo ultimando un nuovo piccolo villaggio.
Ad oggi sono quasi 300 i bambini che riusciamo a mantenere nelle circa
90 famiglie che li ospitano. Il villaggio funzionerà presto per
loro come un centro diurno;
poi attiveremo il villaggio 24 ore su 24., ma solo quando ci sarà
il primo bambino che resterà senza la propria famiglia natale e
senza neppure quella allargata dei parenti pronte ad accoglierlo. Non
vogliamo e non avremo il fenomeno dei ragazzi di strada
Offriremo una famiglia, per così dire, artificiale … con
una vedova borana come madre, in una casa del neonato villaggio, gestito
da un padre del villaggio sempre borana …
Difficile da spiegarsi con
poche parole quello che nasce come un progetto per prevenire il fenomeno
dei ragazzi di strada che diventa un articolato progetto di rinserimento
e sostegno in famiglia dei bambini orfani e vulnerabili.
Il tutto è stato ideato e realizzato in coodeterminazione con gli
anziani dei villaggi, nel rispetto e nella coerenza alla loro cultura
borana.
Maggiori informazioni, compresi
gli aspetti economici, sono disponibili sul sito web che curo per i nostri
amici che ci sostengono e che si trova all’indirizzo www.sololo.it
Il nostro motto è rimasto
sempre lo stesso dal 1984:
“facciamoli stare bene a casa loro.
Se non vogliamo farlo per altruismo, facciamolo almeno per egoismo”
Se provate a chiedere alla
gente di colore, che vive qui da noi, se ritornerebbe a vivere nella propria
terra, è probabile che quasi tutti vi risponderanno in modo affermativo,
qualora si modificassero le condizioni di vita nella loro patria.
Cacciarli non serve. Torneranno
e sempre più numerosi, fino a quando a casa loro la vita resterà
disumana.
Non c’è barriera, fatta di mari o di deserti, in grado di
fermare chi fugge dalla fame o dalla morte, sua o dei suoi figli.
Cari amici, voi lo sapete
… La diversità è vitale per noi, per loro …
per tutti.
Senza il diverso con cui confrontarci e senza lo scambio reciproco, non
si cresce.
Quando saremo tutti mulatti, finirà il razzismo … ma anche
il confronto e la crescita
Allora cos’è che ci spinge a cacciarli?
Forse sono solo le nostre paure di uomini di poca fede.
Io ritengo che servire l’Uomo,
quello con la U maiuscola, significhi lavorare per ridurre i condizionamenti
che lo vincolano; che lo privano della sua libertà.
Condizionamenti che sono:
in Africa, quelli primari e vitali: rappresentati dalle malattie, fame,
sete, …
in Europa quelli che ci fanno ritenere “essenziale”-“indispensabile”
ciò che non lo è; che ci strumentalizza per gli altrui egoismi
…
Condizionamenti che in entrambi i luoghi, Africa ed Europa, limitano o
tolgono, a noi uomini, la libertà di poter scegliere di diventare,
ognuno, ciò che potenzialmente si è: un “centro assoluto
di libertà”
Chi lavora in africa non lo fa solo per la loro libertà ma anche
per la nostra, mia e vostra, libertà … per dare a tutti la
possibilità di autenticamente scegliere
Infatti, liberare loro dai condizionamenti primari, fame, sete, povertà
… significa liberarci anche dai nostri condizionamenti, quelli dati
dalle paure che abbiamo vedendoli sbarcare qui disperati
Dunque: Aiutateci ad Aiutarli ad Aiutarsi
Grazie per l’attenzione prestata ai problemi dei Borana in questi
minuti
Il Dio di tutti, sia con noi tutti
|