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KENYA
Il Kenya è un Paese caratterizzato da forti contrasti e situazioni di squilibrio: da un lato il fenomeno dell’urbanizzazione, concentrata soprattutto nella zona di Nairobi, conduce alla formazione delle baraccopoli (segnate da scompensi socio-sanitari e situazioni di degrado); dall’altro nelle zone rurali la sopravvivenza della popolazione è legata in maniera precaria alla pratica di un’agricoltura di sussistenza, alla pastorizia (costantemente minacciata dala cronica mancanza d’acqua) ed è sostenuta da un modesto commercio locale.
I problemi maggiormente diffusi sono tubercolosi, malaria, gastroenteriti, complicanze da parto e parassitosi. La diffusione dell’HIV/AIDS sta avendo un forte incremento soprattutto nelle zone di recente urbanizzazione in prossimità di Nairobi.
Il CCM è attivo in particolare nelle zone degradate intorno alla capitale e nell’area di Sololo, abitata prevalentemente da popolazioni di origine etiope, i cui diritti non sono pienamente riconosciuti dal governo keniota.
Progetto sanitario nell’area di Sololo, distretto di Moyale, Nord Kenya (dal 2000)
Il progetto prevede il sostegno all’attività dell’ospedale missionario locale e la diffusione di servizi sanitari primari tramite cliniche mobili operanti su tutto il territorio.
Parte del progetto è volta alla distribuzione di farmaci, alle campagne di vaccinazione, alla assistenza ambulatoriale alle gravide e alle partorienti; alla formazione del personale locale e all’informazione sanitaria alle popolazioni della regione.
Progetto Casa Famiglia Orfani dell’AIDS a Sololo (dal 2005)

Recentemente è stato avviato un progetto per promuovere la costruzione di una casa-famiglia dove saranno ospitati i bambini rimasti orfani a causa dell’AIDS. La struttura, gestita da personale locale, sarà composta di case tradizionali provviste di orto, scuola elementare e servizi ricreativi.
In ciascuna manyatta (casa locale) saranno presenti due donne adulte che si faranno carico di seguire i bambini affidati, di gestire l’orto e l’allevamento di piccoli animali. Ogni gruppo di dieci case conterà sulla supervisione di due uomini che organizzeranno le attività, nel rispetto della tradizione Borana (popolazione di Sololo).

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