APICOLTURA_ALCUNE INFO DA SOLOLO

_ di Simona Nicastro_


Nel distretto di Sololo l`apicultura e` un`attivita` poco diffusa e gli unici 3 apicoltori della zona sono molto anziani e le poche nozioni sono state tramandate oralmente.
Essendo un popolo dedito alla pastorizia e` normale che questa attivita` sia poco diffusa anche se la domanda di miele e` molto elevata considerando gli enormi benifici e gli altri valori nutrizionali contenuti in questo prezioso alimento.


Abbiamo avuto la possibilita`di parlare con uno dei 3 anziani apicoltori, Galgallo Myo che ci ha fornito alcune informazioni sul metodo tradizionale da lui utilizzato.
L`attivita` e` sempre stata tramandata oralmente e viene praticata senza alcuna protezione e con notevoli sforzi fisici.
Le zone battute alla ricerca di alveari attivi si trovano sulle montagne che circondano la vallata. Con il tempo questi uomini hanno imparato dove le laboriose api costruiscono le loro operose dimore e quindi riescono subito a rintracciare i tronchi cavi o le spaccature che si formano tra alcuni ammassi rocciosi dove trovare gli alveari a colpo sicuro nei diversi periodi dell`anno.


Durante la stagione delle piogge, e quindi quando le Acacie fioriscono, le api iniziano la loro attivita` e fino a settembre si alterna la fase di produzione e raccolta del miele. Nella zona le api recuperano il nettare solo dalle acacie o da alberi appartenenti alla famiglia di queste ultime.

La tecnica e` quella tradizionale/arcaica: gli apicoltori una volta individuato l`alveare studiano i vari movimenti e ogni due settimane se la stagione lo permette raccolgono i frutti (ricavano circa 10 kg di miele ogni due settimane e quasi 10l da un alveare). Per recuperare l`alveare utilizzano la tecnica antica dell`affumicamento. Ossia con grandi quantita` di fumo, creato dando fuoco a grossi tocchi di legno, stordiscono le api, chiudono la cavita` del tronco, lasciando solo una piccola via di fuga per i piccoli insetti e creano un recinto di fumo anche intorno a loro per proteggersi da eventuali attacchi.
Quando la cavita` e’ libera recuperano l`alveare lo chiudono in un contenitore e ritornano nelle loro case. Tutta l`attivita` e` svolta senza alcuna protezione.

Il periodo piu difficile per loro e` ovviamente la stagione secca: le api producono miele necessario alla loro sussistenza quindi l`apicoltore deve calcolare bene le tempistiche e riuscire a recuperare l`alveare prima che il miele sia stato consumato dalle stesse api.
Il prodotto viene usato e venduto per scopi medicinali e alimentari. La vendita , presso il mercato locale, avviene versando il miele in taniche da 5 litri ed e` venduto in normali tazze da chai portate direttamente dalle persone del villaggio. 1 kg si aggira intono ai 300/500 scellini.
L`attivita`cosi svolta e` ovviamente destinata a brevissima vita perche` nessuno e` interessato ad apprendere una tecnica cosi arcaica e non meno pericolosa.

Ma data l`elevata domanda di prodotto alcune ONG si sono attivate per implementare e diffondere l`apicoltura razionale, quindi come si e` sviluppata anche in occidente dopo l`inserimento dell`utilizzo delle arnie razionali.
Un a tra queste e` --- , che non piu di un anno e mezzo fa ha messo le basi in alcune locations del distretto di sololo per sviluppare la produzione di miele locale.
Siamo andati a visitare una delle strutture da loro finanziate e che vede coinvolti gruppi di donne locali (ce sono 4 nel distretto d sololo composti da circa 15 donne ciascuno).
La location e` ---, situata a pochi Kmetri dal mercato di Sololo.
Qui, entrati nel plot che ospitera` una scuola e dove altre organizzazioni hanno messo a disposizione tank per la raccolta d`acqua, dovrebbe aver la sede uno dei 4 gruppi di donne coinvolti nel progetto di ---. Ma ad accoglierci troviamo solo una donna che per ora cura alcuni ragazzi ospiti di due strutture costruite nello stesso spazio che fungono da dormitorio.
Le chiediamo del progetto e lei sommessamente ci invita a seguirla all`interno della fitta boscaglia dove dopo un po` inciampiamo in una piccola costruzione che fa da dimora a 16 arnie. Sono tutte in disuso tranne una che accoglie gia` delle api.
La donna scoraggiata ci ha informato che hanno messo le basi del progetto, portato le arnie a tutti e 4 i gruppi di donne coinvolti, fornito una centrifuga che si trova presso un altro gruppo e poi non si sono piu visti.
Lei ci ha detto che non hanno fornito nessun tipo di training , non hanno lasciato nessun tipo d indicazione e loro da 1 e mezzo sono in attesa che qualcosa accada. Ha anche detto che all`inizio avevano riposto molte speranze nel progetto ma ormai sono scoraggiate e anche infastidite.
Detto questo si dovrebbe approfondire e chiedere anche all`associazione cosa sia successo….


L`attivita` cmq genera grande interesse nella comunita` e se ben implementata e seguita potrebbe essere un ottimo sistema per avviare nuove forma si autosufficienza e sussistenza.


Le api non mancano e si sono ben adattate al clima poco favorevole, le acacie aiutano per quasi tutto l`anno e qui cresce spontanea anche l`albero di moringa o shelkeda che e` un portentoso albero mellifero..infatti sia ad anona che nella casa del vecchio apicoltore abbiamo trovato due esemplari. Oltre a questi due alberi sembra che le api si nutrano anche grazie ad una seconda pianta che qui chiamano “Chana” ma non siamo riusciti a fotografarla.