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KENIA |
19/11/2008 |
RAPPORTO
POVERTÀ: |
UN
PAESE CHE ERA E PUÒ TORNARE SULLA BUONA STRADA |
L’istruzione
primaria gratuita, il decentramento dei finanziamenti allo sviluppo e
la riduzione delle tariffe ospedaliere, tra cui la gratuità del
servizio maternità, sono tutti elementi che hanno contribuito a
una riduzione della povertà del paese nel periodo 2002-2006, anni
in cui il Kenya ha registrato una crescita annua del Prodotto interno
lordo del 6% in media. Lo sottolinea il rapporto sulla povertà
dell’Ufficio statistico del Kenya, che dà una graduatoria
dei 210 distretti in otto provincie divisi tra più “ricchi”
e i più “poveri”. |
Dai
dati si evince una riduzione da 18,7 milioni di
poveri a 16,6 milioni (2,1 milioni in meno)
nel periodo di tempo indagato; gli statistici hanno definito “povera”
una persona che non guadagna abbastanza per comprare la quantità
minima di cibo sufficiente, parametro fissato a 1562 scellini (16 euro)
al mese nelle zone rurali e 2913 scellini (30 euro) in città. |
“Sono
dati che dimostrano come il paese si fosse messo sulla buona strada, pur
con molto lavoro da fare, specie per la scuola e le infrastrutture, ma
l’ultimo anno è stato una vera batosta per la popolazione,
sia per le violenze elettorali sia per la crisi dei prezzi di cibo e carburante
e anche per la siccità” dice alla MISNA da Nairobi padre
Luigi Anataloni missionario della Consolata e direttore del settimanale
‘The Seed’ dell’agenzia stampa Catholic information
service for Africa (Cisa), aggiungendo però che si cominciano a
vedere i primi timidi segnali di una ripresa con la riduzione del prezzo
del petrolio. |
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La
diffusione del rapporto statistico ha già avviato qualche polemica
politica, poiché in base ad esso saranno allocate le risorse
del Constituency development fund (Cdf), il meccanismo introdotto nel
2003 e che padre Anataloni conferma essersi rivelato efficace
per la distribuzione delle risorse e il maggiore coinvolgimento di amministrazioni
e della società civile locale; nonostante i recenti problemi, il
missionario ritiene che non ci possano essere stati forti cambiamenti
in fondo alla lista, rispetto al 2006. |
In
cima alla classifica dei più poveri c’è il
distretto Turkana centrale con il 97% degli abitanti senza risorse per
cibo sufficiente e con esso altri distretti Turkana, North Horr, Saku,
Wajir, Kinando e Mandera, quest’ultimo dove lavoravano in aiuto
alla popolazione colpita dalla carestia le due suore italiane
recentemente sequestrate. “Sono tutti distretti a est e
ovest del lago Turkana, nell’estremo nordovest, al confine
con Uganda, Sudan ed Etiopia: territori dove l’agricoltura
è difficile per il terreno inadatto e la crescente siccità,
dove le comunità di pastori nomadi spesso si scontrano
tra loro e con i gruppi sedentari per contendersi il poco che si ha”
dice padre Anataloni. |
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I
distretti più ricchi indicati nel rapporto sono invece i tre di
Kajado, città nella Rift Valley posizionata lungo importanti comunicazioni
viarie con una buona presenza di fabbriche e di coltivazioni, e dove secondo
gli statistici kenyani i poveri sono tra l’11 e il 14%; Wetlands,
Kabete, Kiambaa, Ntonyiri, il quartiere di Nairobi Lang’ata, e poi
Embakasi e Starehe completano la lista di quelli in situazione migliore,
sebbene Starehe, la decima nella classifica, conti il 21% di poveri. |
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Secondo
padre Anataloni attualmente l’emergenza è rappresentata
dalla siccità che minaccia non meno di 4 milioni di persone,
mentre l’altra priorità è di riportare in efficienza
l’agricoltura in quelle zone dove i contadini erano fuggiti per
le violenze elettorali; ma non bisogna essere pessimisti. |
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“Il
Kenya ha grandi potenzialità. |
Se
si continuasse a ampliare la rete viaria e soprattutto ferroviaria,
come si è cominciato a fare, potrebbe diventare una potenza commerciale
regionale grazie ai collegamenti con i paesi vicini” conclude il
missionario. |
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KENIA |
18/11/2008 |
INSICUREZZA
E ASSALTI, |
AUMENTANO
MILITARI LUNGO IL CONFINE CON LA SOMALIA |
Il
governo keniano ha aumentato il numero dei militari lungo il confine
orientale con la Somalia, dopo che nelle scorse settimane dal
paese vicino erano partite diverse offensive armate contro villaggi keniani
nei pressi della frontiera. |
Lo
riferisce oggi il quotidiano di Nairobi ‘The Standard’ secondo
il quale, mentre nell’est del paese continuano ad affluire
migliaia di civili somali in fuga dalle violenze, il governo
di Nairobi ha deciso di agire dopo alcuni recenti episodi di razzie e
di furto attribuiti a gruppi armati provenienti da oltre il confine. |
Sempre oggi, l’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha detto che
in Kenya devono essere adibiti nuovi campi profughi per
accogliere i rifugiati somali; da gennaio, ha fatto sapere l’organismo
dell’Onu, almeno 56.000 nuovi richiedenti asilo hanno raggiunto
gli accampamenti oltre il confine keniano. |
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Proprio
nella zona a ridosso della frontiera, nella cittadina
di Elwak, sono state rapite la scorsa settimana suor Caterina
Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, missionarie del Movimento
Contemplativo Missionario Padre de Foucauld di Cuneo; le religiose sarebbero
state sequestrate insieme ad altre persone da un gruppo di uomini armati
e – secondo fonti locali - condotte oltre il confine somalo.
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“Ci hanno detto
che stanno bene e godono di buona salute” ha detto alla MISNA una
consorella delle due missionarie contattata in Kenya, precisando che “i
negoziati per la loro liberazione procedono” e che “i canali
attivati stanno conducendo, pian piano, a risultati incoraggianti”. |
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