KENIA   4/1/2008   0.39 KENIA
TESTIMONIANZE MISSIONARIE DAI PRINCIPALI LUOGHI DELLA CRISI
Chiesa e Missione Chiesa e Missione, Standard

Ecco una selezione di sintetici ma incisivi "flashes" che fotografano in maniera semplice ma genuina e incisiva la realtà keniana di questi difficili giorni ma testimoniano al tempo stesso il profondo e intenso rapporto umano che le fonti missionarie della MISNA intrattengono costantemente con le popolazioni locali e con il territorio. Un legame straordinario che, quando e come possibile, il notiziario cerca di registrare e comunicare ai suoi lettori.


ELDORET
2 GENNAIO - “Le chiese e le scuole sono diventate dormitori per le migliaia di persone in fuga, terrorizzate dalle violenze dei giorni scorsi. Abbiamo inutilmente chiesto alla polizia di fornirci un minimo di sicurezza, soprattutto durante la notte… La città di Eldoret è uno dei centri più ‘caldi’ del paese, le violenze sono diffuse e mancano beni di prima necessità: dalla frutta al carburante, i prezzi sono letteralmente quadruplicati”.

3 GENNAIO - “La scorsa notte è passata abbastanza tranquillamente, due poliziotti sono venuti in parrocchia per garantire la sicurezza nostra e delle migliaia di persone che stiamo ospitando. Stanotte c’erano molti meno uomini tra la gente che ha dormito con noi e questo ci preoccupa, perché in caso di attacco le donne e i bambini difficilmente saranno in grado di difendersi da soli…Stamani siamo riusciti ad andare in città per comprare un po’ di cose, ma gli scaffali erano vuoti e non c’è niente da mangiare. Siamo però stati fortunati a trovare un po’ di benzina al prezzo di sempre”.

“Qui a Langas (periferia di Eldoret, ndr) la situazione peggiora ogni giorno. Non c’è cibo e le strutture sanitarie sono in uno stato terribile. Temiamo il propagarsi di epidemie di qualche pericolosa malattia. Non possiamo far altro che stare qui vicino a questa povera gente e dare loro tutta l’assistenza che possiamo in attesa che arrivi aiuto da fuori…Abbiamo ricevuto informazioni sul fatto che il gruppo di giovani armati che sta attaccando le località intorno a Eldoret sarebbe stato pagato per provocare il caos. Tuttavia non sappiamo chi vi sia dietro. È scioccante vedere come un paese che si stava riprendendo sia improvvisamente stato messo nuovamente in ginocchio”





KISUMU
2 GENNAIO - “Kisumu sembra una città fantasma. Le strade sono deserte, molta gente è scappata e quelli che sono rimasti hanno paura. La tensione tra la popolazione e la polizia, che di fatto presidia la citta, è palpabile. I negozi sono ancora chiusi e anche se non ci sono state violenze oggi, alcune case e macchine erano ancora in fiamme e nelle strade erano evidenti i segni delle barricate erette fino a ieri dai manifestanti”.

3 GENNAIO - “Durante la notte c'è il coprifuoco e nessuno si muove. C'è una calma relativa. Ma manca il cibo perché da giorni negozi e mercati sono chiusi. Ieri sera c'erano perfino dei bar aperti fino a tardi. Oggi c'è movimento di veicoli, ci sono dei mezzi di trasporto, torna un po' di normalità. E' ancora presto per dire se banche e uffici sono aperti. Si spera che riprendendo a lavorare, ritornino le cose di prima necessità nei negozi: farina, pane, latte, condimento, verdure varie, che mancano da giorni”.




MARALAL: “Molti hanno passato la notte alla stazione di polizia, altri a una veglia di preghiera che è durata tutta la notte nella missione. Il primo gennaio, ieri, c'è stata calma relativa, alcuni kikuyu sono stati portati alla città di Nyahururu con pullman scortati dalla polizia (conseguenza, in Nyahururu i Samburu sono in pericolo e sono stati invitati a lasciare la città e tornarsene a Maralal). Nel pomeriggio la situazione si è calmata, sono stati riaperti i negozi e la gente ha potuto fare la spesa. Non è ancora pace, ma la gente respira”.




MOMBASA: “Dopo le grandi tensioni del 31 dicembre, ieri c'era una calma relativa (qualcuno mi ha detto “perché non c'era più niente da saccheggiare!”). Attorno a Likoni ci sono stati saccheggiate diverse case, e nella nostra missione hanno trovato rifugio da 150 a 300 persone, specialmente donne e bambini. La notte è passata tranquilla, anche perché c'era una squadra delle polizia. La Croce Rossa ha già offerto coperte, ma il cibo è più necessario”.





NAIROBI: “Dalle varie parti di Nairobi mi mandano messaggini sms, tutti sono nella stessa situazione di paura e insicurezza e mancanza di cibo e altre cose... soprattutto di pace. E non capiscono cosa sta succedendo e perché sta succedendo. Tutti stanno pregando Dio che li risparmi da questa follia. Pregano, invitano altri a pregare, chiedono preghiere perché la pace prevalga. E hanno paura per il loro bambini, per il futuro”.

“Il numero di vittime di stupro che vengono a cercare aiuto all’Ospedale femminile di Nairobi ieri è stato di 35, molto di più rispetto alla media dei tempi normali. E siamo sicuri che la maggior parte delle donne che hanno subito violenza non venga in ospedale”

“In uno slum vicino alla nostra casa giovani Luo e Kikuyu hanno ingaggiato una battaglia di strada per tutta la mattina. Negozi bruciati, saccheggi, proprietà distrutte e persone uccise sono quello che si sono lasciati alle spalle”.

“L’opposizione aveva chiamato in piazza un milione di persone. Stamani in circolazione c’era solo qualche migliaio di giovani. La gente non solo ha paura, ma è stanca di tutta questa tensione, di questa violenza e dei prezzi alti che questo caos sta alimentando”.

“C’è ansia e comincia a crescere una forte rabbia verso questa classe politica che sta tenendo il paese in scacco solo per tornaconto personale o per il vantaggio della loro ristretta cerchia, invece di trovare un’intesa per il bene del Kenya”.[CO]


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