“Ad Eldoret la situazione è meno tesa dei giorni scorsi, per le strade c’è movimento anche se i negozi e gli uffici sono chiusi e la gente è in giro in cerca di pane, latte e generi di prima necessità”: Nixon Oira, della Commissione Giustizia e Pace contattato dalla MISNA nella piccola città dell’ovest del paese dice che “sono ancora circa 8000 le persone rifugiate nella cattedrale e nelle parrocchie della zona” ma molti cittadini di etnia Kikuyu, vittime delle violenze a sfondo etnico dei giorni scorsi, “sono decisi a partire, nonostante questa sia la loro terra da oltre tre generazioni e spostarsi a Nairobi, Nakuru e nella Central zone, a maggioranza Kikuyu, fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità”. Secondo Oira, la gente “ha sete di verità” e vuole sapere, prima di decidere se smettere con le proteste “quale responso hanno dato le urne” delle elezioni presidenziali del 27 dicembre. Da Kisumu, padre Joseph Otieno conferma alla MISNA che l’interesse della gente “è concentrato su quello che accade nella capitale” e si aspetta un discorso del capo dell’opposizione, Raila Odinga, nelle prossime ore. “Ovunque ci sia una televisione funzionante, i programmi sono sintonizzati sulla tv di stato – dice Otieno – e si aspettano le decisioni dei vertici di partito”. La notte e la mattinata sono trascorse calme anche a Mombasa, dove non sono stati riportati incidenti fino a questo momento. Lo confermano alla MISNA i missionari del centro di accoglienza della Consolata di Likoni, secondo cui “la Croce Rossa sta cominciando a distribuire aiuti e cibo alle persone, 375, rifugiate nel centro dall’inizio degli scontri”. La Croce Rossa ha espresso oggi la sua preoccupazione, attraverso le parole di Pascal Cuttac, capo-missione a Nairobi, per “la mancanza di accesso degli operatori umanitari in alcune delle zone toccate dalle violenze”. [AdL] |