KENIA
17/1/2008   13.20
CRISI ELETTORALE (3): LA GENTE ASPETTA CHE PREVALGA “LA VOCE DELLA RAGIONE”
Economia e Politica, Standard

“La gente è stanca di questo clima di violenza e di paralisi del paese e, oltre alla manifestazioni dell’opposizione, sempre più cittadini e gruppi della società civile si stanno organizzando per manifestare il proprio dissenso al clima politico attuale in Kenya prendendo le distanze dai due schieramenti che stanno mettendo in ginocchio il paese” dice alla MISNA padre Gigi Anataloni, missionario della Consolata a Nairobi. “E così c’è un giornalista di una delle principali testate del paese che si è incatenato di fronte a un importante edificio pubblico per chiedere il ritorno della vita normale nel paese o il gruppo di donne che stamani, vestite solo di alcuni sacchi, sono scese in strada per leggere poesie, racconti ed esprimere il loro dissenso nei confronti di questa classe politica. Queste donne, appartenenti a tutte le tribù del paese e non allineate con nessun partito, vogliono solo ricordare che da settimane in ballo c’è qualcosa di più del potere di due candidati, in ballo c’è il Kenya che è più importante di tutto” conclude il missionario. Una posizione praticamente identica a quella che oggi si ritrova su un breve ma interessante fondo senza firma pubblicato dal ‘Daily Nation’, principale quotidiano del paese. “Quando due tori combattono, recita un vecchio detto, è l’erba che soffre. In questo caso l’erba è la gente normale del Kenya che è stata ridotta a carne da cannone sacrificabile mentre i ricchi e i potenti duellano per la loro supremazia politica”: si legge nell’editoriale pubblicato col titolo “possa la voce della ragione salvare il Kenya” all’indomani della prima delle tre giornate di proteste indette dal principale partito d’opposizione (Orange democratic movement, Odm) per contestare la rielezione del presidente Mwai Kibaki, giudicata fraudolenta. “Come abbiamo visto ieri – prosegue il fondo – sarebbe estremamente miope immaginare che la tensione che ha colpito il Kenya dopo le contestate elezioni presidenziali possa sparire da sola all’improvviso. Le proteste indette dall’Odm potranno non essere state un successo dal punto di vista della partecipazione popolare (…) ma il loro obiettivo non era quello. Il fatto è che fintanto l’Odm continuerà con il suo programma di azioni di massa, la vita normale del paese continuerà a risentirne”. Ricordando i danni “incalcolabili” che le tensioni elle ultime settimane hanno provocato a vari settori del paese (dall’educazione, all’industria, al sistema sanitario e sociale), l’autore evidenzia come sia nel fronte governativo sia tra le file dell’opposizione vi siano aperti sostenitori della “linea dura”, convinti che questa possa continuare a garantire tornaconti politici ed economici e infine la vittoria finale: “più tempo ci vorrà per far prevalere la ragione, portando Kibaki e Odinga a sedersi intorno a un tavolo e trovare un’intesa così che il paese possa tornare alla normalità, più i sostenitori della linea dura di entrambi gli schieramenti si arroccheranno sulle rispettive posizioni”. Insistendo con questo atteggiamento, si legge ancora nell’editoriale del Nation, “calpestano i corpi delle persone uccise o sfollate” per proseguire “un calcolato programma di violenza nelle loro regioni”, sottolinea l’autore. “le voci della ragioni in entrambe gli schieramenti – conclude il fondo del Nation – si devono muovere rapidamente per isolare i pericolosi demagoghi e avviare un processo che riporti il Kenya alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione nazionale”.
[MZ]