KENIA
14/3/2008   9.41
CRISI POST-ELETTORALE: LE BUONE NOTIZIE DELLA GENTE COMUNE
Giustizia e diritti umani, Standard

“Un mio amico ha svuotato il suo conto corrente per comprare e spedire beni di necessità agli sfollati della Rift Valley; ha fatto bene i conti e ha concluso che il loro dolore valeva più del suo denaro. Vi state chiedendo a quale etnia appartenga? Anch’io, in effetti non l’ho mai saputo e non me lo sono mai chiesto, so soltanto che è un mio caro amico”. Testimonianze come questa sono state scritte in un sito internet di artisti kenyani durante i giorni scioccanti delle violenze post-elettorali: messaggi per lasciare un segno, non solo su episodi scioccanti, ma anche esempi su chi non accettò di farsi travolgere dall’irrazionalità. “È il momento di fare una scelta: scegli ora e scegli bene. Noi abbiamo fatto la nostra scelta, per la giustizia, per la pace e per il Kenya” si legge ancora nel sito internet ‘Generation Kenya’, un progetto nato prima delle elezioni con lo scopo di preparare una discussione tra artisti e scrittori kenyani nati dopo il 1963, anno dalla nascita della nazione, per documentare i successi raggiunti dal Kenya dall’indipendenza e allestire un grande evento culturale. Con le violenze post-elettorali, in cui si calcola che siano morte 1500 persone, il sito ha cambiato finalità, diventando un diario per comunicare tutto quel che accadeva. Inclusa la storia di Maureen, una giovane dona di 26 anni, presidente dell’ala giovanile dalla fondazione caritativa Uzima a Kibera, la cui storia è stata ripresa dal quotidiano New Daily di Nairobi, innescando un’ondata commenti on line pieni di approvazione e di speranza. Dalla notte in cui la città sembrò impazzire, Maureen e i suoi compagni si diedero da fare e con un coraggioso porta a porta identificarono 120 famiglie in maggiore difficoltà, tra loro soprattutto persone costrette a letto a causa della sindrome di immunodeficienza acquisita (sida-aids) e che sarebbero rimaste senza cibo e soprattutto senza le medicine necessarie per la terapia quotidiana. Per loro il gruppo creò una rete di emergenza che fornisse cibo e farmaci. “A ogni visita - scrivono gli autori del sito - Maureen cercava di lasciare in quella famiglia un po’ di speranza, per una soluzione, un miracolo, o solo la consapevolezza che non erano soli. Il compito era fisicamente ed emotivamente logorante, ma Maureen non mancò neanche un giorno”.



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