Il governo ha annunciato ieri sera la costituzione di tre diversi comitati - Peace and Reconciliation, Legal Affairs e Media and Information – incaricati di riportare la pace nel paese e di svolgere un’opera di riconciliazione con gli esponenti dell’opposizione. Si è anche costituito un altro comitato indipendente di keniani “eminenti” – l’ambasciatore Bethuel Kiplagat, lo studioso di pace e d’economia George Wachira e gli ex-generali Daniel Opande e Lazarus Sumbeiywo – che hanno già cominciato a lavorare per i medesimi obiettivi. Nel frattempo, quattro membri della “Electoral commission of Kenya” (Eck) - Jack Tumwa, D.A. Ndamburi, Samuel arap Ngeny e Jeremiah Matagaro – si sono detti favorevoli a un’inchiesta indipendente per accertare se qualcuno degli addetti alle operazioni di scrutinio, raccolta e comunicazione dei risultati elettorali sia sia davvero reso responsabile delle presunte irregolarità su cui l’opposizione al presidente eletto Mwai Kibaki ha innescato le proteste che stanno seminando vittime e danni in diverse zone del paese. Sostenendo di essersi limitati a rendere noti i risultati giunti da tutto il paese al “Kenyatta international conference centre”, i quattro hanno citato il caso della circoscrizione di Molo i cui risultati per il voto presidenziale annunciati a Nairobi sarebbero stati diversi da quelli letti nella circoscrizione, con una differenza a favore di Kibaki che, secondo alcuni, sarebbe andata da 50.145 a 75.261. Tumwa e gli altri tre hanno anche sollecitato il “Kenya Domestic Observers Forum”, l’organizzazione degli osservatori elettorali keniani, a completare al più presto il suo lavoro, rendendosi disponibili a collaborare nel caso di un’inchiesta indipendente. L’ex presidente della Sierra Leone Ahmad Tejan Kabbah, capo del “Commonwealth Observer Group” ha espresso soprattutto preoccupazione per la violenza delle proteste. Preoccupazione e inviti a una soluzione pacifica della controversia elettorale sono stati espressi anche dall'Unione Africana e dal Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon; si configura quasi come una "gaffe" il doppio standard adottato da Washington che con un portavoce si è omplimentato con Kibaki per la rielezione e con un altro ha poi definito "un errore" quella prima manifestazione di simpatia. Anche Londra (da cui il Kenya ottenne l'indipendenza nel 1963, più tardi di altri paesi africani) ha espresso riserve sul risultato elettorale ma sembra che il primo ministro abbia poi avuto contatti telefonici con esponenti keniani. Altre preoccupazioni sono emerse in una dichiarazione dell'Unione Europea. Molto incerti, e tuttora difficili da verificare, restano i diversi bilanci di vittime in circolazione; dalle 100 circa indicate ieri sera dalla Croce Rossa alle 180 e più suggerite stamani da altre fonti locali. [CO] |