KENIA   1/1/2008   19.15 KENIA
VIOLENZE ELETTORALI: IN PARTE CONTINUANO MENTRE LA POLITICA CORRE AI RIPARI
Economia e Politica Economia e Politica, Standard

Da una Nairobi sostanzialmente tranquilla ormai da quasi 24 ore, continuano a ripetersi appelli alla riconciliazione e al dialogo tra i partiti politici nel tentativo di riportare la calma nel paese dove, a causa di scelte discutibili effettuate durante la campagna elettorale per il voto del 27 dicembre scorso - e che ha visto candidati a caccia di facili consensi giocare anche la carta della polarizzazione etnica -, ora si devono fare i conti con le violenze che da giorni stanno sconvolgendo i quartieri poveri di Nairobi e le principali città dell’est del Kenya, a cominciare da Eldoret. “Siamo chiusi in casa, c’è molta paura e tensione. Gruppi di giovani armati si aggirano ovunque e le violenze stanno sconvolgendo soprattutto le zone alla periferia di Eldoret, spingendo la popolazione alla fuga e a cercare riparo in città” dice una fonte della MISNA contattata sul posto nel pomeriggio. “La Cattedrale è piena di sfollati, forse quasi 5000 persone, così come tutte le altre chiese, cattoliche e non, della città, gli ospedali o i luoghi pubblici. Non ritengo che la polizia sia in grado di fronteggiare ancora a lungo la minaccia” aggiunge la stessa fonte. Secondo la Croce Rossa almeno 70.000 persone sono sfollate per le violenze degli ultimi giorni, mentre fonti di stampa riportano stime di circa 300 morti, una cifra non verificabile in alcun modo, dal momento che la stessa polizia ha apertamente ammesso di non essere in grado di fornire un bilancio. Ancora incerto perfino quel che è accaduto stamani nei pressi di Eldoret, quando un gruppo di giovani esaltati avrebbe appiccato il fuoco alla chiesa pentecostale di Kiambaa, dove avevano trovato rifugio decine di persone, prevalentemente di etnia kikuyu , la stessa del presidente Mwai Kibaki, la cui rielezione è stata contestata dall'avversario Raila Odinga di etnia luo. Varie fonti contattate dalla MISNA a Eldoret e nelle zone circostanti hanno in linea generale confermato la notizia, precisando però di non poter indicare nè il numero delle vittime nè la dinamica dei fatti ; la voce prevalente è che i morti siano una quarantina , tra cui molte donne e bambini, decedute a causa dell'incendio nella Chiesa o in ospedale a causa delle gravi ustioni. “Quello che sta succedendo non ha senso” dice alla MISNA il guardiano di una chiesa nel centro di Eldoret, appena rientrato da un giro in città. “Molte strade sono bloccate con pietre e sono stati allestiti posti di blocco da giovani armati che chiedono a chiunque i documenti d’identità. È impossibile uscire soprattutto con il sopraggiungere della notte” . Lo scenario di oggi a Eldoret rievoca quello di ieri a Kisumu o a Mombasa (vedi notizie MISNA di ieri) e che riguarda anche altre zone ‘periferiche’ del paese. “Se la situazione a Nairobi oggi sembra essere tornata alla calma e la vita di tutti i giorni riprende timidamente – dice alla MISNA padre Gigi Anataloni, missionario della Consolata nella capitale keniana – continuiamo a ricevere notizie di tensioni e violenze dalle zone occidentali e settentrionali del paese”. Tensioni che vedono contrapposti giovani non solo ‘kikuyu’ e ‘luo’, ma anche ‘nande’, ‘samburu’ o degli altri 42 gruppi culturali presenti nel paese che , di luogo in luogo, si scambiano il ruolo di vittima e aggressore. “Personalmente ritengo che, soprattutto nel nord del mondo, spesso si ricorra alla dimensione etnica per raccontare in maniera semplicistica e superficiale i conflitti e le tensioni africane ; devo dire però che questa volta si tratta, purtroppo, di scontri anche etnici, alimentati dalla scelta di politici e candidati alle ultime elezioni di ricorrere alla carta tribale nei loro comizi elettorali. Dopo aver seminato vento, ora stanno raccogliendo tempesta” dice alla MISNA padre Renato ‘Kizito’ Sesana. Anche per questo nelle ultime ore si sta lavorando molto per un dialogo aperto tra tutte le forze politiche del paese e si rincorrono gli appelli, interni e internazionali (ultimo quello dell’Unione Africana) alla “concertazione” tra i diversi gruppi politici. Fonti diplomatiche occidentali, che hanno chiesto l’anonimato, hanno spiegato alla MISNA che si sta lavorando per convincere le forze politiche ad accettare l’idea di un governo d’unità nazionale. Una conferma a questa strada, “l’unica percorribile a breve termine” secondo la fonte della MISNA, sembra arrivare dalla notizia della formazione di tre comitati speciali ‘ad hoc’ costituiti ieri ( vedi notizia di stamattina alle 9.17) e dall’incontro che si dovrebbe tenere in serata tra gli esponenti dei principali partiti del paese per lanciare un appello alla calma generale e trovare un’intesa politica sulle modalità con cui spegnere i fuochi accesi. Altre fonti parlano di un’intesa tra le forze politiche keniane per la stesura di una nuova costituzione – includendo magari la figura di un primo ministro – e successivamente un ritorno alle urne. La strada più semplice per uscire dallo stallo attuale, secondo le informazioni raccolte in ambienti politici keniani, potrebbe però essere quella della costituzione di un tribunale speciale indipendente incaricato di riprendere in mano i voti e effettuare un nuovo spoglio delle schede sulla base dei dati redatti dalle circoscrizioni, indagando sui casi di brogli che sia il partito di governo che quello dell’opposizione sembrano aver effettuato sulla base di piani ben precisi. (a cura di Massimo Zaurrini)[MZ]


Copyright © MISNA
Riproduzione libera citando la fonte.
Inviare una copia come giustificativo a:
Redazione MISNA
Via Levico 14
00198 Roma
misna@misna.org