SOMALIA 14/3/2007 16.30 |
MOGADISCIO: OLTRE 40.000
CIVILI FUGGITI PER LE VIOLENZE |
Sono “oltre
40.000” le persone che hanno lasciato Mogadiscio nel mese di febbraio
a causa dell’ondata di violenza che da settimane scuote
la principale città della Somalia. La MISNA lo ha appreso da fonti
Onu, le quali hanno rivisto al rialzo un precedente bilancio di circa
20.000 persone diffuso un paio di settimane fa dall’Ufficio per
il coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha). “La
quasi totalità dei movimenti di popolazione registrati nel mese
di febbraio hanno riguardato gente in fuga da Mogadiscio per la
crescente violenza della città. Insicurezza, timore di
attacchi, rimozione da edifici pubblici e violenza diffusa sono state
le motivazioni che hanno spinto alla fuga” si legge nel rapporto
sulla situazione umanitaria in Somalia, diffuso oggi dall’Onu e
di cui la MISNA ha ricevuto una copia. Il numero di 40.000 civili fuggiti
da Mogadiscio è stato ottenuto dall’Alto commissariato dell’Onu
per i rifugiati (Acnur/Unhcr) sulla base dei rapporti raccolti fino allo
scorso 8 marzo. La maggior parte dei fuggitivi, circa 20.000 persone,
si è recata nella regione della bassa Shabelle e circa 9000 nella
regione di Bay, soprattutto nei dintorni di Baidoa (la capitale politica
temporanea del paese). “Si tratta di zone considerate più
sicure rispetto a Mogadiscio o dove comunque chi è fuggito è
in grado di contare sul sostegno del proprio clan di appartenenza”
spiega una fonte dell’Onu contattata a Nairobi. A spingere
la gente alla fuga è stata l’ondata di attacchi, attentati,
omicidi mirati che quotidianamente si registrano a Mogadiscio
e che finora hanno causato oltre 150 vittime - secondo stime ottenute
dalla MISNA sommando le morti degli attacchi quotidiani di cui si è
avuto notizia – e centinaia di feriti. Nell’unico bilancio
certo disponibile, quello diffuso il 24 febbraio scorso dal Comitato internazionale
della Croce Rossa (Icrc), si parlava di 430 feriti di guerra ammessi negli
ospedali della capitale nel solo mese di febbraio. Sono soprattutto i
civili a pagare il prezzo delle violenze in corso a Mogadiscio e a rimanere
coinvolti nelle sparatorie che avvengono per le strade della città,
dove vengono colpiti sia dal fuoco degli aggressori che dalle violente
risposte dei soldati etiopi o governativi. I colpi di mortaio,
sparati da ignoti contro gli edifici che ospitano le forze governative,
cadono il più delle volte sulle abitazioni circostanti o negli
improvvisati campi per sfollati, che sorgono un po’ dovunque in
città, causando la morte di intere famiglie: come accaduto
ieri nell’attacco contro la sede della presidenza dove 14 persone
sono rimaste uccise e 32 ferite. [MZ] |
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