Siccità apocalittica nel Corno d’Africa
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Published: 13 luglio 2011 10:47 AM

(http://www.cespi-ong.org/siccita-apocalittica-nel-corno-dafrica/)

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Siccità apocalittica nel Corno d’Africa

Dal Kenya a Gibuti, dieci milioni di esseri umani rischiano di morire di sete

La peggiore siccità degli ultimi 60 anni nel Corno d’Africa ha provocato una grave crisi alimentare e alti tassi di malnutrizione, con alcune zone di Kenya e Somalia in condizioni di pre-carestia. La siccità che ha coinvolto aree di Gibuti, Etiopia, Kenya, Somalia e Uganda e la situazione sta peggiorando. Secondo le Nazioni Unite sono più di 10 milioni le persone colpite.

Secondo i dati diffusi dall’Onu il 28 giugno scorso, la siccità colpisce 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia e 117 mila a Gibuti. In alcune aeree del Corno d’Africa.

“Due stagioni consecutive di piogge scarse hanno generato uno degli anni più aridi dal 1950-51 in molte zone pastorali, non c’è alcuna possibilità di un miglioramento (della situazione) fino al 2012. Il tasso di malnutrizione infantile nelle zone più colpite supera di più del doppio la soglia d’emergenza del 15% e si prevede che possa alzarsi ulteriormente”, ha detto Elisabeth Byrs, portavoce dell’Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari.

Flussi migratori imponenti stanno saturando i campi profughi del Kenya, che, nel nord del paese, sta vivendo gli stessi problemi di Eritrea, Etiopia, Somalia e Gibuti. Nel campo profughi Dadaab, in Kenya, il più grande al mondo, si è ormai arrivati al limite della capienza. Sono circa 370mila i rifugiati per un campo concepito per contenerne al massimo novantamila. I responsabili della struttura parlano di circa un migliaio di persone al giorno che arrivano dalla Somalia. Al confine con l’Etiopia non va meglio. Nel zona di Moyale si calcola che centinaia di persone ogni giorno lasciano il paese per raggiungere le strutture organizzate in Kenya. I profughi vivono in condizioni precarie e molti bambini sono malnutriti.

L’Etiopia ha annunciato di avere bisogno di circa 400 milioni di dollari di aiuti alimentari. “La stima è che complessivamente quattro milioni e mezzo di persone abbiano bisogno di aiuti umanitari per il resto dell’anno, da luglio a dicembre”, ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, Mitiku Kassa.

Il numero di persone interessate è in aumento del 40 per cento sulla stima precedente pubblicata ad aprile. Il problema in Etiopia è aggravato da un afflusso di profughi della Somalia, che cercano di sfuggire anche alla guerra.

Nonostante la situazione umanitaria sia catastrofica, l’ONU fa fatica a raccogliere i fondi necessari per fronteggiare la crisi. Il Regno Unito è stato uno dei pochi paesi occidentali a rispondere all’SOS lanciato dall’ONU. Lo scorso 4 luglio il segretario di stato britannico allo sviluppo, Andrew Mitchell, ha annunciato un finanziamento del suo governo al programma alimentare mondiale pari a 61 milioni di dollari per nutrire 1,3 milioni di persone e curare 329 mila bambini e donne malnutriti in Etiopia.

Anche la Gran Bretagna chiede alla comunità internazionale di fornire aiuti con rapidità e concretezza. In Italia Jean-Leonard Touadi, deputato del Pd ha lanciato un appello al governo italiano, all’Unione Europea e a tutte le organizzazioni non-governative per concordare urgentemente un piano di aiuti prima che sia troppo tardi. È in gioco la credibilità e la solidarietà della comunità internazionale che deve assicurare il diritto alla vita di adulti e bambini.”


L’Italia, attraverso la Direzione Generale Cooperazione Sviluppo ha concesso alla Federazione Internazionale delle Croci Rosse e delle Mezze Lune Rosse un contributo 300.000 euro in risposta all’appello di emergenza denominato “Kenya Drought”. Con il contributo si potrà fornire assistenza a circa 855.000 persone per una durata di sei mesi nei 9 distretti aridi e semi aridi, più colpiti del nord e nord est del Kenya – segnatamente Wajir, Ijara, Garissa, Marsabit, Mandera, Moyale, East Pokot, Tana River, Kwale e Lamu, attraverso la fornitura di acqua potabile e riabilitazione dei pozzi, fornitura di razioni alimentari e di programmi mirati nutrizionali per bambini affetti da malnutrizione acuta, donne incinte ed in allattamento.

 
"... se la notizia è corretta, a nostro parere, con fatica quel contributo italiano potrà dare solo un litro di acqua a testa per un solo mese ..."