Titolo
del progetto:
Progetto SOLOLO
e Obbijtu Children Home
Azione di promozione
sociale e di sviluppo
per minori e adolescenti
orfani e vulnerabili a Sololo, Kenya
Paese e località di intervento: area di
Sololo District - Kenya
Durata
prevista: tre anni
Enti promotore: CCM
Comitato Collaborazione Medica (Torino, Italia) Associazione Mondeco Onlus (Muggiò
– MI, Italia)
Controparte locale: CIPAD – Cultural
Information Pastoral Development
Sede legale e operativa: Sololo
Legale
Rappresentante: Gufu G. Guyo
Natura giuridica: Il
Cultural Information Pastoralist
Development (CIPAD) è una Community
Based Organization (CBO), registrata secondo le leggi del Kenya.
Le
responsabilità e gli obblighi della controparte sono quelli previsti
nell’accordo sottoscritto il 07-05-2005 con il CCM. Il passaggio di consegne a
fine progetto prevede che i servizi offerti verranno presi in carico dalla
controparte ed il passaggio di consegne sarà fatto secondo le modalità e i
tempi adatti a salvaguardare i fini sociali ed educativi dell’intervento.
·
Enti
Coinvolti: Governo del Kenya:
§
National Council for-Children’s
Services
§
District Commissioner
§ Children Officer
§ District Development Officer
§ Sololo Senior Chief
§ Public Health Officer
§ Community Elders (Anziani
della Comunità)
Altri Enti
Coinvolti:
Oltre
alle autorità, statali e distrettuali, il progetto mira a coinvolgere
attivamente i Gruppi di Donne (Women’s
Groups) e di Giovani (Youths’ Groups) presenti nelle Divisioni interessate e
regolarmente registrati presso il Ministero della Cultura del Governo del
Kenya. Si tratta di 21 associazioni che
dalla seconda metà degli anni ’80 sono presenti sul territorio. Alcune si
occupano di attività sociali inerenti l’ambito educativo, della formazione
giovanile, l’affermazione dei diritti dell’infanzia, la promozione culturale;
altre operano nel campo dell’allevamento e commercio del bestiame, agricoltura,
fabbricazione mattoni tradizionali.
La struttura sanitaria locale, formata dai dispensari governativi, dall’Ospedale
Distrettuale di Moyale e dal Sololo Catholic Mission Hospital, saranno
coinvolti per la cura dei bambini che necessitano di attenzioni mediche,
compresi quelli risultati positivi allo screening -volontario- sull’HIV/AIDS.
Contesto
Regionale
Il Kenya si trova nella categoria dei Paesi a basso reddito (low income country)
Il
prodotto interno lordo pro-capite è di 1600 USD (388 Euro.
La
zona interessata dal presente progetto si trova nella Obbu-Uran Division, una delle
quattro Divisioni del Distretto di Moyale. Il Distretto si trova nella
Provincia Orientale, nel Nord del Kenya (Eastern Province). Il territorio del
Distretto di Moyale è arido e semi arido ed è caratterizzato a Nord dalle
pendici degli altipiani etiopi intorno ai 700 metri sul livello del mare e a
Sud dalla pianura arida a 550 metri sul livello del mare. La temperatura varia
dai 16° ai 45° e la stagione più calda si verifica tra settembre e marzo. Nel
Distretto di Moyale vivono in maggioranza i Borana. Borana sono pastori che
abitano il territorio a cavallo del confine tra Kenya ed Etiopia. Si stima che
circa 100.000 persone vivano nell’arido Kenya settentrionale e 200.000
nell’Etiopia Meridionale. L’economia del
Distretto di Moyale è basata sull’allevamento del bestiame. Non esiste un
sistema organizzato di commercio. Il bestiame venduto al mercato d Moyale ha un
valore diverso relativamente al suo stato di salute e quindi alle condizioni
dei pascoli. Dopo la caduta del regime di Menghistu in Etiopia, nel gennaio
1999, la chiusura del confine ha provocato gravi ripercussioni. Tra l’altro è
venuto meno l’accesso a numerose fonti idriche e ai pascoli a cui ricorrevano
le mandrie del Kenya nei momenti di siccità. L’aspettativa di vita in Kenya nell’anno 2005 è stata di 49 anni e
mezzo per gli uomini e quasi 48 per le donne. Secondo una proiezione del
Ministero della Sanità del Kenya, l’AIDS nel 2005 ha causato in tutto il paese
più di 2 milioni di orfani. Secondo alcune previsioni, nel 2010 questi potrebbero
essere 2,3 milioni, cioè il 20% del totale dei bambini del paese. Il numero di
orfani, in tutto il Distretto di Moyale, è stimato a 1.400 unità. Il numero è
stimato, relativamente alla sola città di Sololo, a 200 unità nei prossimi due
anni. Nell’area urbana di Sololo, il
problema dei minori orfani dell’HIV/AIDS è tra i più urgenti è gravi. I
bambini vivono in povertà e senza risorse a causa della disgregazione del
nucleo familiare per la morte provocata dall’ HIV/AIDS di uno o entrambi i
genitori. Si tratta di minori spesso espropriati dei propri diritti, ad elevato
rischio sanitario e di abbandono, di comportamenti antisociali con conseguenti
problemi di carattere collettivo. Nelle aree remote ed isolate come quella di
Sololo è ancora molto sentito e rispettato il costume tradizionale secondo il
quale la famiglia del defunto viene presa in carico dalla famiglia del fratello
vivente. In mancanza è la nonna a farsi carico dei nipoti. Questo modello
garantisce una piena tutela degli orfani. Nella pratica il sistema tradizionale
della “circolazione dei bambini”, un affido familiare de facto, è una forma di
soccorso sentito e presente nel sistema societario del Kenya. Purtroppo, in un
contesto di estrema povertà, quale quello di Sololo, questo sistema tradizionale
di soccorso nei confronti degli orfani è destinato a non riuscire a fare fronte
al numero esponenzialmente crescente degli stessi che è prevedibile continuerà
ancora per i prossimi anni. Il modello della famiglia tradizionale, inoltre,
negli ultimi decenni ha subito anche una trasformazione a causa dell’impatto
con nuovi modelli di vita di stampo occidentale ed islamico. Oltre ai mutamenti
di carattere socio-economico è stata intaccata la stabilità dei valori e messi
in discussione i modelli tradizionali. La tradizionale famiglia estesa e
poligama sta lasciando il posto al concetto di famiglia nucleare, monogama e
monoparentale un tempo completamente estranea alla cultura locale. Nel clan i
legami sono sempre meno forti e questo conflitto culturale tra presente e
passato influisce negativamente rendendo problematiche le accoglienze dei
minori, i soggetti più minacciati da questi mutamenti e squilibri.
Il governo del Kenya nel 2001 ha approvato una nuova legge sui minori, il Kenya Children Act, in accordo con la
Convenzione di New York sui Diritti dell’Infanzia del 1989. Il governo si
assume la responsabilità di assicurare la sopravvivenza, la custodia e lo
sviluppo dei bambini in difficoltà attraverso strutture pubbliche designate
alla loro cura. Purtroppo a livello programmatico ed operativo, data la
scarsità di risorse, gli interventi si sono concentrati prevalentemente nelle
zone urbane (Children Act, sezione 4).
Nell’area di Sololo, le azioni degli uffici governativi responsabili delle
politiche minorili, sono pressoché inesistenti. Le politiche di intervento del
Governo keniota prevedono il coinvolgimento di altri soggetti, come ONG, la
comunità locale, ecc. nel facilitare la ricerca e l’applicazione di soluzioni
per minori bisognosi di protezione e cura. Per dare una risposta al problema dei minori orfani o comunque a rischio le
Autorità locali e distrettuali di Sololo, con i rappresentati dagli Anziani e
dagli amministratori governativi, hanno sottolineato la necessità di un
intervento che, nel contempo, escluda soluzioni di tipo istituzionale più o
meno standardizzate che risulterebbero lontane dalla tradizione di vita Borana.
Richiedono soluzioni che siano in linea con la loro tradizione dove i minori
orfani sono parte di un sistema familiare allargato.
Dunque, la
legislazione del Kenya mira ad assicurare al minore la reintegrazione nella
comunità locale e ne favorisce l’inserimento in un contesto familiare
sostitutivo. Il presente progetto
cerca di tutelare le specificità culturali della popolazione
borana, evitando di imporre un modello estraneo alla cultura locale. In
particolare, il progetto s’ispira al genere di vita tradizionale Borana che si
conduce ancora oggi nel villaggio nomadico, denominato Yaa’a, ove i bambini, selezionati dai vari clan quali futuri
candidati alla classe dirigente del sistema Gada dei Borana, vivono insieme
affidati agli anziani quali tutors, imparando così la storia, gli usi e i
costumi tradizionali. (vedi: “I Borana” di Marco Bassi – editore Franco
Angeli,)
Progetto: Sololo Project - Obbijtu Children Home
Origini dell’iniziativa
L’intervento nasce
per sopperire alla mancanza nell’area di Sololo (e in tutto il Nord del Kenya) di
attività dirette specificamente a favore dei minori orfani e svantaggiati
(vulnerable), e si prefigge di prevenire
il fenomeno dei “ragazzi di strada”, già diffusosi nelle più vicine cittadine
(Moyale e Marsabit).
Il progetto
nasce da una richiesta espressa dalle
persone di Sololo nel 2004, per mezzo del Sindaco Galma Dabasso (Senior Chief),
dei cinquanta membri che compongono l’Assemblea degli Anziani (Elders) di
Sololo e dei rappresentanti di Gruppi di Donne e Giovani, e comunicata al dott. Bollini, membro del CCM, presente a Sololo in qualità di
Responsabile Progetti.
L’Assemblea degli
Anziani, previa autorizzazione governativa,
in data 12-04-2005 ha deliberato di destinare un terreno all’edificazione
dell’Obbijtu Children Home, villaggio destinato ad ospitare il centro di
coordinamento dell’intero progetto e alcune strutture residenziali per i
bambini abbandonati. I lavori di
costruzione del centro sono iniziati il 1° agosto 2006.
Obiettivo generale:
L’obiettivo
generale del presente progetto è quello di migliorare
la condizione di vita dei minori orfani e/o svantaggiati (vulnerables), in
particolare di quelli con genitori deceduti per HIV/AIDS, sostenendo il diritto
del minore ad avere una famiglia.
Obiettivi specifici:
L’obiettivo
specifico è garantire il soddisfacimento
dei bisogni fondamentali (nutrimento, cure mediche, educazione primaria) dei
minori orfani e svantaggiati di Sololo, all’interno e in collaborazione con le
loro famiglie naturali (famiglia allargata), provvedendo ad un costante
monitoraggio della loro crescita fisica e psichica e fornendo, in caso di
necessità, accoglienza (inizialmente prevista per non oltre 20 bambini)
all’interno dell’Obbijtu Children Home, una struttura aperta e integrata nella
comunità e cultura locale.
Problemi da risolvere
Durante la fase di
identificazione dei bisogni sono emerse le seguenti problematiche che si vuole
contribuire a risolvere:
sieropositivi; mancata accettazione e tendenza
all’abbandono dei bambini nati fuori dal matrimonio (ragazze-madri).
Il
presente progetto, pur senza l’ambizione di risolvere tutti i problemi
evidenziati durante la fase di identificazione dei bisogni (alto livello di
povertà a Sololo, diffusione virus HIV/AIDS, ragazze-madri, ecc.) intende
rispondere ad alcune delle priorità individuate attraverso l’assistenza dei
minori orfani e svantaggiati e delle famiglie che li accolgono, l’accoglienza
diurna o residenziale dei minori nell’Obbijtu Children Home e le attività di
formazione/sensibilizzazione delle famiglie e del personale della Obbijtu
Children Home ai problemi ed ai diritti dei bambini
Livelli di intervento comprendono:
a)
cura e assistenza
di un numero quanto più elevato di bambini orfani o vulnerabili di età compresa
tra 0 e 12 anni all’interno delle loro famiglie allargate o comunque
affidatarie ;
b)
realizzazione di un “villaggio-quartiere”
(Obbijtu Children Home), del tutto simile agli altri diciannove che
costituiscono l’attuale città di Sololo, per l’accoglienza di un limitato
numero di bambini per i quali l’assistenza domiciliare si sia dimostrata
impossibile.
c)
offerta di un
servizio di supporto sanitario e psicologico individualizzato rivolto ai minori
orfani e vulnerabili;
d)
formazione del
personale coinvolto nel progetto.
La
strategia e le modalità di attuazione dell’intervento prevedono che tutte le azioni siano realizzate
attraverso il partenariato con le diverse realtà locali già operanti in campi
contigui alla promozione dei diritti dell’infanzia ed in particolare con la
controparte C.I.PA.D. (Cultural Information Pastoral Development),
cui verrà affidata la gestione delle attività del progetto al fine di favorire
la sua sostenibilità a conclusione del programma.
Beneficiari
Beneficiari diretti
·
I
bambini orfani e vulnerabili di Sololo (Obbu – Uran Divisions) di età compresa
tra 0 e 12 anni, privi di idonea assistenza fisica e morale per lo stato di
indigenza delle famiglie o per fattori sociali e personali.
Beneficiari indiretti del progetto sono:
·
Le
famiglie cui sono affidati i bambini che, nell’adempimento dei doveri di cura,
custodia ed educazione dei bambini saranno supportate dal Progetto;
·
la
comunità locale, per formazione e l’impiego di lavoratori locali nel progetto;
·
La struttura
sanitaria locale - l’ospedale di Sololo ed i dispensari governativi -
beneficeranno delle convenzioni stipulate per le cure mediche dei bambini inseriti
nel progetto;
·
La scuola
primaria locale, che si vedrà affiancare dal personale del progetto per
l’edcazione di alcuni bambini appartenenti alle categorie più vulnerabili e
disagiate, anche dl punto di vista educativo;abitanti del nuovo villaggio.
·
Il progetto
offre, inoltre,nuove opportunità di lavoro per la popolazione locale nella fase
di costruzione e di mantenimento del nuovo villaggio.
STRATEGIE D’INTERVENTO:
Fase prima:
Attenzione ai bambini orfani e vulnerabili all’interno
delle famiglie che li accolgono
Il Progetto Sololo aderisce
alle linee guida espresse da UNICEF nel documento “Prendersi cura dei bambini
colpiti dall’HIV e AIDS”:
La perdita di entrambi i
genitori a causa dell’AIDS ha causato milioni di orfani e altri bambini vivono
con familiari malati o in fin di vita. Il profondo trauma della perdita di uno
o entrambi i genitori ha implicazioni devastanti a lungo termine, non solo per
il benessere e la crescita del bambino, ma anche per la stabilità di alcune
comunità.
I bambini che hanno perso i genitori a causa di
questa pandemia hanno bisogno di ASSISTENZA PROLUNGATA per recuperare una
condizione di benessere fisico ed emotivo e per realizzare appieno il proprio
potenziale. I bambini non possono aspettare, non possono posticipare il futuro.
Richiedono attenzione immediata, assistenza sanitaria, istruzione e protezione,
come anche opportunità per giocare e prendere parte alla vita famigliare.
Nell’ottobre del 2005 si è data vita ad una nuova
iniziativa (UNICE e UNAIDS), la campagna “Uniti per i bambini, uniti contro
l’AIDS” che richiede di promuovere un’azione
concreta in 4 aree:
1. prevenire nuovi contagi tra
giovani
2. prevenire la trasmissione da
madre a bambino
3. fornire trattamento
pediatrico per i bambini con HIV
4. proteggere, assistere e
sostenere gli orfani ed i bambini colpiti da HIV e AIDS
La campagna sostiene il messaggio che per fare
realmente la differenza nelle vite del bambino è necessario OCCUPARSI DI TUTTE
E QUATTRO LE AREE.
Le soluzioni di accoglienza dei bambini devono
mantenere i bambini in un ambiente famigliare di sostegno e aiuto, che sia il
più vicino possibile alla famiglia d’origine. Ciò significa TENERE IN VITA ed
AUTOSUFFICIENTI I GENITORI PIU’ A LUNGO; TENERE INSIEME I FRATELLI, o comunque
il più vicino possibile; FAVORIRE UNA BUONA ACCOGLIENZA ALL’INTERNO DELLA
FAMIGLIA ALLARGATA e PERMETTERE AI BAMBINI DI RESTARE NELLA COMUNITA’ CHE
PERCEPISCONO COME CASA.
Sarà OBIETTIVO PRINCIPALE del Progetto Sololo
occuparsi della cura dei bambini sul territorio al fine di mantenere i bambini
il più possibile all’interno del proprio contesto sociale e naturale (la famiglia
allargata borana capace di ridare cura ed attenzione al minore in stato di
bisogno ed abbandono) e solo in pochi casi estremi, nei quali risulta
impossibile lo sviluppo del bambino nell’ambito famigliare, sarà offerta l’accoglienza – residenziale o solo
diurna - all’interno della Obbijtu Children Home.
Attraverso la formazione di un’equipé tecnica
formata da personale con competenze in campo socio-assistenziale e da un
infermiere del CCM, saranno censite quelle famiglie che si occupano dei
suddetti minori, affiancando ciascuna di esse attraverso:
Fase seconda:
Apertura del
Villaggio-Quartiere Obbijtu Children Home, in grado di supportare le seguenti
funzioni:
1)
centro risorse
per i problemi dei bambini nell’area di Sololo
2)
ganglio
gestionale del progetto
3)
ospitalità diurna
per bambini inseriti nel progetto
4)
ospitalità per
bambini in assoluto stato di abbandono morale e materiale, di cui non sia
possibile l’inserimento in famiglia tradizionale, fino ad un massimo di 20
bambini.
Il
Villaggio Quartiere, è stato realizzato in modo da garantire continuità ed
aderenza agli usi e costumi dei Borana ed è stato costruito in modo da
migliorare le condizioni igieniche e la durata offerte sia dalle costruzioni
tradizionali, sia dai nuovi modelli costruttivi da poco adottati a Sololo.
E’ condizione
essenziale del progetto che le attività costruttive, l’arredamento ed ogni
attività svolta nell’ambito del Progetto debbano prioritariamente favorire la
popolazione residente, sia come attività d’impresa, che di lavoro individuale.
Il Villaggio è costituito da 2 unità abitative con la capacità di
accogliere 10 minori per ciascuna casa. Ogni casa è gestita da una “mamma ” ,
che è il punto di riferimento affettivo e sociale dei bambini ospitati, con
l’assistenza di almeno 2 “zie”, dotate di più approfondite conoscenze in campo
pedagogico, che sono impegnate nella gestione del progetto sul territorio e nel
contempo supportano la “madre” nelle attività educative dei bambini ad essa
affidati.
La supervisione sul progetto e, soprattutto, sulla gestione
dell’ospitalità dei bambini, è affidata al “padre del Villaggio”, che abiterà
un proprio compound all’interno del Villaggio Obijitu con la propria famiglia.
Il padre, curando gli aspetti gestionali del progetto, diviene figura
maschile di riferimento per i minori ospiti nel Villaggio e cura
particolarmente la loro integrazione nella cultura tradizionale della comunità
Borana, in modo che i bambini siano socialmente integrati.
Ciascun compound è costituito da un’abitazione con due stanze per il
riposo dei bambini ed una per la madre, una cucina esterna in stile borana, un lavatoio/bagno
per l’igiene personale, una latrina ed un orto.
Il Villaggio promuove il rafforzamento della tradizionale cultura di
auto-sostentamento, dotando ciascun compound di un’orto nutrizionale e
favorendo progetti per lo sviluppo dell’attività pastorale tradizionale, la cui
presenza è essenziale per l’autentico radicamento nella cultura borana.
.
Il progetto si impegna
a sviluppare azioni che contrastino al loro sorgere le cause di abbandono dei
minori (sfruttamento sessuale delle ragazze, disgregazione delle famiglie, diffusione
dell’HIV etc.). Di fronte all’acuirsi dei casi di abbandono, non si esclude la
possibilità che a questi 2 compound vengano
aggiunti altri 3 all’interno del Villaggio e in un futuro in equivalenti spazi
distribuiti nei 19 villaggi-quartieri che costituiscono oggi la città di
Sololo. La scelta definitiva, è riservata agli Anziani di Sololo ed al padre
del Villaggio ed avverrà alla luce dell’esperienza maturata, tenendo conto
degli aspetti legati alle problematiche connesse all’inserimento dei ragazzi
nella comunità ed alla sostenibilità economica del progetto. Una eccessiva
crescita fisica del nuovo villaggio-quartiere potrebbe esporre al rischio che
questo condizioni la vita della città piuttosto che riesca a farsi inglobare
dalla stessa.
Il progetto, grazie
proprio a questa sua concezione modulare, potrà in futuro replicarsi nel
distretto di Moyale, fino a raggiungere il numero dei minori abbandonati che di
volta in volta si renderà necessario accogliere.
Nel dettaglio, ogni unità compound “case-famiglie-tradizionali”, che occupa circa duemilacinquecento metri quadrati,
recintati da siepe locale, risulta così
composta:
- Una casa rettangolare di 5mx12m con funzione di dormitorio,
dotata di arredi e suppellettili, divisa in tre locali, di 4mx5m, con veranda
di 2,5mx12m, costruita con pilastrini di cemento che reggono la copertura in lamiera
– per il recupero dell’acqua piovana – e tamponamento costituto da intonaco
interno ed esterno in sabbia-cemento, su doppia rete metallica stesa fra le
colonnine.
Le case sono state
realizzate da una impresa locale ( Mt. Abo Contractors) che ha dimostrato l’adattabilità di questa tecnologia alle
capacità di costruzione del personale locale.
- Una cisterna da 5000 litri per l’acqua piovana, raccolta
grazie alla estesa superficie del tetto della casa e della veranda.
- Una
costruzione, con funzione di cucina, dall’apparenza del tutto simile alle
capanne tradizionali (di forma rotonda, realizzate con legno intonacato con
fango e copertura in frasche). Anche questa costruzione, di 4m di diametro,
viene realizzata con la sopraccitata tecnologia, ma la volta di cemento viene
ricoperta di erba, intrecciata secondo la tradizione locale.
- Una costruzione, analoga alla precedente, adibita
a lavatoio e docce.
- Una
costruzione di aspetto simile alle due precedenti, accoglie infine la struttura
per la latrina, dalla quale si è già fin d’ora prevista la possibilità di
recupero di biogas.
- Un orto nutrizionale,
di circa 1000 metri quadrati, con la necessaria dotazione strumentale per la
sua coltivazione e l’eventuale recinto per il ricovero del bestiame da
acquistare con progetti di sviluppo pastorale..
- La casa assegnata
al “padre del villaggio” prevede: cucina, bagno, sala pranzo e 3 camere da
letto, cucina tradizionale esterna e latrina esterna.
- La casa, per
l’accoglienza del personale espatriato ed i consulenti,composta da cucina, sala pranzo e 5 camere da letto con
bagno.
Oltre all’esistente magazzino e locale generatori, è prevista – in
futuro - la costruzione di un fabbricato da adibirsi a sala
polivalente/ufficio.
Il progetto di sviluppo
pastorale prevede che il Villaggio sia dotato, per offrire latte, uova e carne ai bambini e per radicarli nella
società pastorale tradizionale, di una piccola mandria accudita dalle “Mamme”
comprendente almeno 2 asini, 4 mucche,
10 capre, pollame;
Altro bestiame, verrà
affidato alle famiglie di origine dei minori abbandonati, in modo da mantenere
un legame tangibile tra il bambino e la famiglia allargata. La tutela degli animali di proprietà del
bambino, viene garantita dagli Anziani e dal diritto consuetudinario.
In una fase
successiva, il progetto prenderà in considerazione la formazione di una mandria
collettiva, affidata al padre del Villaggio, composta da 5 bovini e 10 cammelli
per ogni compound abitato.
La mandria collettiva,
affidata al padre, insieme con la mandria affidata alle Mamme, costituiscono
l’impianto pastorale di base per riprodurre le due mandrie che compongono tradizionalmente
l’”unità pastorale” del villaggio borana: la “mandria da latte”, tenuta vicino
al villaggio, e la “mandria d’allevamento” portata ai pascoli lontani.
a) Individuazione
del personale da impiegare nel Sololo Project e Obbijtu Children home, a tutela dei minori bisognosi di cura e
protezione
Nel progetto (Sololo Project
e Obbijtu Children Home) si prevede di impiegare le seguenti figure:
-
1 Padre del
villaggio, residente nel villaggio e supervisore del progetto, figura maschile
di riferimento per i bambini ospitati nel villaggio;
-
1 Zio del villaggio, non residente nel
villaggio, gestisce l’attività di assistenza domiciliare e coadiuva il Padre
per gli aspetti relativi all’educazione dei bambini ospiti del Villaggio;
-
2 “Mamme”,
residenti nel Villaggio, responsabili della cura dei bambini residenti;
-
4 “Zie”, non
residenti nel Vilaggio, con formazione in campo sociale/educativo, per la
gestione dell’attività di assistenza domiciliare e ospitalità diurna e il
supporto delle Mamme in campo educativo/scolastico/ludico ;
-
6 addetti alla sicurezza (watchmen), con compiti
aggiuntivi per la cura del compound del Vilaggio (taglio erba, manutenzione recinzione)
;
-
Ulteriore
personale per progetti collegati (pastori) in numero da determinarsi,
compatibilmente con il grado di sostenibilità economia del Progetto.
.
La selezione del Padre
del villaggio avverrà ad opera dell’ente gestore, Cipad, sentite l’Assemblea
degli Anziani di Sololo e il .Donatore Principale (oggi CCM, domani Mondeco)
Il Padre risponde al
Cipad del proprio operato, il quale può adottare le sanzioni disciplinari che
ritiene più opportune, attenendosi al principio di proporzionalità e gradualità
della sanzione, che può giungere alla rimozione dall’incarico, ma deve sempre essere
irrogata nell’ambito di un giusto processo disciplinare.
Il Cipad adotta le
sanzioni di propria iniziativa o su richiesta del Donatore Principale, che
agisce a seguito dei rapporti pervenuti da organi di controllo e vigilanza
propri od esterni.
Lo “Zio” del
villaggio, è selezionato dall’ente gestore, d’accordo con il Padre del
Villaggio e sentiti l’Assemblea degli Anziani ed il Donatore Principale.
Risponde del proprio
operato al Padre del Villaggio.
Le “Mamme” sono scelte
dal Padre del Villaggio, sentiti gli Anziani.
Le “Zie” sono scelte
dal Cipad, sentito Padre e le Mamme del
Villaggio.
La selezione dei
guardiani e del personale previsto da successivi progetti (pastori…), spetta al Padre del Villaggio.
Le mansioni di
ciascuna figura impiegata nel Progetto saranno definite dal Cipad di concerto
con il Donatore Principale.
I rapporti di lavoro
tra l’ente gestore (Cipad) ed il personale selezionato, saranno regolati dalla
legge del Kenya, e dovranno prevedere l’osservanza delle correnti norme previdenziali,
di assistenza medica e di sicurezza sul luogo di lavoro. Non potrà essere
vietata l’affiliazione ad organizzazioni sindacali
b) Formazione del
personale da impiegare nel Sololo
Project
Nell'ambito del
Progetto verranno attivati corsi di formazione per il personale.
Si prevedono moduli di
formazione da svolgere prima dell’inizio delle attività di ospitalità diurna e
residenziale nel Villaggio e, successivamente, corsi di aggiornamento
differenziati per ciascuna mansione.
Una volta all’anno è
prevista una giornata di formazione in comune per tutto il personale coinvolto
nel progetto.
Le “mamme” selezionate
seguiranno una formazione di durata trimestrale, che preveda almeno due mesi di
training on the job (Formazione e lavoro) presso un centro idoneo.
La formazione
permanente coinvolgerà il personale in almeno due corsi all’anno di durata non
inferiore ai tre giorni.
Momenti ulteriori di
formazione e confronto si svolgeranno in concomitanza con le missioni di
monitoraggio e valutazione organizzate dal Donatore Principale.
I corsi saranno tenuti
da consulenti esterni, con conoscenza
della cultura borana.
I temi affrontati
durante i corsi per preparare le mamme alla cura e tutela dei minori si rifanno
ai principi sanciti dal Kenya Children
Act (Part III, section 23) e saranno:
·
igiene
personale;
Particolare rilevanza
verrà data al tema della prevenzione dell’HIV/AIDS ed agli abusi sessuali.
La formazione dei
“guardiani-manutentori” e dei “pastori” prevede – in aggiunta – aspetti legati
alle tecnologie ed impianti usati nel Villaggio.
c) Sviluppo di un Programma individualizzato di supporto
psicologico e sanitario per ogni minore inserito
nel Progetto
Al
momento dell’accoglienza nel Progetto ogni minore sarà sottoposto a screening
sanitario e a colloqui di valutazione finalizzati all’individuazione dei
bisogni specifici dal punto di vista psicologico. Questi interventi sono
finalizzati alla stesura della cartella clinica personale comprensiva del
“piano curativo sanitario e formativo-educativo individuale”.
Programma
Sanitario
La
valutazione medica verrà eseguita da un medico/infermiere, consulente esterno, che
redigerà una cartella clinica per ogni ragazzo ed effettuerà un primo screening
sanitario per l’individuazione dell’eventuali malattie e della presenza
HIV/AIDS.
Il
personale del Progetto verrà sottoposto a controllo medico al momento
dell’assunzione e, successivamente, con cadenza semestrale
.
Il
consulente sanitario si occuperà inoltre, mediante appositi corsi
teorico-pratici, della formazione al Primo Soccorso Sanitario del personale
adulto impiegato nel Progetto.
.
Il
Progetto garantisce l’accesso dei bambini coinvolti nelle proprie attività alle
cure mediche disponibili presso il Sololo Mission Hospital e i dispensari
governativi dell’area.
Programma
Psicologico
Tutta l’attività
psicologica verrà gestita dallo Zio e dalle Zie, sotto la supervisione di
consulenti psicologi esterni,
specializzati nel lavoro con bambini orfani e vulnerabili.
Attraverso
colloqui individuali condotti dal consulente psicologo, coadiuvato dal
personale (Zio e Zie) del Progetto, si rilevernno i bisogni specifici dei
bambini, i loro rapporti con la famiglia allargata o affidataria ovvero, con il
Padre e la Mamma del Villaggio.
Il
consulente psicologo, coadiuvato da Zio/Zie, procederà poi all’elaborazione di
un piano individualizzato a sostegno di ciascun minore.
Una
particolare attività del consulente psicologo consisterà, attraverso incontri
individuali e di gruppo, nel dare supporto psicologico ed aiutare i bambini a superare eventuali
traumi derivanti da abusi sessuali,
violenze fisiche, ma anche altri traumi emozionali come l’esperienza
dell’abbandono, del lutto,ecc.
Il
consulente psicologo cura aggiornamento e approfondimenti specifici per Zio e
Zie del progetto, oltre a workshop rivolti a Padre/Madri del Villaggio, che
serviranno ad aumentare le competenze genitoriali degli adulti a cui vengono
affidati i bambini, in modo da renderli protagonisti del lavoro educativo.
Il consulente
psicologo si recherà sul posto di norma ogni quattro mesi per una decina di
giorni.
Cartella
Sanitaria
Per
ogni minore accolto nel villaggio sarà così possibile elaborare e costantemente
aggiornare una “cartella sanitaria” contenente la documentazione ed i dati
inerenti la sua condizione fisica e psichica. Alla luce di questi dati verrà
redatto un “piano curativo-formativo-educativo” personalizzato e mirato del
tutto sovrapponibile al “Child placement plan” previsto nel Children
(Charitable Children’s Institution’s) Regulations.
Sostenibilità
economico-finanziaria
I
costi di gestione del progetto sono inizialmente
coperti esclusivamente da donazioni di privati, cui si andranno a sommare
contributi di fondazioni ed enti pubblici.
I
costi per il cibo all’interno dell’Obbijtu Children Home, sono previsti in
graduale diminuzione grazie agli apporti derivanti dagli orti nutrizionali e
dalla mandria da latte – principio dell’auto-sostentamento e dell’indipendenza
alimentare-.
Entro
il 2011, sarà elaborata una strategia dettagliata per garantire la
sostenibilità del progetto.
Ad
oggi, sono state prese in considerazone alcune iniziative:
·
una struttura di
accoglienza per inserire Sololo nei circuiti internzionali del “turismo
ecologico e solidale”-
·
utilizzare le deiezioni degli ospiti della
Obbijtu Children Home e degli animali per la produzione di biogas.