L’hanno
definita “selvaggia”
e selvaggia lo è d’avvero.
Arriva da Moyale.
Dalla nascita è sempre vissuto sulla strada sotto un grande albero
Le cicatrici più evidenti sono quelle
fisiche che porta sul volto e sulla testa …
Sono i colpi infertigli da sua madre, non proprio a posto con le facoltà
mentali.
Le cicatrici interne le si possono stimare
dai suoi comportamenti …
“selvaggi” finalizzati all’autodifesa; spesso aggressiva
per sopravvivere …
Ha fame, tanta fame di Amore …
e anche di pane; ma questo ora per lei è divenuta cosa secondaria;
ce neè sempre qui al villaggio.
E’ l’ultima arrivata al nostro
villaggio.
Lo ha esplorato fisicamente tutto.
Poi si è “misurata” con gli altri ospiti …
Sono trascorsi solo pochi giorni e in lei
sta già cambiando qualcosa
Sta scoprendo che gli altri, forse, non la considerano solo una “bestia
selvaggia” …
I suoi nuovi amici si difendono da lei ma non l’attaccano gratuitamente
e
cercano istintivamente anche la sua adesione solidale.
La chiamano nel loro “branco” disposti ad accoglierla,
Incuranti degli effetti delle sue cicatrici che non vedono…
L’ho vista ridere guardando i cartoni
animati ed
addormentarsi stanca e serena tra le braccia di un adulto …
ma anche uscire di notte di casa per cercare
il suo albero sotto il quale andare a dormire
Incubi che la rendono “strana”
; ci vorrà tempo … ma la strada imboccata è quella
giusta.
Davanti a lei, nascono le mie angosce.
Se non dovessi riuscire a raccogliere gli aiuti necessari per tenere
in vita questo progetto,
cosa succederà di lei?!
Tornerà sulla strada con una ferità ancora più
grande
e probabilmente non più sanabile
Rifiuto di seguire questo genere di ragionamento …
ma ho tanta paura dell’indifferenza altrui
e della mia incapacità a comunicare questa misteriosa ed affascinante
dolcissima parte di Umanità.
(vedi rapporto-relazione Cipad)