L’importanza
dell’autofinanziamento di Paolo Beccegato* |
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*Paolo Beccegato è responsabile dell’area
internazionale di Caritas Italiana |
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estratto da: COMUNICARE
LA COOPERAZIONE |
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“Negli ultimi decenni del Novecento lo spazio del mercato sembra aver raggiunto i confini demografici e territoriali del mondo. Agli inizi del Duemila non è rimasto alcun angolo di alcun continente, alcun gruppo umano o popolazione, le cui condizioni di vita non subiscano direttamente, per il meglio o per il peggio, l’influenza del mercato mondiale”.1 |
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L.Gallino, Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma – Bari,
2001. |
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L’importanza dell’autofinanziamento Il mercato globale in virtù
della forza intrinseca che risiede nella sua promessa di libertà,
oltre ad avere occupato i confini demografici e territoriali del mondo,
sta colonizzando l’immaginario collettivo, il pensiero e l’agire
dei popoli. Nella maggior parte
dei casi i finanziamenti destinati alle ONG e Agenzie Umanitarie
provengono I finanziamenti sono
riservati a determinate aree geografiche, piani di sviluppo e progetti
molto spesso funzionali a strategie e interessi diretti o indiretti dei
finanziatori piuttosto che dei beneficiari. La casistica è infinita e appare evidente, a questo punto, l’importanza dell’autofinanziamento ovvero quella attività di raccolta popolare, “privata”, dei fondi necessari alla realizzazione dei progetti e alla sopravvivenza dell’organizzazione medesima. In coerenza con quanto appena
affermato, l’autofinanziamento ha valore non solo
perché, molto spesso, Godere di una disponibilità
finanziaria propria significa inoltre Detto ciò si arriva alla questione fondamentale, ovvero il fatto che una buona autonomia decisionale è garantita soltanto dalle proprie risorse economiche. L’analisi dei contesti, la lettura dei bisogni, l’impostazione dei progetti, lo stile di relazione con le controparti, la realizzazione dei programmi, anche se apparentemente non può sembrare, sono intrinsecamente legati alla provenienza dei fondi. Ma l’autonomia decisionale
si gioca non solo sui progetti. E’ il livello in cui
le organizzazioni della società civile interpretano quel ruolo
che è loro proprio nelle società democratiche ovvero di
partecipazione culturale e politica, controllo popolare e democratico
sulle istituzioni, proposizione di nuove iniziative volte al miglioramento
della qualità della vita, ricerca della giustizia a livello locale
come internazionale. Prima e
imprescindibile condizione per lavorare a questo livello è, In ultimo, e per Caritas Italiana
non certo per ordine di importanza, vi è la considerazione del
fatto che l’autofinanziamento, se organizzato con
coscienza etica, rappresenta uno strumento privilegiato
per la promozione di una cultura della solidarietà e della
condivisione, a partire dalla conoscenza dei problemi e dei bisogni di
una vasta porzione dell’umanità. Su questo punto la constatazione della realtà, almeno quella maggiormente visibile, smentisce quanto appena affermato. La raccolta fondi
rischia di diventare sempre più spesso un mestiere affidato
ad agenzie specializzate nel marketing d’impresa. Quando invece la campagna di finanziamento ad un progetto o ad una organizzazione si articola e si sviluppa all’interno di ragionamenti che pongono questioni sulle cause della povertà, del disagio, dell’emarginazione, dei conflitti sociali, delle guerre, delle scarsità croniche, allora essa diventa momento per la riflessione e per la presa di coscienza. L’offerta economica al progetto diventa in questo caso segno di compassione alle sofferenze degli ultimi, segno di partecipazione alle sfide del nostro tempo, risposta di responsabilità di ciascuno nei confronti dell’altro e della terra. Se poi, attraverso tale strumento, vi fosse quanto meno la ricerca e lo sforzo da parte dell’ ONG di creare una relazione con la persona offerente, la campagna di finanziamento diventerebbe un vero strumento educativo capace di far rivivere, pur in quest’epoca, la solidarietà fattiva e la partecipazione ai drammi della gente come la risposta etica e pratica più sincera che le persone si possono dare l’una con l’altra. Parte di un insieme più ampio di attenzioni e di programmi, che si indirizzano a quella educazione alla mondialità che sempre più significa oggi anche educazione all’interculturalità e alla pace. |