“Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo”

di Antonino Zichichi

Il Saggiatore, Milano 1999

 
Ecco perché ANCH’IO CREDO … in COLUI che ha fatto il mondo:
   
(non mi è facile, ma ci provo a spiegarlo … è la mia soggettività con tutta la sua ignoranza)
   
Ho coscienza di me stesso, quindi esisto.
“Coito ergo sum” . Una mattina svegliandomi ho realizzato che ero vivo…. c’ero anch’io a bordo del mondo
Ragione
Come ho potuto capirlo ? Tramite la Ragione.
Pensiero
Ragionando, ho pensato che avevo coscienza di me stesso: mi muovevo, mangiavo, pensavo, ricordavo, progettavo … ero vivente e consapevole … tutto. Come possibile ? Usando il mio cervello.
Cervello e libertà individuale a usarlo

Tutti i cervelli sono composti dagli stessi elementi e funzionano nello stesso modo. Eppure ognuno di noi può usare il proprio cervello come vuole. Produrre, con la propria ragione, i propri pensieri.

Primo dubbio esistenziale: funziona bene il mio cervello, unico strumento con il quale posso cogliere l’immanente?

Se il cervello funzionasse male ? Se il mio cervello fosse usato male ?Che certezze avrei che il risultato del suo lavoro possegga un valore anche oggettivo ? Può il soggettivo cervello cogliere quello che è oggettivo nella sua vera realtà, o l’oggettivo subisce distorsioni dallo stesso cervello che lo coglie ? La ragione lavorerebbe, sì, su corrette sequenze logiche, ma basandosi su presupposti colti o prodotti in modo distorto dal cervello, dunque soggettivi, portando così necessariamente a pensieri conclusivi, che sono i prodotti del ragionamento, sempre inficiati dal dubbio: se possano essere veri anche da un punto di vista oggettivo.

Quando mi sono svegliato, accorgendomi di esistere nella realtà che mi circondava, ero veramente sveglio oppure sono, anche adesso, ancora addormentato e sto sognando di essermi svegliato, ecc, ecc, ?

Un certo ateniese diceva che tutti gli ateniesi erano bugiardi. Ma, allora lui ateniese stava dicendo una verità o mentiva ?

 

Conseguenza obbligata: atto di fede nel personale cervello

Non potendo dare risposte certe, ognuno è obbligato a fare un atto di fede nel proprio cervello ed accettarlo per quello che è. Atto di fede, come gesto irrazionale, in questo caso, neppure sostenuto da “preambula fidei”; ossia da precedenti esperienze soggettive che guidino verso la scelta che faccia ritenere, al soggetto, essere quella che ha maggiori probabilità di essere vicina alla realtà oggettiva.Ne consegue che ogni conclusione a cui si arriva può trovarsi nel giusto come nell'errore. Tutto e nulla possono essere soggettivamente giusti come sbagliati, se riferiti all’oggettivo reale.

Ne deriva: la soggettività non può avere la certezza di cogliere l’oggettivo.
Ciò che comunemente definiamo oggettivo, altro non è che una soggettività condivisa dalla maggioranza, o anche da tutti, ma non per ciò da le garanzie sufficienti perché la si possa ritenere sicuramente una realtà oggettiva, nel vero senso del termine.
Una sola possibilità: le soggettività possono sperare di cogliere con certezza l’oggettivo, solo se lo stesso oggettivo, qualora lo creda, si riveli a loro misura per ognuna.
Vi è una sola possibilità, per la soggettività, di poter conoscere l’oggettivo reale: che lui si riveli. Si riveli in tutte le infinite soggettività attraverso infiniti modi esattamente a misura di ognuna di esse.
Prime conseguenti conclusioni: ogni soggettività è obbligata a:

- riconoscere la propria limitatezza

- comprendere che il proprio arricchimento o crescita passa necessariamente solo attraverso il confronto con le altre diverse soggettività, e,

- se rivelazione c’è stata, anche in esse deve poter ritrovare ritrovare ciò che trova in se stessa.

 

Dato che ognuno e tutti possono trovarsi nell’oggettivamente giusto come nell’oggettivamente sbagliato; e non potranno mai verificarlo con certezza e potrebbero essere portatori, coscienti o no, dell’oggettività rivelatasi, la singola soggettività può migliorarsi e crescere solo attraverso il confronto, diretto od indiretto, con le altre soggettività che sono a lei diverse.
Dunque, le regole per l’umana convivenza:

- umiltà nelle proprie affermazioni

- rispetto assoluto delle affermazioni degli altri

- l’altrui diversità è necessaria ad ogni soggettiva

Dal confronto, diretto ed indiretto, trarre le proprie scelte soggettive ed ad esse adeguarsi per realizzare la propria storia personale.

Alternativa: l’uomo che si fa re e si crede dio.

La grande illusione.

Alternativo a tutto ciò, è che la soggettività ritenga:

-infallibile il proprio cervello,

-certe e complete le informazioni che ha in sè,

-che sia utile, per sé stessa, solo ciò che lei coglie monolateralmente dall’esterno; così da ritenere di non avere bisogno di altro.

In questa via, la soggettività, si autocondanna a restare ciò che è. Rende, inconsapevolmente, impossibile la personale crescita, non potendo scoprire il diverso ed essere certa del valore del nuovo autoacquisito.

Ogni storia è soggettiva
Ogni storia è personale e si autoscrive, momento per momento, nella libera scelta di coerenza o meno a ciò che appare giusto alla personale coscienza, costantemente in evoluzione nella ricerca del Vero, attraverso l’accettazione dei risultati del costante confronto, diretto ed indiretto, con le altre soggettività.
Il giudizio morale è "relativo"
Solo il singolo soggetto conosce le proprie scelte fatte, quindi ritenute giuste, e solo lui sa se il suo agire è conforme ad esse o volutamente incoerente per egoismo soggettivo. Nel primo caso il giudizio morale è positivo; negativo nel secondo.Noi ci autogiudichiamo con ciò che facciamo se questo è coerente o no.

Rimane sempre, per il soggetto, il dovere di continuare ad aggiornare le proprie verità soggettive nel confronto con gli altri. Altrimenti ogni scelta sarebbe, necessariamente per sua natura limitata e, con molta probabilità, egoistica.

L’uomo nasce egoista e la sua maturità è direttamente proporzionale al grado di altruismo, apertura all’altro, che raggiunge.

Si giudica l’azione ma mai la persona.
Nella pratica quotidiana è indispensabile, dopo il confronto con l’altro, esprimere giudizi, personali e soggettivi, finalizzati ad aiutarci nelle personali scelte di crescita. Il giudizio si limita ai soli contenuti, del confronto con l’altro.Non certo è saggio, e neppure servirebbe, giudicare la persona, vista come l’insieme della sua soggettività; che resterebbe, comunque, sempre incomprensibile al presunto giudice, privo di elementi di valutazione sicuramente oggettivi.

Non ha senso giudicare altri: sia perché è oggettivamente impossibile farlo; sia perché non serve, al lato pratico, il farlo.

Prima o poi,ogni soggettività si interroga a riguardo della trascendenza, si chiede: c’è Dio ?
Ogni storia soggettiva, prima o poi, porta sempre a porsi le fatidiche domande:

da dove vengo, chi sono e dove vado.

Le infinite diverse storie, quante sono le infinite soggettività, portano sempre ogni singola soggettività ha porsi il quesito se esiste un Trascendente, oltre all’Immanente che parzialmente conosciamo e sperimentiamo.

Abbiamo il 50 % delle probabilità che la verità oggettiva stia nel si come nel no
In partenza, la risposta non può che avere il 50 % di probabilità a favore di entrambe le opzioni, dato che, in entrambi i casi, non esiste dimostrazione certa, per le soggettività, della veridicità oggettiva
Conseguenza: secondo atto di fede obbligato.

In entrambi i casi, la risposta si basa sullo stesso genere di atto di fede.

E’ questo il secondo atto di fede obbligato che ogni soggettività deve compiere. E’ sempre l’identico atto di fede, sia che vada verso il si che verso il no; D’altronde, se ci fosse la dimostrazione certa al 100% per una delle due vie, non saremmo più di fronte ad una scelta ma ad un obbligo a credere. Cesserebbe la responsabilità e le conseguenze connesse alla scelta fatta.
Questo atto di fede è diverso dal primo già fatto nel proprio cervello: può usufruire dell’esperienza, che la soggettività ha vissuto, fino al momento nel quale si è posta la domanda a riguardo del Trascendente.
Questo secondo atto di fede, contrariamente al primo atto di fede fatto nel proprio cervello, può usufruire delle esperienze vissute dalla soggettività prima di arrivare al momento della fatidica domanda. Queste esperienze aiutano nella scelta soggettiva poiché suggeriscono la soluzione che, sempre soggettivamente, si ritiene abbia le maggiori probabilità di essere quella giusta. Sempre, comunque, soggettivamente valida in entrambi i casi.

E’ esperienza diffusa che la domanda, dopo essersi presentata la prima volta, divenga periodicamente ricorrente. Anche se volutamente allontanata dalla mente senza darle una definitiva risposta. Esiste o no il Trascendente ?

Le possibili risposte, nelle diverse possibili realtà:

soggettività
oggettività - Dio
si
si
no
si
no
no
si
no

 

Se si risponde: si, e Dio esiste

Si arriva alla “risposta” per il si, tramite le quotidiane personali esperienze.

Ricordarsi che un indizio è un indizio; due indizi sono due indizi, ma tre indizi cominciano ad essere una prova…

La mia esperienza soggettiva

La mia soggettività ha finalmente detto si, in modo che ritengo definitivo e sempre più convinto, dopo tanti contraddittori ripensamenti, quando si è resa conto degli errori preconcetti che commetteva:

1-cercava le prove della certezza al 100%, prima di scegliere … senza capire che questa poi non sarebbe più stata una scelta, bensì un obbligo a credere o a non credere. Anche l’ateismo è una religione

2-non considerare che esistono le riprove “a posteriori” della scelta fatta; come lo è la prova del nove in matematica.

Importante è rendersi conto che queste prove possono anch’esse essere solo soggettive; ossia a misura del soggetto. Danno una ferma e granitica certezza, pur sempre soggettiva, valida solo per chi la vive. Sono soggettive e come tali comunicabili quali esperienze personali, ma non potranno avere mai la forza per imporre convinzioni di verità certe, che siano valide anche per le altre soggettività. E’ giusto e logico che non possa essere che così. Non è possibile imporre ma solo proporre, se si vuole rispettare la propria, ed altrui libertà, di usare il proprio cervello come meglio si crede. In ogni caso ci si assume però anche la responsabilità delle conseguenze, personali e collettive, che ne derivano.

3-che fosse vano rivolgersi a Qualcuno che forse neppure esiste. Questo mi appare, ora, palesemente sciocco, poiché l’invocare qualcosa o qualcuno che non esiste, al massimo, può fare perdere solo un po’ di tempo; mentre se esiste … non può per Sua Natura, non rispondere, fosse anche con il Suo silenzio. Quindi la preghiera, resa dalla mia soggettività, fu:

“Se esisti, sappi che sto facendo di tutto per cercarti. Cerco la Verità. Se Tu sei la Verità, ora il mio problema è posto nelle Tue mani. Se lo vuoi, fatti incontrare; rispondimi …”

In caso non ci sia risposta soggettiva a questa preghiera, è perché Lui non c’è o vuole che sia così. La soggettività non deve fare altro che continuare la propria ricerca del Vero ed aderire di volta in volta al si, o al no, secondo la propria convinzione, costantemente preparata nel confronto con gli altri. E, naturalmente, prestare attenzione a ciò che le accade intorno, poiché, in qualsiasi momento potrebbe arrivare la personale risposta alla preghiera fatta. Di solito avviene quando meno ce la si aspetta.

Non bisogna agire come fece il nonnino che si era rifugiato sul tetto della sua casa, in corso di alluvione, e che aveva rifiutato di accettare, poiché fiducioso nell’intervento divino, il soccorso portatogli per tre volte dalla barca dei pompieri. Alle sue lamentele, postume, con S. Pietro, per ciò che lui riteneva essere stato un abbandono da parte di Dio, la Voce, diretta a S.Pietro, disse di riferire al nonnino che Lui gli aveva mandato i pompieri per ben tre volte e che… furono rifiutati.

Conseguenze: essere: “liberi, Altrui strumenti”. Convinti del si, ci si rende consapevoli di essere “liberi” Suoi “strumenti”. Quotidianamente, ogni volta, di fronte ai piccoli e grandi problemi, si è chiamati a scegliere se aderire o meno a ciò che soggettivamente si ritiene giusto. Se si è costantemente preparati nel confronto con gli altri e con la preghiera, ci accorgiamo che il nostro soggettivo trova a disposizione per la scelta, anche l’Oggettivo che è in noi come negli altri; anch’essi strumenti di un Artefice Assoluto, che si rivela presente, in modo individualmente comprensibile, in tutte le soggettività. Aderire significa rendersi liberamente Suoi strumenti.
Il giudizio morale è correlatonon più al risultato dell’agire ma al tentativo di coerenza,che viene posto nell’agire stesso, alla propria coscienza-preparata,nella preghiera e nel confronto con gli altri,
Il giudizio morale della soggettività, è discorso a parte. Dipende dalla volontà e dal tentativo di adesione e non dal risultato che consegue all’adesione o no.

Questo risultato non è altro che una delle tante caselline che costituiscono il mosaico che Lui sta realizzando: Il Grande Disegno; a noi ancora incomprensibile, seppure intuiamo che mai potrà essere in contraddizione con la Sua Natura. Occorrerebbe conoscere Chi è Lui ed il Suo progetto. Il risultato del nostro agire nella coerenza, ci potrebbe apparire perfino inaccettabile alla nostra stessa coscienza-preparata. Basta, allora, riflettere che potrebbe trattarsi di un casellino nero, che Gli serve per comporre una meravigliosa ombra del mosaico a noi sconosciuto.

Per me, questo è leggere la storia in una ottica Provvidenziale e non solo casuale. Questo è sentirsi responsabili. Questo è partecipare attivamente nella storia, senza restarne travolto. Questo è un accettare tutti e tutto, con il vivo desiderio di confrontarsi, e non scontrarsi per imporre le personali posizioni o per raggiungere i nostri predefiniti obbiettivi.

I sentimenti nascono spontanei correlati agli eventi che li generano per via della nostra natura, a causa di come siamo fatti
Certo che i sentimenti che si vivono restano ancora un altro discorso a parte. Non posso non soffrire vedendo compiere da mio fratello scelte che non condivido; giudico le sue scelte e non lui; non violento la sua libertà per imporre il mio pensiero; accetto la realtà dei fatti come Provvidenziale; … questo non toglie nulla alla mia sofferenza o alla mia gioia, in episodi diametralmente opposti.

Neppure esclude una mia proporzionata legittima difesa, nel rispetto delle regole.

Se si risponde: no, e Dio esiste
Si arriva alla “risposta” per il no, tramite le quotidiane personali esperienze.

Conseguenze: non sapere di essere “liberi, Altrui strumenti”

Si vive con le stesse logiche. La differenza sta solo nel fatto che non si crede che la Verità Oggettiva è presente sia in noi che nell’altro. Si è consapevoli di essere “liberi”, ma non di essere “Altrui strumenti”. Sono tanti gli atei santi. In accordo alla visione di chi ha detto si, questi soggetti non hanno riconosciuto o non hanno ancora ricevuto la Sua risposta individuale. Non si pretenda di volere conoscere un disegno nelle parti non rivelate. Dio non va capito.

Per questo, forse, l’altro assume un maggiore rispetto all’occhio di chi ha risposto per il si, piuttosto che a quello che può appare all’occhio di chi risponde per il no. Chi accetta la risposta positiva, vede nell’altro anche la Verità Oggettiva, e non la sola diversità dalla propria soggettività. Non può più ingannare ciò che ritiene essere la Verità. Cosa, che altrimenti, per quanto stupida nella sua contraddittorietà, sarebbe possibile nel confronto che comunque è vitale per le soggettività.

Se si risponde: si oppure no, e Dio non esiste
Tutte le considerazioni fatte rimangono valide.

Le regole naturali dell’umana convivenza sono, comunque, sempre le stesse.

Quali altre migliori regole di convivenza si potrebbero trovare ?

"Vivere come se Dio ci fosse".

Perché credere in un Dio, che potrebbe anche non esserci ?

La risposta, a questo punto, non può che essere personale. Si arriva alla “risposta”, tramite le quotidiane personali esperienze.La mia è una delle tante storie da raccontarsi, nella sola speranza che possa essere utile al confronto. Certo non per convincere.

Questa che segue, è parte della storia compiuta dalla mia soggettività.

L’essenza della domanda: “credi in Dio?” riporta al momento della scelta: si o no. Ossia: esiste il Trascendente ? Coerentemente alla mia ricerca della Verità, sono passato più volte da una delle due risposte all’altra e mi sembrava di essere rimasto come impantanato in mezzo al guado. Non sapevo decidere. Fino a che mi sono reso conto degli errori che commettevo e che ho già citato.

Correggendomi, ho optato dapprima per la scommessa sul no. In piena convinzione, postulavo che tutto fosse solo materia. Ignoravo cosa fosse la fisica virtuale e ritenevo la massa sinonimo di materia ... Quella che io ritengo sia stata la Sua risposta, per me, al mio no, è l’avermi concesso di vivere e conoscere, nella mia professione di medico, situazioni ove era troppo lampante per la mia soggettività che non poteva esserci solo semplicisticamente materia e casualità. Una, due, tre, … ed ancora altre situazioni; diventavano troppe, perché le potessi considerare solo come indizi. Giuridicamente, tre indizipesano come una prova. Mi stava rispondendo, avvertendomi che ero, in piena buona fede, nell’errore; che mi allontanavo dalla Verità che cercavo.

In coerenza, mi sono ricreduto e ho optato per il si. Le situazioni si ripetevano, ma questa volta in senso opposto. Stesse apparenti casualità; ma anche questa volta troppe, perché potessi considerarle solo come fossero indizi. La logica, e la soggettiva evidenza, hanno sempre più spinto la mia ricerca in quella direzione ed alla fine è arrivata la personale certezza. Certezza che, ancora oggi comunque, continuo a rimettere in discussione; se non altro per un discorso di coerenza al percorso compiuto.

Oggi le Sue risposte sono troppo evidenti e forti perché mi sia possibile non vederle ed ignorarle. Le racconto … e gli altri, giustamente, vi attribuiscono il solo valore di una combinazione. Certo: loro le ascoltano; io le vivo. Io ho la certezza; loro, giustamente, il dubbio. Personale deve essere la risposta. La conversione. Non basta arrivare alla Conoscenza, occorre poi liberamente aderirvi.

… c’è molta più logica nel credere, piuttosto che nel non credere …
 

 

“Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” (Antonino Zichichi) il Saggiatore, Milano 1999

Nel mio cammino di ricerca, tra le tante Risposte ricevute, o meglio “casualità” come preferite chiamarle, vi è stato anche il ritrovarmi recentemente tra le mani il libro del quale ho riprodotto la copertina all’inizio di queste riflessioni.

Vi ho ritrovato molte delle mie considerazioni, che mi aiutarono ad optare per la scommessa sul si. E vi ho trovato ancora più conferme che la mia scelta non fu e non è sbagliata.

Solo caso ?
Si noti che la “casualità” si è realizzata in un momento di profonda crisi personale. Quando stavo vivendo l’esperienza tra i Borana e solo dai bianchi ricevo difficoltà o indifferenze. Quando, oggi, tutto ciò che mi circonda appare così contraddittorio ed irrazionale da spingermi necessariamente a rivalutare se il mio credo non sia solo una bellissima fiaba. Se il “matto” fossi io ?
Questa ennesima “casualità”, mi ha riportato, ancora una volta, a ricordare a quanto ero ignorante e quindi cieco. Ignoravo, credendo di sapere, e di conseguenza non vedevo ciò che mi era davanti.

Quel pensiero logico e così immanente dell’autore del libro, mi ha portato a ricordare quando cercavo il Vero, ritenendo che tutto fosse solo materia; ignorando la componente della nostra esistenza che non è fatta di Spazio, nè di Tempo, nè di Massa, nè di Energia, nè di Spin, nè di Cariche ... il Trascendente

Offuscato dallo scientismo, senza avere chiaro cosa fosse la Scienza e la differenza tra lei e la tecnologia …

Quel libro ed altri suoi testi, grazie all’autorevolezza dell’autore, mi hanno fornito numerosissimi nuovi spunti a conferma della mia adesione al si.

Solo caso ? - capita nel momento più opportuno;- mi obbliga a ripercorre il cammino fatto nella mia ricerca del passato- mi offre nuovi spunti di riflessione che portano a consolidare la mia scelta- mi sostiene verso una scelta che nella mia debolezza del momento vacilla

La risposta maturata in me, sempre più convinta, è che ci sia molta più logica nel credere piuttosto che nel non credere. Comunque, credenti e non credenti, tutti possono concordare nel riconoscere che riuscire a vivere “come se Dio ci fosse” porterebbe alla migliore convivenza possibile.
Intanto, qui intorno a me, continua a concretizzarsi la tragedia umana degli ultimi.

Dio, come puoi permettere certe cose ? - Vi ho dato ragione e la libertà di uso.

Fai qualcosa, questi ultimi non c’entrano niente e stanno solo subendo ingiuste imposizioni !! - Io, tra loro, ho mandato anche te.

Accetto; mi fido ed affido … (come dicevano i nostri avi)

Accertata l’esistenza del Trascendente, poi si è trattato , sempre per la mia soggettività, di cercare di “vederLo”, “conoscerLo”, comprendere Chi fosse ...

I Vangeli narrano la storia di un Uomo …e la Sua Parola calza fin troppo bene con le naturali “regole dell’umana convivenza” che avevo trovato … Quell’Uomo ha scelto la totale coerenza a quanto affermava: è morto in croce;non si è messo a capo degli Zeloti per cacciare l’impero romano dominatore. Non ha combattuto la Tradizione e la Chiesa. Non ha dato stima ad alcune delle persone della Chiesa, più o meno conniventi con l’impero: scribi e farisei; sepolcri imbiancati. …Quell’Uomo, dopo duemila anni, ancora fa parlare di sé il mondo. Quell’Uomo, tra tutti gli uomini, per me era troppo interessante e non c’era ragione per non ascoltarLo …

Quell’Uomo ha affermato di essere il figlio di un Dio Unico e … Trino … e lo ha testimoniato di persona e certamente in un modo non egoistico; non era mosso da personali tornaconti… e se dai frutti si riconosce la pianta …

Più approfondivo la Sua figura e più diveniva chiaro, per me, che Quel Dio fattosi Uomo, è quell’oggettivo che, se vuole, si rivela. Quello che ipotizzavo potesse avvenire, solo se l’Oggettivo lo avesse voluto. Le soggettività, da sole, non possono avere la certezza di avere colto l’oggettivo. Dato che debbono fare un cieco atto di fede nel personale cervello …

L’Oggettivo si rivela pubblicamente; affida la Sua parola alla Sua Chiesa;scrive la Sua Logica nel Grande Libro della Natura e lo mette a disposizione di qualsiasi ragione Lo voglia interrogare.Si rivela in ognuno in infinite forme diverse, per quanti infiniti noi siamo, ripetendo sempre l’identico Suo annuncio. Propone e mai impone. Con il dono della ragione, ci lascia anche la libertà di negarLo, … La regola è data per aiutare l’uomo; non è l’uomo che deve piegarsi alla regola … è sempre il contrario. L’Uomo al centro. Ci rivela di essere Padre, non Padrone … Ci rivela di essere un Dio Amore … Che noi veniamo da un Suo atto di Amore e che ci chiama; ci sta aspettando per partecipare di questo Infinito Amore … ma desidera che avvenga quale frutto di una nostra libera scelta di adesione, dopo avere incontrato il Suo Annuncio … La Buona Novella.
Fatta la scelta personale di riconoscere l’esistenza del Trascendente. Cercando di dare un Volto al Trascendente, quale altra religione ha logiche così speculari e non contraddittorie con l’Immanente che conosciamo e sperimentiamo… Immanente che ci guida per mano proprio verso e nel Trascendente ?!

Vorrei vivere come tale

 

Accettata la Sua proposta di vita, il mio tentativo (non sempre ci sono riuscito … forse mai, nella pienezza dovuta) di risposta con un vivere che fosse in coerenza alla Buona Novella, mi ha portato per il mondo … fino a qui. Oggi non so dove sarò domani. Non serve l'Africa per essere cristiani; però aiuta.

Domani è il frutto delle risposte che saprò dare, in coerenza o no, quindi autosalvandomi o autocondannandomi, ai piccoli ed ai grandi interrogativi che il quotidiano mi pone.

Scegli la Pace o la Guerra Preventiva ? … Accogli la richiesta di aiuto che viene dai popoli senza voce del mondo ? … Saluti il portiere quando lo incontri, anche se lui ti procura tanti piccoli dispetti perché gli sei antipatico ? E cosa scegli di fare sul lavoro con i tuoi capi, i tuoi colleghi e soprattutto con i tuoi subalterni ? … E in famiglia ? ….

PENSA GLOBALE ed

AGISCI NEL PARTICOLARE (ovunque tu viva)

In questo agire quotidiano, cerco di non commettere l’errore del nonnino sul tetto. Cerco di riconoscere la Sua Parola, quando chiede e quando risponde. Spesso è facile ed anche piacevole; altre volte facile da capire ma duro aderirvi; talvolta invece sembra proprio incomprensibile … Lui è nel povero ma non è il povero. Sarebbe a dire che non basta l’agire per il povero se non si è più che sicuri che questo agire sia conforme al Suo Volere: alla Parola Rivelata. Sono queste le volte che, nel timore di sbagliare, preferisco scegliere la via meno egoistica anche se più dura. Mi aiuta la Sua Chiesa; mi aiuta la Preghiera … Talvolta, mi ostacola anche la “buona fede” dell’”umana istituzione chiesa” e quella di alcune sue persone. A posteriori si hanno quasi sempre le prove provate di come avrebbe dovuto essere. Con quelle mi confronto per affrontare il futuro. Grande deve essere la Sua Misericordia e la Sua Bontà. A queste mi affido. Ciò che mi crea perplessità è che altrettanto grande deve essere anche la Sua Giustizia. Questa temo. Come poi le prime due si possano conciliare con l’ultima, sono proprio curioso di vederlo. Quello che è certo, è che il Suo non è lo stesso nostro metro di misura…per fortuna.

... e te lo devo dire ... io sono:

Credente per logica

Cristiano per scelta

Cattolico Apostolico Romano per "casualità" ... forse.

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Il mio "IO" (quello che rimane in me dalla nascita alla morte; quello in cui mi identifico; quello che mi fa essere persona unica ed irripetibile; ... la coscienza come Informazioni-Integrate) lo ritengo il risultato funzionale del coordinamento operativo, diretto dall'organo cervello, della funzione dei vari organi costituenti la meravigliosa macchina che è il nostro corpo fisico. Macchina finalizzata all'esistere in ciò che sperimentiamo essere la vita terrena fatta di vita di relazione e di vita vegetativa. Organi che sono costituiti dai tessuti, risultanti di assemblamenti cellulari, quali insiemi chimici ... molecolari, atomici, sub-atomici ... particelle elementari. Particelle elementari date in prestito al nostro corpo e che dovranno essere restituite quando, scoordinatosi il coordinamento che realizza la vità, si ricoordinerà in un altro modo, finalizzato in un'altra direzione che porta al risultato che noi chiamiamo essere la morte terrena. Ossia avviene il disfacimento di quell'assemblamento cellulare con la restituzione al Cosmo delle particelle elementari avute in prestito. Particelle che sono identiche a tutte quelle che costituiscono il Cosmo stesso. Cosmo inteso come tutta la Realtà conosciuta e non ancora conosciuta dall'Uomo. Le particelle vengono così riciclate.

Dio è il Cosmo ? Io penso di si. Lui è tutto e tutto è Lui. La fisica insegna che andando oltre alle dimensioni conosciute ... nell'infinito una parte corrisponde al tutto ... Tantissime le analogie tra la nostra attuale Scienza e quanto quell'Uomo di circa 2000 anni fà, che, dopo aver descritto le "regole della civile convivenza" che ognuno può sperimentare, ha aggiunto di essere Lui l'Oggettivo che decide di rivelarSi, cosa per ora non concretamente verificabile da altri. Suggestivo pensare che sia proprio Colui che ha inventato, ed è, quelle regole autogenerandosi fuori dal tempo. Se così fosse, occorre riconoscere che ha cercato, e cerca, di farcelo capire in almeno tre modi: -1- con il linguaggio dei tempi di allora (i Sacri testi); -2- scrivendolo nel libro della natura, quello che ogni generazione va scoprendo poichè scritto con la logica matematica che è un linguaggio attuale ed accessibile ad ognuna ; -3- ponendolo nella genetica di tutti noi affinchè fosse presente e comprensibile nell'"IO" funzionale di ognuno; pronto per essere cercato ed accettato o rifiutato liberamente da ognuno ... che si assume le conseguenze della scelta ...

Conclusione? Forse varrebbe la pena ogni tanto fermarsi a riflettere ... per es. che il risultato funzionale IO potrebbe aversi anche quale risultato funzionale di un altro sistema coordinato, oltre che da quello a noi noto della macchina corpo umano ... allora parrebbero avere senso anche termini come l'eternità ... il paradiso ... essere nella comunione ... di mondi dimensionali diversi e paralleli ?! ...

"Se mi ami non piangere! Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami. Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto.Mi è rimasto l’affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l’amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e senza tramonto. Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così! Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità. Non piangere più, se veramente mi ami!"

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------CONCLUSIONI:

LA GRANDE ALLEANZA TRA SCIENZA E FEDE

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... appena si dovesse sentire una sirena in lontananza (potrebbe essere l'ambulanza che mi cerca) è forse meglio smettere di riflettere e riprendere a vivere ... mai vegetare.

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Certo è, che Cristo una Chiesa la voleva ...
Quella che conosco oggi, io non sono certo che sia proprio quella che Lui desiderava ...
Per coerenza alla mia scelta di adesione a Cristo, ubbedisco a questa Chiesa che conosco, ma ...
Se la vedranno tra Loro; anche per ciò che riguarda l'eventuale agire strumentale su di me ...
Chiesa alla quale va comunque riconosciuto di averci riportato il Suo messaggio inalterato...
al punto che oggi la possiamo criticarla proprio confrontandola con il Suo messaggio ...
Tra il suo dire ed il suo fare, io ...

... in questa Chiesa mi riconosco:

 
“Il Patto delle Catacombe”
 
"Lettera ai cercatori di Dio"
 
Gesù
 
La Trinità, relazione di Amore
 
La Chiesa di Dio
 
Il servizio
 
Il destino finale
 

... non in questo clericalismo...