Ecco perché ANCH’IO
CREDO … in COLUI che ha fatto il mondo:
(non
mi è facile, ma ci provo a spiegarlo … è la mia soggettività
con tutta la sua ignoranza)
Ho
coscienza di me stesso, quindi esisto.
“Coito
ergo sum” . Una mattina svegliandomi ho realizzato
che ero vivo…. c’ero anch’io a bordo del mondo
Ragione
Come
ho potuto capirlo ? Tramite la Ragione.
Pensiero
Ragionando,
ho pensato che avevo
coscienza di me stesso: mi muovevo, mangiavo, pensavo, ricordavo,
progettavo … ero vivente e consapevole … tutto. Come
possibile ? Usando il mio cervello.
Cervello
e libertà individuale a usarlo
Tutti
i cervelli sono composti dagli stessi elementi e funzionano
nello stesso modo. Eppure ognuno di noi può usare il
proprio cervello come vuole. Produrre, con la propria ragione, i
propri pensieri.
Primo
dubbio esistenziale: funziona bene il mio cervello, unico strumento
con il quale posso cogliere l’immanente?
Se
il cervello funzionasse male ? Se il mio cervello fosse usato male
?Che certezze avrei che il risultato del suo lavoro possegga un
valore anche oggettivo ? Può il soggettivo cervello cogliere
quello che è oggettivo nella sua vera realtà, o l’oggettivo
subisce distorsioni dallo stesso cervello che lo coglie ? La ragione
lavorerebbe, sì, su corrette sequenze logiche, ma basandosi
su presupposti colti o prodotti in modo distorto dal cervello, dunque
soggettivi, portando così necessariamente a pensieri conclusivi,
che sono i prodotti del ragionamento, sempre inficiati dal dubbio:
se possano essere veri anche da un punto di vista oggettivo.
Quando mi sono svegliato, accorgendomi di esistere
nella realtà che mi circondava, ero veramente sveglio oppure
sono, anche adesso, ancora addormentato e sto sognando di essermi
svegliato, ecc, ecc, ?
Un certo ateniese diceva che tutti gli ateniesi
erano bugiardi. Ma, allora lui ateniese stava dicendo una verità
o mentiva ?
Conseguenza
obbligata: atto di fede nel personale cervello
Non
potendo dare risposte certe, ognuno è obbligato a fare un
atto di fede nel proprio cervello ed accettarlo per quello che è.
Atto di fede, come gesto irrazionale, in questo caso, neppure sostenuto
da “preambula fidei”; ossia da precedenti esperienze
soggettive che guidino verso la scelta che faccia ritenere, al soggetto,
essere quella che ha maggiori probabilità di essere vicina
alla realtà oggettiva.Ne
consegue che ogni conclusione a cui si arriva può trovarsi
nel giusto come nell'errore. Tutto e nulla possono essere soggettivamente
giusti come sbagliati, se riferiti all’oggettivo reale.
Ne
deriva: la soggettività non può avere la certezza
di cogliere l’oggettivo.
Ciò
che comunemente definiamo oggettivo, altro non è che una
soggettività condivisa dalla maggioranza, o anche da tutti,
ma non per ciò da le garanzie sufficienti perché la
si possa ritenere sicuramente una realtà oggettiva, nel vero
senso del termine.
Una
sola possibilità: le soggettività possono sperare
di cogliere con certezza l’oggettivo, solo se lo stesso oggettivo,
qualora lo creda, si riveli a loro misura per ognuna.
Vi
è una sola possibilità, per la soggettività,
di poter conoscere l’oggettivo reale: che lui si riveli. Si
riveli in tutte le infinite soggettività attraverso infiniti
modi esattamente a misura di ognuna di esse.
Prime
conseguenti conclusioni: ogni soggettività è obbligata
a:
- riconoscere la propria limitatezza
- comprendere che il proprio arricchimento o crescita
passa necessariamente solo attraverso il confronto con le altre
diverse soggettività, e,
- se rivelazione c’è stata, anche
in esse deve poter ritrovare ritrovare ciò che trova in se
stessa.
Dato
che ognuno e tutti possono trovarsi nell’oggettivamente giusto
come nell’oggettivamente sbagliato; e non potranno mai verificarlo
con certezza e potrebbero essere portatori, coscienti o no, dell’oggettività
rivelatasi, la singola soggettività può migliorarsi
e crescere solo attraverso il confronto, diretto od indiretto, con
le altre soggettività che sono a lei diverse.
Dunque,
le regole per l’umana convivenza:
- umiltà nelle proprie affermazioni
- rispetto assoluto delle affermazioni degli altri
- l’altrui diversità è necessaria
ad ogni soggettiva
Dal
confronto, diretto ed indiretto, trarre le proprie scelte soggettive
ed ad esse adeguarsi per realizzare la propria storia personale.
Alternativa: l’uomo che
si fa re e si crede
dio.
La grande illusione.
Alternativo
a tutto ciò, è che la soggettività ritenga:
-infallibile il proprio cervello,
-certe e complete le informazioni che ha in sè,
-che sia utile, per sé stessa, solo ciò
che lei coglie monolateralmente dall’esterno; così
da ritenere di non avere bisogno di altro.
In questa via, la soggettività, si autocondanna
a restare ciò che è. Rende, inconsapevolmente, impossibile
la personale crescita, non potendo scoprire il diverso ed essere
certa del valore del nuovo autoacquisito.
Ogni
storia è soggettiva
Ogni
storia è personale e si autoscrive, momento per momento,
nella libera scelta di coerenza o meno a ciò che appare giusto
alla personale coscienza, costantemente in evoluzione nella ricerca
del Vero, attraverso l’accettazione dei risultati del costante
confronto, diretto ed indiretto, con le altre soggettività.
Il
giudizio morale è "relativo"
Solo
il singolo soggetto conosce le proprie scelte fatte, quindi ritenute
giuste, e solo lui sa se il suo agire è conforme ad esse
o volutamente incoerente per egoismo soggettivo. Nel primo caso
il giudizio morale è positivo; negativo nel secondo.Noi ci
autogiudichiamo con ciò che facciamo se questo è coerente
o no.
Rimane sempre, per il soggetto, il dovere di continuare
ad aggiornare le proprie verità soggettive nel confronto
con gli altri. Altrimenti ogni scelta sarebbe, necessariamente per
sua natura limitata e, con molta probabilità, egoistica.
L’uomo nasce egoista e la sua maturità
è direttamente proporzionale al grado di altruismo, apertura
all’altro, che raggiunge.
Si
giudica l’azione ma mai la persona.
Nella
pratica quotidiana è indispensabile, dopo il confronto con
l’altro, esprimere giudizi, personali e soggettivi, finalizzati
ad aiutarci nelle personali scelte di crescita. Il giudizio si limita
ai soli contenuti, del confronto con l’altro.Non certo è
saggio, e neppure servirebbe, giudicare la persona, vista come l’insieme
della sua soggettività; che resterebbe, comunque, sempre
incomprensibile al presunto giudice, privo di elementi di valutazione
sicuramente oggettivi.
Non ha senso giudicare altri: sia perché
è oggettivamente impossibile farlo; sia perché non
serve, al lato pratico, il farlo.
Prima
o poi,ogni soggettività si interroga a riguardo della trascendenza,
si chiede: c’è Dio ?
Ogni
storia soggettiva, prima o poi, porta sempre a porsi le fatidiche
domande:
da dove vengo, chi sono e dove vado.
Le infinite diverse storie, quante sono le infinite
soggettività, portano sempre ogni singola soggettività
ha porsi il quesito se esiste un Trascendente, oltre all’Immanente
che parzialmente conosciamo e sperimentiamo.
Abbiamo
il 50 % delle probabilità che la verità oggettiva
stia nel si come nel no
In
partenza, la risposta non può che avere il 50 % di probabilità
a favore di entrambe le opzioni, dato che, in entrambi i casi, non
esiste dimostrazione certa, per le soggettività, della veridicità
oggettiva
Conseguenza:
secondo atto di fede obbligato.
In entrambi i casi, la risposta si basa sullo
stesso genere di atto di fede.
E’
questo il secondo atto di fede obbligato che ogni soggettività
deve compiere. E’ sempre l’identico atto di fede, sia
che vada verso il si che verso il no; D’altronde, se ci fosse
la dimostrazione certa al 100% per una delle due vie, non saremmo
più di fronte ad una scelta ma ad un obbligo a credere. Cesserebbe
la responsabilità e le conseguenze connesse alla scelta fatta.
Questo
atto di fede è diverso dal primo già fatto nel proprio
cervello: può usufruire dell’esperienza, che la soggettività
ha vissuto, fino al momento nel quale si è posta la domanda
a riguardo del Trascendente.
Questo
secondo atto di fede, contrariamente al primo atto di fede fatto
nel proprio cervello, può usufruire delle esperienze vissute
dalla soggettività prima di arrivare al momento della fatidica
domanda. Queste esperienze aiutano nella scelta soggettiva poiché
suggeriscono la soluzione che, sempre soggettivamente, si ritiene
abbia le maggiori probabilità di essere quella giusta. Sempre,
comunque, soggettivamente valida in entrambi i casi.
E’ esperienza diffusa che la domanda, dopo
essersi presentata la prima volta, divenga periodicamente ricorrente.
Anche se volutamente allontanata dalla mente senza darle una definitiva
risposta. Esiste o no il Trascendente ?
Le
possibili risposte, nelle diverse possibili realtà:
soggettività
oggettività
- Dio
si
si
no
si
no
no
si
no
Se
si risponde: si, e Dio esiste
Si
arriva alla “risposta” per il si, tramite le quotidiane
personali esperienze.
Ricordarsi che un indizio è un indizio;
due indizi sono due indizi, ma tre indizi cominciano ad essere una
prova…
La
mia esperienza soggettiva
La mia soggettività ha finalmente
detto si, in modo che ritengo definitivo e sempre più convinto,
dopo tanti contraddittori ripensamenti, quando si è resa
conto degli errori preconcetti che commetteva:
1-cercava le prove della certezza
al 100%, prima di scegliere … senza capire che questa poi
non sarebbe più stata una scelta, bensì un obbligo
a credere o a non credere. Anche l’ateismo è una
religione
2-non considerare che esistono le
riprove “a posteriori” della scelta fatta; come lo
è la prova del nove in matematica.
Importante è rendersi conto che queste prove
possono anch’esse essere solo soggettive; ossia a misura del
soggetto. Danno una ferma e granitica certezza, pur sempre soggettiva,
valida solo per chi la vive. Sono soggettive e come tali comunicabili
quali esperienze personali, ma non potranno avere mai la forza per
imporre convinzioni di verità certe, che siano valide anche
per le altre soggettività. E’ giusto e logico che non
possa essere che così. Non è possibile imporre ma
solo proporre, se si vuole rispettare la propria, ed altrui libertà,
di usare il proprio cervello come meglio si crede. In ogni caso
ci si assume però anche la responsabilità delle conseguenze,
personali e collettive, che ne derivano.
3-che fosse vano rivolgersi a Qualcuno che forse
neppure esiste. Questo mi appare, ora, palesemente sciocco, poiché
l’invocare qualcosa o qualcuno che non esiste, al massimo,
può fare perdere solo un po’ di tempo; mentre se esiste
… non può per Sua Natura, non rispondere, fosse anche
con il Suo silenzio. Quindi la preghiera, resa dalla mia soggettività,
fu:
“Se esisti, sappi che sto facendo di tutto
per cercarti. Cerco la Verità. Se Tu sei la Verità,
ora il mio problema è posto nelle Tue mani. Se lo vuoi, fatti
incontrare; rispondimi …”
In caso non ci sia risposta soggettiva a questa
preghiera, è perché Lui non c’è o vuole
che sia così. La soggettività non deve fare altro
che continuare la propria ricerca del Vero ed aderire di volta in
volta al si, o al no, secondo la propria convinzione, costantemente
preparata nel confronto con gli altri. E, naturalmente, prestare
attenzione a ciò che le accade intorno, poiché, in
qualsiasi momento potrebbe arrivare la personale risposta alla preghiera
fatta. Di solito avviene quando meno ce la si aspetta.
Non bisogna agire come fece il nonnino che si era
rifugiato sul tetto della sua casa, in corso di alluvione, e che
aveva rifiutato di accettare, poiché fiducioso nell’intervento
divino, il soccorso portatogli per tre volte dalla barca dei pompieri.
Alle sue lamentele, postume, con S. Pietro, per ciò che lui
riteneva essere stato un abbandono da parte di Dio, la Voce, diretta
a S.Pietro, disse di riferire al nonnino che Lui gli aveva mandato
i pompieri per ben tre volte e che… furono rifiutati.
Conseguenze:
essere: “liberi, Altrui strumenti”.
Convinti del
si, ci si rende consapevoli di essere “liberi” Suoi “strumenti”.
Quotidianamente, ogni volta, di fronte ai piccoli e grandi problemi,
si è chiamati a scegliere se aderire o meno a ciò che
soggettivamente si ritiene giusto. Se si è costantemente preparati
nel confronto con gli altri e con la preghiera, ci accorgiamo che
il nostro soggettivo trova a disposizione per la scelta, anche l’Oggettivo
che è in noi come negli altri; anch’essi strumenti di
un Artefice Assoluto, che si rivela presente, in modo individualmente
comprensibile, in tutte le soggettività. Aderire significa
rendersi liberamente Suoi strumenti.
Il
giudizio morale è correlatonon più al risultato dell’agire
ma al tentativo di coerenza,che viene posto nell’agire stesso,
alla propria coscienza-preparata,nella preghiera e nel confronto
con gli altri,
Il giudizio morale
della soggettività, è discorso a parte. Dipende
dalla volontà e dal tentativo di adesione e non dal risultato
che consegue all’adesione o no.
Questo risultato non è altro che una delle
tante caselline che costituiscono il mosaico che Lui sta realizzando:
Il Grande Disegno; a noi ancora incomprensibile, seppure intuiamo
che mai potrà essere in contraddizione con la Sua Natura.
Occorrerebbe conoscere Chi è Lui ed il Suo progetto. Il
risultato del nostro agire nella coerenza, ci potrebbe apparire
perfino inaccettabile alla nostra stessa coscienza-preparata.
Basta, allora, riflettere che potrebbe trattarsi di un casellino
nero, che Gli serve per comporre una meravigliosa ombra del mosaico
a noi sconosciuto.
Per me, questo è leggere la storia in
una ottica Provvidenziale e non solo casuale. Questo è
sentirsi responsabili. Questo è partecipare attivamente
nella storia, senza restarne travolto. Questo è un accettare
tutti e tutto, con il vivo desiderio di confrontarsi, e non scontrarsi
per imporre le personali posizioni o per raggiungere i nostri
predefiniti obbiettivi.
I
sentimenti nascono spontanei correlati agli eventi che li generano
per via della nostra natura, a causa di come siamo fatti
Certo
che i sentimenti che si vivono restano ancora un altro discorso
a parte. Non posso non soffrire vedendo compiere da mio fratello
scelte che non condivido; giudico le sue scelte e non lui; non violento
la sua libertà per imporre il mio pensiero; accetto la realtà
dei fatti come Provvidenziale; … questo non toglie nulla alla
mia sofferenza o alla mia gioia, in episodi diametralmente opposti.
Neppure esclude una mia proporzionata legittima
difesa, nel rispetto delle regole.
Se
si risponde: no, e Dio esiste
Si
arriva alla “risposta” per il no, tramite le quotidiane
personali esperienze.
Conseguenze:
non sapere di essere “liberi, Altrui strumenti”
Si
vive con le stesse logiche. La differenza sta solo nel fatto che
non si crede che la Verità Oggettiva è presente sia
in noi che nell’altro. Si è consapevoli di essere “liberi”,
ma non di essere “Altrui strumenti”. Sono tanti gli
atei santi. In accordo alla visione di chi ha detto si, questi soggetti
non hanno riconosciuto o non hanno ancora ricevuto la Sua risposta
individuale. Non si pretenda di volere conoscere un disegno nelle
parti non rivelate. Dio non va capito.
Per questo, forse, l’altro assume un maggiore
rispetto all’occhio di chi ha risposto per il si, piuttosto
che a quello che può appare all’occhio di chi risponde
per il no. Chi accetta la risposta positiva, vede nell’altro
anche la Verità Oggettiva, e non la sola diversità
dalla propria soggettività. Non può più ingannare
ciò che ritiene essere la Verità. Cosa, che altrimenti,
per quanto stupida nella sua contraddittorietà, sarebbe possibile
nel confronto che comunque è vitale per le soggettività.
Se
si risponde: si oppure no, e Dio non esiste
Tutte
le considerazioni fatte rimangono valide.
Le
regole naturali dell’umana convivenza sono, comunque, sempre
le stesse.
Quali
altre migliori regole di convivenza si potrebbero trovare ?
"Vivere come se
Dio ci fosse".
Perché
credere in un Dio, che potrebbe anche non esserci ?
La
risposta, a questo punto, non può che essere personale. Si
arriva alla “risposta”, tramite le quotidiane personali
esperienze.La mia è una delle tante storie da raccontarsi,
nella sola speranza che possa essere utile al confronto. Certo non
per convincere.
Questa che segue, è
parte della storia compiuta dalla mia soggettività.
L’essenza della
domanda: “credi in Dio?” riporta al momento della scelta:
si o no. Ossia: esiste il Trascendente
? Coerentemente alla mia ricerca
della Verità, sono passato più volte da una delle
due risposte all’altra e mi sembrava di essere rimasto come
impantanato in mezzo al guado. Non sapevo decidere. Fino a che mi
sono reso conto degli errori che commettevo e che ho già
citato.
Correggendomi, ho optato
dapprima per la scommessa sul no. In piena convinzione, postulavo
che tutto fosse solo materia. Ignoravo cosa fosse la fisica virtuale
e ritenevo la massa sinonimo di materia ... Quella che io ritengo
sia stata la Sua risposta, per me, al mio no, è l’avermi
concesso di vivere e conoscere, nella mia professione di medico,
situazioni ove era troppo lampante per la mia soggettività
che non poteva esserci solo semplicisticamente materia e casualità.
Una, due, tre, … ed ancora
altre situazioni; diventavano troppe, perché le potessi considerare
solo come indizi. Giuridicamente, tre indizipesano come una prova.
Mi stava rispondendo, avvertendomi
che ero, in piena buona fede, nell’errore; che mi allontanavo
dalla Verità che cercavo.
In coerenza, mi sono
ricreduto e ho optato per il si. Le
situazioni si ripetevano, ma questa volta in senso opposto. Stesse
apparenti casualità; ma anche questa volta troppe, perché
potessi considerarle solo come fossero indizi. La logica, e la soggettiva
evidenza, hanno sempre più spinto la mia ricerca in quella
direzione ed alla fine è arrivata la personale certezza.
Certezza che, ancora oggi comunque, continuo a rimettere in discussione;
se non altro per un discorso di coerenza al percorso compiuto.
Oggi le Sue risposte
sono troppo evidenti e forti perché mi sia possibile non
vederle ed ignorarle. Le racconto … e gli altri, giustamente,
vi attribuiscono il solo valore di una combinazione. Certo: loro
le ascoltano; io le vivo. Io ho la certezza; loro, giustamente,
il dubbio. Personale deve essere la risposta. La conversione. Non
basta arrivare alla Conoscenza, occorre poi liberamente aderirvi.
…
c’è molta più logica nel credere, piuttosto
che nel non credere …
“Perché io credo
in Colui che ha fatto il mondo” (Antonino
Zichichi) il Saggiatore, Milano 1999
Nel
mio cammino di ricerca, tra le tante Risposte ricevute, o meglio
“casualità” come preferite chiamarle, vi è
stato anche il ritrovarmi recentemente tra le mani il libro del
quale ho riprodotto la copertina all’inizio di queste riflessioni.
Vi ho ritrovato molte delle mie considerazioni,
che mi aiutarono ad optare per la scommessa sul si. E vi ho trovato
ancora più conferme che la mia scelta non fu e non è
sbagliata.
Solo
caso ?
Si
noti che la “casualità” si è realizzata
in un momento di profonda crisi personale. Quando stavo vivendo
l’esperienza tra i Borana e solo dai bianchi ricevo difficoltà
o indifferenze. Quando, oggi, tutto ciò che mi circonda appare
così contraddittorio ed irrazionale da spingermi necessariamente
a rivalutare se il mio credo non sia solo una bellissima fiaba.
Se il “matto” fossi io ?
Questa
ennesima “casualità”, mi ha riportato, ancora
una volta, a ricordare a quanto ero ignorante e quindi cieco. Ignoravo,
credendo di sapere, e di conseguenza non vedevo ciò che mi
era davanti.
Quel pensiero logico e così immanente dell’autore
del libro, mi ha portato a ricordare quando cercavo il Vero, ritenendo
che tutto fosse solo materia; ignorando la componente della nostra
esistenza che non è fatta di Spazio, nè di Tempo,
nè di Massa, nè di Energia, nè di Spin, nè
di Cariche ... il Trascendente
Offuscato dallo scientismo, senza avere chiaro
cosa fosse la Scienza e la differenza tra lei e la tecnologia …
Quel libro ed altri suoi testi, grazie all’autorevolezza
dell’autore, mi hanno fornito numerosissimi nuovi spunti a
conferma della mia adesione al si.
Solo caso ? - capita nel momento più opportuno;-
mi obbliga a ripercorre il cammino fatto nella mia ricerca del passato-
mi offre nuovi spunti di riflessione che portano a consolidare la
mia scelta- mi sostiene verso una scelta che nella mia debolezza
del momento vacilla
La risposta maturata in me, sempre
più convinta, è che
ci sia molta più logica nel credere piuttosto
che nel non credere. Comunque, credenti
e non credenti, tutti possono concordare nel riconoscere che riuscire
a vivere “come se Dio ci fosse” porterebbe alla migliore
convivenza possibile.
Intanto,
qui intorno a me, continua a concretizzarsi la tragedia umana degli
ultimi.
Dio, come puoi permettere certe cose ? - Vi ho
dato ragione e la libertà di uso.
Fai qualcosa, questi ultimi non c’entrano
niente e stanno solo subendo ingiuste imposizioni !! - Io, tra loro,
ho mandato anche te.
Accetto; mi fido ed affido … (come dicevano
i nostri avi)
Accertata
l’esistenza del Trascendente, poi si è trattato , sempre
per la mia soggettività, di cercare di “vederLo”,
“conoscerLo”, comprendere Chi fosse ...
I
Vangeli narrano la storia di un Uomo …e la Sua Parola calza
fin troppo bene con le naturali “regole dell’umana convivenza”
che avevo trovato … Quell’Uomo ha scelto la totale coerenza
a quanto affermava: è morto in croce;non si è messo
a capo degli Zeloti per cacciare l’impero romano dominatore.
Non ha combattuto la Tradizione e la Chiesa. Non ha dato stima ad
alcune delle persone della Chiesa, più o meno conniventi
con l’impero: scribi e farisei; sepolcri imbiancati. …Quell’Uomo,
dopo duemila anni, ancora fa parlare di sé il mondo. Quell’Uomo,
tra tutti gli uomini, per me era troppo interessante e non c’era
ragione per non ascoltarLo …
Quell’Uomo ha
affermato di essere il figlio di un Dio Unico e … Trino …
e lo ha testimoniato di persona e certamente in un modo non egoistico;
non era mosso da personali tornaconti… e se dai frutti si
riconosce la pianta …
Più approfondivo
la Sua figura e più diveniva chiaro, per me, che Quel Dio
fattosi Uomo, è quell’oggettivo che, se vuole, si rivela.
Quello che ipotizzavo potesse
avvenire, solo se l’Oggettivo lo avesse voluto. Le
soggettività, da sole, non possono avere la certezza di avere
colto l’oggettivo. Dato che debbono fare un cieco atto di
fede nel personale cervello …
L’Oggettivo
si rivela pubblicamente; affida la Sua parola alla Sua Chiesa;scrive
la Sua Logica nel Grande Libro della Natura e lo mette a disposizione
di qualsiasi ragione Lo voglia interrogare.Si rivela in ognuno in
infinite forme diverse, per quanti infiniti noi siamo, ripetendo
sempre l’identico Suo annuncio. Propone e mai impone. Con
il dono della ragione, ci lascia anche la libertà di negarLo,
… La regola è data per aiutare l’uomo; non è
l’uomo che deve piegarsi alla regola … è sempre
il contrario. L’Uomo al centro. Ci rivela di essere Padre,
non Padrone … Ci rivela di essere un Dio Amore … Che
noi veniamo da un Suo atto di Amore e che ci chiama; ci sta aspettando
per partecipare di questo Infinito Amore … ma desidera che
avvenga quale frutto di una nostra libera scelta di adesione, dopo
avere incontrato il Suo Annuncio … La Buona Novella.
Fatta
la scelta personale di riconoscere l’esistenza del Trascendente.
Cercando di dare un Volto al Trascendente, quale altra religione
ha logiche così speculari e non contraddittorie con l’Immanente
che conosciamo e sperimentiamo… Immanente che ci guida per
mano proprio verso e nel Trascendente ?!
Accettata
la Sua proposta di vita, il mio tentativo (non sempre ci sono riuscito
… forse mai, nella pienezza dovuta) di risposta con un vivere
che fosse in coerenza alla Buona Novella, mi ha portato per il mondo
… fino a qui. Oggi non so dove sarò domani. Non serve
l'Africa per essere cristiani; però aiuta.
Domani è il frutto
delle risposte che saprò dare, in coerenza o no, quindi autosalvandomi
o autocondannandomi, ai piccoli ed ai grandi interrogativi che il
quotidiano mi pone.
Scegli la Pace o la
Guerra Preventiva ? … Accogli
la richiesta di aiuto che viene dai popoli senza voce del mondo
? … Saluti il portiere quando
lo incontri, anche se lui ti procura tanti piccoli dispetti perché
gli sei antipatico ? E cosa scegli
di fare sul lavoro con i tuoi capi, i tuoi colleghi e soprattutto
con i tuoi subalterni ? … E in famiglia ? ….
PENSA GLOBALE ed
AGISCI NEL PARTICOLARE
(ovunque tu viva)
In questo agire quotidiano,
cerco di non commettere l’errore del nonnino sul tetto. Cerco
di riconoscere la Sua Parola, quando chiede e quando risponde. Spesso
è facile ed anche piacevole; altre volte facile da capire
ma duro aderirvi; talvolta invece sembra proprio incomprensibile
… Lui è nel povero ma non è il povero. Sarebbe
a dire che non basta l’agire per il povero se non si è
più che sicuri che questo agire sia conforme al Suo Volere:
alla Parola Rivelata. Sono queste le volte che, nel timore di sbagliare,
preferisco scegliere la via meno egoistica anche se più dura.
Mi aiuta la Sua Chiesa; mi aiuta la Preghiera … Talvolta,
mi ostacola anche la “buona fede” dell’”umana
istituzione chiesa” e quella di alcune sue persone. A posteriori
si hanno quasi sempre le prove provate di come avrebbe dovuto essere.
Con quelle mi confronto per affrontare il futuro. Grande
deve essere la Sua Misericordia e la Sua Bontà. A queste
mi affido. Ciò che mi crea
perplessità è che altrettanto grande deve essere anche
la Sua Giustizia. Questa temo. Come
poi le prime due si possano conciliare con l’ultima, sono
proprio curioso di vederlo. Quello
che è certo, è che il Suo non è lo stesso nostro
metro di misura…per fortuna.
... e te lo devo dire ... io
sono:
Credente
per logica
Cristiano
per scelta
Cattolico Apostolico
Romano per "casualità" ... forse.
Il mio "IO" (quello
che rimane in me dalla nascita alla morte; quello in cui mi identifico;
quello che mi fa essere persona unica ed irripetibile; ... la coscienza
come Informazioni-Integrate) lo ritengo il risultato funzionale del coordinamento
operativo, diretto dall'organo cervello, della funzione dei vari organi
costituenti la meravigliosa macchina che è il nostro corpo fisico.
Macchina finalizzata all'esistere in ciò che sperimentiamo essere
la vita terrena fatta di vita di relazione e di vita vegetativa. Organi
che sono costituiti dai tessuti, risultanti di assemblamenti cellulari,
quali insiemi chimici ... molecolari, atomici, sub-atomici ... particelle
elementari. Particelle elementari date in prestito al nostro corpo e che
dovranno essere restituite quando, scoordinatosi il coordinamento che
realizza la vità, si ricoordinerà in un altro modo, finalizzato
in un'altra direzione che porta al risultato che noi chiamiamo essere
la morte terrena. Ossia avviene il disfacimento di quell'assemblamento
cellulare con la restituzione al Cosmo delle particelle elementari avute
in prestito. Particelle che sono identiche a tutte quelle che costituiscono
il Cosmo stesso. Cosmo inteso come tutta la Realtà conosciuta e
non ancora conosciuta dall'Uomo. Le particelle vengono così riciclate.
Dio è il Cosmo ? Io
penso di si. Lui è tutto e tutto è Lui. La
fisica insegna che andando oltre alle dimensioni conosciute ... nell'infinito
una parte corrisponde al tutto ... Tantissime le analogie tra la nostra
attuale Scienza e quanto quell'Uomo di circa 2000 anni fà, che,
dopo aver descritto le "regole della civile convivenza" che
ognuno può sperimentare, ha aggiunto di essere Lui l'Oggettivo
che decide di rivelarSi, cosa per ora non concretamente verificabile da
altri. Suggestivo pensare che sia proprio Colui che ha inventato, ed è,
quelle regole autogenerandosi fuori dal tempo. Se così fosse, occorre
riconoscere che ha cercato, e cerca, di farcelo capire in almeno tre modi:
-1- con il linguaggio dei tempi di allora (i Sacri testi); -2- scrivendolo
nel libro della natura, quello che ogni generazione va scoprendo poichè
scritto con la logica matematica che è un linguaggio attuale ed
accessibile ad ognuna ; -3- ponendolo nella genetica di tutti noi affinchè
fosse presente e comprensibile nell'"IO" funzionale di ognuno;
pronto per essere cercato ed accettato o rifiutato liberamente da ognuno
... che si assume le conseguenze della scelta ...
Conclusione? Forse varrebbe
la pena ogni tanto fermarsi a riflettere ... per es. che il risultato
funzionale IO potrebbe aversi anche quale risultato funzionale di un altro
sistema coordinato, oltre che da quello a noi noto della macchina corpo
umano ... allora parrebbero avere senso anche termini come l'eternità
... il paradiso ... essere nella comunione ... di mondi dimensionali diversi
e paralleli ?! ...
"Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi
vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza
fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti
se mi ami. Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della
sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole
e fuggevoli al confronto.Mi è rimasto l’affetto per te: una
tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di averti incontrato
nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora
l’amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e
senza tramonto. Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo
arrivo tra noi, tu pensami così! Nelle tue battaglie, nei tuoi
momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più
intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!"
...
appena si dovesse sentire una sirena in lontananza (potrebbe essere l'ambulanza
che mi cerca) è forse meglio smettere di riflettere e riprendere
a vivere ... mai vegetare.