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Finalmente è notte, credevo che non sarebbe mai arrivata, tanto è stata lunga ed intensa questa giornata, in specie la serata. Alle ore 8 ero nella saletta operatoria per una semplice incisione e drenaggio di una pio-miosite della coscia di un bambino di 4 anni. Ho drenato oltre 1200 cc di pus; quasi incredibile per noi in europa. Poi sono andato in sala raggi per una decina di pazienti. In prevalenza lastre del torace per tbc e polmoniti. La donna ricoverata dieci giorni prima con una franca anemia era al termine della gravidanza e stava iniziando il travaglio, senza particolari problemi. Tra una lastra e l'altra ho fatto qualche salto in sala parto per controllarla mentre la suora e l'infermiera, entrambe ostetriche garantivano la normale assistenza.

Il parto, nel tardo pomeriggio, non e' stato eccessivamente difficile; la donna era al suo sesto parto. L'unico suo problema restava il suo grado di anemia non ancora completamente corretto. Il bambino, un gigante di oltre 4 e 1/2 kg , e' nato sano e robusto. Nonostante che l'utero risultasse contratto alla mia palpazione, apparve un imponente sanguinamento. Si è evidenziata una vasta lacerazione della vagina e del collo uterino, provocata dal passaggio del bambino "gigante". Un'asportazione di utero può essere un intervento non sempre semplice per un ginecologo; figuriamoci per me che non ne avevo mai fatti. La donna era gia' entrata in shock. Ho tamponato, come ho potuto, usando telini operatori. Il sanguinamento si è ridotto per via del collasso della donna. I telini, stipati il piu' possibile, qualcosa devono aver contribuito a darmi il tempo d’isolare due vene ed infondere contemporaneamente piu` liquidi per aggiungere "massa", volume nei vasi, più che si potesse. E' ovvio, che sangue disponibile da trasfondere proprio non ne avevo. Questa manovra, il cortisone, ... hanno prodotto una minima ripresa della pressione arteriosa: 50 di max... ma cosi' e' anche ripreso il sanguinamento...

Impossibile pensare ad un trasferimento: oltre 2,30 ore solo per il trasporto sulla pista corrugata di oltre 170 km; le condizioni della paziente ... equivaleva a decidere di far arrivare a destinazione un cadavere. Credo di aver staccato, anzi, strappato dalla croce lo stesso Gesu' Cristo, con tutte le invocazioni che Gli homandato. Intanto il tempo, i secondi volavano, e la donna, semi inconscia, sudata, dispnoica, … era veramente alla fine. Dovevo fermare quella maledettissima lacerazione che non cessava di "pisciare" sangue a mo di fontana. Dovevo chiudere quel rubinetto ad ogni costo. Alla luce di una torcia, due infermiere africane, con le loro mani, fungevano da divaricatori; due pinze, sui lembi frastagliati e sanguinanti, a tirare verso l'esterno per evidenziare il piu' possibile le lacerazioni. I tessuti avevano la consistenza del burro e si spappolavano sanguinando appena toccati. Posizionato un grosso catetere, da essere certo di non chiudere le vie e le strutture naturali, ho iniziato a suturare, nel sangue e tra le mani delle infermiere, senza vedere, fidandomi del solo tatto e ... pregavo.

Quella donna non doveva morire, non poteva morire per un semplice parto naturale. So di aver agito andando oltre a ciò che un buon medico è disposto a perdonarmi ... mi sentivo disperato e sconfitto in questa sorte di braccio di ferro con la morta altrui. In questo faccia a faccia era come se fossi drogato ma con la mente perfettamente lucida ... quasi un freddo automa. Il catetere vescicale, il piu' grande che avevo e che avevo introdotto nell'utero perche' mi guidasse al tatto aiutandomi a capire dove e cosa stessi cucendo, piano piano stava cessando di drenare il sangue che refluiva nell'utero... e piano piano, mentre la “ceca sutura” procedeva, l'emorragia si riduceva. La donna dava solo debolissimi segni di vita. Dio mio, il piu' era fatto; il rubinetto era chiuso; non poteva; non doveva morire. Cinque figli piangevano fuori dalla porta. In quei momenti, almeno 10 anni della mia vita sono rimasti attaccati a quella donna, che pero' intanto cominciava a stabilizzarsi ... Avevo infuso circa 7 litri di liquidi in 20 minuti ... assolutamente da non credere ... adrenalina, cortisone...e non ricordo piu'. Indimenticabile il momento nel quale ho visto cessare il sudore e riaprirsi volontariamente gli occhi lucidi ... il polso si faceva pieno mentre la pressione raggiungeva i 70 max ed il catetere, dalla vescica, cominciava a segnalare la produzione di urina... la vita tornava ed il "rubinetto" restava chiuso; teneva …anche alla faccia della mia incredulita'.

Poi e' arrivata la notte piena; pregavo e ringraziavo Dio, che avevo lasciato tornare sulla Sua Croce certo piu' dolorosa della nostra. Tra i militari, ho trovato due donatori di sangue compatibile. Le trasfusioni sono in corso e due dei 5 figli sono affianco al suo letto sorridenti. Stringono la mano della loro mamma che si appisola ancora esausta. L'ultimo arrivato, il neonato, inconsapevole causa di tutto, reclama a gran voce i primi pasti. Io credo ai miracoli.


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