"Leonella si è spenta come una candela"
Suor Marzia racconta gli ultimi istanti
Ancora incerto il movente dell'agguato avvenuto ieri a Mogadiscio. La nunziatura del Kenya: "Nessuna prova di un collegamento con le parole del Papa"

ROMA - "Perdono, perdono, perdono". Suor Leonella Sgorbati, la religiosa uccisa ieri a Mogadiscio, è morta pronunciando queste parole e stringendo la mano alla consorella Marzia Feurra. A raccontarlo è stata la stessa suor Marzia in un'intervista alla Misna, l'agenzia di stampa dei missionari cattolici nella quale ricostruisce gli ultimi istanti di vita di suor Leonella Sgorbati, al secolo Rosa Sgorbati.

"Erano nascosti tra le macchine parcheggiate lungo la strada che divide l'ospedale pediatrico e il villaggio 'Sos' dove vivono le suore missionarie della Consolata di Mogadiscio. Erano due uomini e sono sbucati all'improvviso, aprendo contemporaneamente il fuoco contro suor Leonella e la guardia che, come di consueto, ci scorta quando attraversiamo la strada", ha raccontato suor Marzia, missionaria della consolata in Somalia dai tempi dell'ex-dittatore Siad Barre.

"Ero in casa - ha rievocato ancora la religiosa - e ci stavamo preparando per il pranzo, quando abbiamo sentito lunghe raffiche di mitra provenire dalla strada.
Ci siamo stupite perché era da qualche giorno che non sentivamo più colpi di arma da fuoco. Proprio mentre parlavamo di questo un ragazzo è entrato ad avvertirci di quello che era accaduto. Ci siamo precipitate fuori mentre caricavano suor Leonella su una barella".

L'agguato è avvenuto a soli tre metri dal cancello della scuola che, come quello del villaggio 'Sos', è protetto da due uomini armati. Secondo alcune fonti, le guardie avrebbero risposto al fuoco degli assalitori. "Abbiamo seguito la barella e siamo entrati nell'ospedale - ha proseguito suor Marzia - dove Leonella è stata subito sdraiata in sala operatoria. Gli addetti hanno portato 4 o 5 sacche di sangue, ma tanto ne mettevano, tanto ne usciva. E' stata colpita sette volte e perdeva molto sangue. Quando è arrivato il chirurgo ci ha detto che non c'era più niente da fare".

"Suor Leonella era ancora viva, sudava freddo. Ci siamo prese per mano - ha raccontato ancora suor Marzia - ci siamo guardate e, prima di spegnersi come una candelina, per tre volte mi ha ripetuto perdono. Perdono, perdono, perdono...Queste sono state le sue ultime parole".

Resta per il momento sconosciuto il movente dell'omicidio. La stampa somala questa mattina ha collegato il delitto alla rabbia scatenata nel mondo islamico dalle parole di papa Benedetto XVI contro Maometto, ma in un nota la nunziatura del Kenya sottolinea che al momento non ci sono elementi certi per attribuire l'uccisione di suor Leonella al fanatismo religioso.

"Purtroppo - aggiungono dalla nunziatura - non è la prima volta che missionarie cattoliche operanti in Somalia subiscono minacce. Senza dimenticare, poi, che un'altra operatrice di pace, Annalena Tonelli, è stata uccisa l'anno scorso. In Somalia la situazione non è affatto semplice e le autorità spesso non mostrano un atteggiamento benevolo nei confronti dei religiosi cattolici".

Intanto anche la magistratura italiana si è messa in moto. Il procuratore aggiunto della procura di Roma, Italo Ormanni, che ha aperto un'inchiesta per omicidio volontario sull'uccisione in Somalia di suor Leonella, sta verificando la notizia secondo cui due persone sarebbero state arrestate perché ritenute responsabili, prima di decidere quali iniziative intraprendere contro di loro. Il magistrato è in attesa, inoltre, di un'informativa della Digos che ricostruisca la dinamica dei fatti.

(18 settembre 2006)

La Repubblica