7.1
Misure politiche di sostegno
L’obiettivo di questo
progetto è di migliorare la condizione di vita dei minori orfani
di genitori deceduti per HIV/AIDS nell’area di intervento, garantendo
un sostegno al diritto del minore ad una famiglia.
L’iniziativa si inquadra nel contesto delle strategie predisposte
dal Governo keniota per far fronte al problema dei minori in difficoltà.
Dopo i recenti mutamenti politici nazionali, il Governo del Kenya ha dimostrato
un rinnovato interesse verso la situazione della popolazione minorile
e i suoi orientamenti si rifanno alla Convenzione sui Diritti dei Minori
di New York del 1989. Un esempio è rappresentato dall’attuazione
del principio dell’istruzione di base gratuita nel gennaio 2002,
già dal primo mese della salita al potere del nuovo governo.
La nuova legislazione sui minori, il Kenya Children Act, promulgata nel
2001 è la messa in atto dal punto di vista legislativo dei principi
contenuti nella Convenzione di New York del 1989.
Il Kenya Children Act, alla sezione 119, sancisce che un bambino ha bisogno
di “cure e tutela” quando è stato abbandonato, non
ha genitore o tutore, si trova in situazione di vagabondaggio, chiede
l’elemosina, faccia uso di droghe e mira ad assicurare al minore
la reintegrazione nella comunità locale favorendone l’inserimento
in un contesto familiare sostitutivo.
Un aspetto importante sottolineato dal Children Act (Part III, section
23) è inoltre la responsabilità genitoriale, cioè
i diritti e i doveri dei genitori.
Le Procedure Operative Standard (SOPs), concordate tra l’organismo
promotore e la controparte locale, che verranno utilizzate per il buon
funzionamento del villaggio-.quartiere contengono, fra l’altro,
i doveri delle “Mamme” e delle “Zie” alle quali
saranno affidati gli orfani. Tra i doveri, del tutto conformi a quelli
citati nel Kenya Children Act, si elencano quello di provvedere ad una
dieta adeguata, al riparo, al vestiario, alle cure mediche, alla scolarizzazione,
al supporto affettivo e morale, alla protezione dalla trascuratezza, la
discriminazione e l’abuso.
Il progetto proposto è
pienamente in linea con le politiche minorili citate.
Ad ulteriore conferma è doveroso riconoscere il forte interesse
per questa iniziativa che ha riscosso apprezzamento da parte dei funzionari
governativi preposti e da parte della comunità locale, entrambi
soggetti che hanno contribuito alla sua definizione.
La controparte del presente
progetto, il CIPAD (Cultural Information Pastoralist Development ) è
ufficialmente riconosciuta, dal gennaio 2004, dal Ministero per lo sviluppo
sociale del Kenya.
7.2 Aspetti socio-culturali
Il coinvolgimento della comunità
locale, “mamme”, “zie”, “padre” e
“zio” del villaggio, nella cura dei minori orfani si collega
al concetto tipico della cultura africana che un bambino appartiene a
tutta la comunità, non solo ai genitori biologici.
A partire da questo, l’idea della creazione del “villaggio-quartiere”
è basata sul recupero e rafforzamento delle risorse culturali locali,
come ad esempio le tradizionali forme di accudimento all’interno
della famiglia allargata, a contatto con gli altri bambini e sotto la
supervisione delle tradizionali figure parentali.
L’iniziativa è basata in particolar modo sul contributo apportato
dalla componente femminile della comunità, sia come responsabile
della gestione del villaggio sia come beneficiaria di interventi di formazione
e sensibilizzazione.
La strategia del progetto mira, attraverso incontri di formazione per
le donne, principali protagoniste dell’ accudimento dei minori,
a migliorare atteggiamenti tradizionali nel campo dell’igiene della
persona, dell’ambiente domestico, dell’istruzione dei minori,
della prevenzione contro HIV/AIDS. Attraverso la dotazione ad ogni unità
familiare di bestiame e dell’orto nutrizionale, l’iniziativa
concorre a promuovere, inoltre, l’empowerment delle donne, tradizionalmente
responsabili delle attività legate all’allevamento di animali
da cortile e all’agricoltura.
L’iniziativa, nata da un bisogno espresso dalla comunità
locale, adotta un approccio partecipativo mirando a coinvolgerne tutti
i membri, sia nella fase interlocutoria sia in quella decisionale. Tale
approccio consente una maggiore probabilità di successo.
7.3 Quadro istituzionale
Il presente programma contribuirà
a potenziare le capacità della popolazione locale nei confronti
della tutela dei minori.
La controparte garantirà il proseguimento delle attività
anche oltre il termine del programma e il forte coinvolgimento delle autorità
locali competenti non fa che garantire il loro appoggio alla durabilità
del progetto.
7.4 Tecnologie appropriate
Il progetto prevede due tipi
di attività: una in campo formativo e sociale ed una inerente opere
di costruzione del villaggio-quartiere per l’accoglienza dei minori
orfani.
Per la prima la tecnica appropriata
è quella del coinvolgimento e della responsabilizzazione delle
persone coinvolte nelle attività sia come operatori sia come beneficiari;
ciò consentirà la continuità delle azioni anche oltre
la durata triennale del progetto.
Per la seconda la tecnica appropriata è legata a opere realizzate
con il massimo apporto di materiali facilmente reperibili in loco (sabbia,
pietre, ghiaia,…) escludendo l’uso di materiali ecologicamente
incompatibili, quale il legno, che contribuirebbe al degrado e desertificazione
ambientale. La metodologia innovativa di costruzione introdotta con il
progetto ben si adatta al contesto poiché aggiunge solidità,
durata ed igiene al prodotto finale senza modificare lo stile di costruzione
locale ed adattandosi perfettamente alle capacità edili in loco.
Particolare attenzione verrà
data alla formazione del personale operante all’interno del villaggio-quartiere
(“Mamme”, “Zie”, guardiani, pastori) affinchè
essi possano acquisire conoscenze e competenze per poter continuare le
attività anche dopo il termine delle tre annualità previste
dal progetto. I programmi di formazione saranno totalmente attinenti al
contesto culturale borana, in modo da evitare che le pratiche adottate
dal progetto non siano sostenibili.
Il personale locale sarà retribuito secondo gli standard previsti
nel paese. I contratti saranno verificati dalla controparte CIPAD.
7.5 Aspetti ambientali
Questo progetto non realizza
interventi caratterizzati da alcun impatto ambientale in quanto opera
soprattutto in campo sociale. Anche le necessarie opere edili risulteranno
esteticamente simili alle costruzioni tradizionali.
Intendendo come ambiente anche quello sociale si può affermare
che diverse azioni previste comportano un’interazione positiva con
l’ambiente. Si tratta delle azioni formative ed educative, sia in
generale, sia rispetto alle tematiche igieniche.
Tali azioni intendono promuovere un cambiamento duraturo dei comportamenti
della popolazione in rapporto agli ambienti di vita domestici.
7.6 Sostenibilità
economico-finanziaria
I costi di gestione del ”villaggio-quartiere”
dovranno risultare a scalare dalla seconda/terza annualità, in
funzione del grado di autosostentamento che il villaggio raggiungerà
per mezzo:
-delle mandrie.
L’economia di bestiame è l’attività primaria
e meglio conosciuta da questa popolazione che da essa trae la sopravvivenza.
-degli orti nutrizionali dei
compaunds
la cui eccedenza di produzione necessaria al fabisogno della famiglia,
trova facile mercato in un’area semiarida come questa;
-delle piccole attività
commerciali
che potranno essere avviate da ogni componente delle famiglie residenti
che, per studi o doti, sia interessato a realizzare propri manufatti in
legno o ferro; oppure che desideri iniziare una propria attività
di meccanica, usufruendo della falegnameria o dell’officina del
villaggio.
Il villaggio offre
inoltre la concreta possibilità di sperimentare nuove tecnologie,
e nuove fonti di energie alternative, che se di successo potranno garantire
certamente il sostentamento indefinito nel tempo.
Si pensi, ad esempio:
-produzione di biogas, dal
biologico umano ed animale
Si allega la presentazione di una ditta italiana del settore. Attualmente
il rfornimento delle bombole di gas a Sololo è possibile solo acquistando
a Nanyuki che dista circa 500 Km. In Kenya nell’area di Nakuro già
esistono impianti simili molto apprezzati.
-coltivazione di colza, futura
materia prima per la produzione di biodiesel.
Già ora la colza è coltivata con successo in regioni semiaride
del Kenya analoghe a quella di Sololo. In Italia tramite i consorzi agrari
di Modena e di Bologna se ne attua una produzione non indifferente. Si
tratta di una tecnologia, quella della produzione di combustibile vegetale,
molto più avanzata di quanto comunemente si pensi.
-realizzare “case-capanne”
costruite con la tecnologia innovativa utilizzata per le costruzioni del
progetto.
Più capanne adiacenti e comunicanti realizzano abitazioni modulari,
permanenti ed igieniche. Le costruzzioni possono costituire un capitale
per il villaggio se affittate, o cedute a riscatto, mediante pagamenti
in animali che vadano ad incrementare numericamente le mandrie del villaggio
stesso
-non ultimo, vi è la
possibilità di attrezzare il villaggio per accettare la presenza
periodica di un limitatissimo numero di persone per un genere di “turismo
ecologico e solidale”. |