|
|
SOMALIA 27/12/2006 10.42 SOMALIA Anche Jowhar (90 chilometri a nord di Mogadiscio) da questa mattina è tornata sotto il controllo del governo di transizione somalo, dopo che le forze fedeli alle istituzioni con sede a Baidoa (sud della Somalia) e i soldati etiopi sono riusciti a mettere in fuga i miliziani delle Corti islamiche a presidio dell’ex-capitale provvisoria del nuovo governo di transizione, dal giugno scorso nelle mani delle Corti. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, le quali hanno precisato che i combattimenti – entrati ormai nel loro nono giorno consecutivo - sono iniziati poco dopo l’alba e sono proseguiti fino alle 09:30 ora italiana. Gli intensi scontri hanno spinto centinaia di persone a lasciare le proprie case per evitare di restare colpiti dal fuoco incrociato. La presa di Jowhar da parte delle forze a sostegno del governo di transizione è stata confermata sia dall’esecutivo di Baidoa, sia dalle Corti Islamiche che parlano di ritirata strategica. Ai miliziani delle Corti, infatti, sarebbe stato l’ordine di tornare a Mogadiscio per rinforzare le difese. Le truppe governative e i soldati etiopi starebbero, secondo fonti locali, proseguendo la loro avanzata su Mogadiscio, distante solo una novantina di chilometri da Jowhar, obiettivo ultimo della campagna militare iniziata la notte del 19 dicembre scorso, come ieri ha confermato, ai microfoni della Bbc in lingua somala, il vice-ministro della Difesa del governo di transizione Salad Ali Jelle. In una settimana di combattimenti le truppe governative e quelle etiopi hanno strappato alle Corti il controllo di almeno cinque province: Mudug, Galgadud, Hiran, Bay e Bakool. Non vi sono ancora certezze sul bilancio di vite umane dei combattimenti, ma anche la Croce Rossa ha confermato l’ampiezza del conflitto parlando di almeno 800 feriti. (vedi anche Somalia ore 08:56)[MZ] Copyright © MISNA |
|
29/12/2006
11.16 SOMALIA CORTI ISLAMICHE IN FUGA, KENYA CHIUDE FRONTIERA -2 Altro, Brief Il governo keniano ha chiuso oggi il confine con la Somalia per prevenire possibili infiltrazioni di miliziani delle Corti Islamiche che, dopo essere fuggiti da Mogadiscio, avrebbero trovato riparo proprio nell’estremo sud della Somalia a ridosso del confine col Kenya. Lo scrive oggi la stampa keniana, precisando che lungo tutto il confine tra i due paesi del Corno d’Africa il governo di Nairobi ha dispiegato migliaia di soldati in assetto da guerra e poliziotti, ma anche squadre delle unità speciali anti-sommossa. Soldati e ed elementi della polizia amministrativa delle province di confine stanno pattugliando da ieri i 1500 chilometri di frontiera comune. Le autorità keniane hanno fatto sapere che verrà consentito l’accesso ai rifugiati somali in fuga dai combattimenti ma che l’ingresso in territorio keniano potrà avvenire solo in alcuni valichi di frontiera, dove, sono state dispiegate poliziotti e funzionari del dipartimento immigrazione per controllare ogni singola persone in entrata. Secondo le informazioni raccolte, i valichi di Liboi e Mandera sono ancora aperti, quelli dei distretti di Garissa e Ijara sono in stato di massima allerta, mentre quelli di Biif e Bagahale (distretto di Wajir) sono stati completamente sigillati. Indiscrezioni in circolazione a Mogadiscio sostengono che i vertici delle Corti Islamiche e le centinaia di fedelissimi miliziani fuggiti con loro da Mogadiscio nella zona di Kismaayo (la grande città dell’estremo sud nel paese, che resta ormai l’unico centro abitato sotto il controllo delle Corti) avrebbero deciso di dividersi: alcuni sarebbero pronti a fuggire in Kenya, altri a nascondersi nella fitta boscaglia della Bassa Shabelle, altri ancora riparerebbero nell’isola di Ras-kamboni, la base storica del movimento. Intanto oggi aerei da guerra etiopi avrebbero sorvolato a bassa quota la città di Kismaayo, in quella che sembra un’operazione di ricognizione. [MZ] Copyright © MISNA Riproduzione libera citando la fonte. Inviare una copia come giustificativo a: Redazione MISNA Via Levico 14 00198 Roma misna@misna.org |
|
30/12/2006
15.36 SOMALIA
AL CONFINE COL KENYA, ONU SI PREPARA A UN POSSIBILE ESODO DI CIVILI Diritti Umani, Standard "Ci stiamo preparando ad accogliere un gran numero di sfollati. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr) e le altre agenzie dell’Onu sono al lavoro da giorni in territorio keniano, rinforzando le postazioni presenti lungo tutto il confine con la Somalia e gli uffici presenti ai principali valichi di frontiera. Non abbiamo per il momento segnalazioni particolari, ma se nella zona di Kismaayo dovessero cominciare a combattere, in poco tempo alla frontiera col Kenya si riverserebbero decine di migliaia di persone” lo ha detto alla MISNA una fonte dell’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) contattata a Nairobi. Personale d’emergenza, scorte di cibo, beni di prima necessità e materiale sanitario e medico sono in movimento da almeno due giorni verso il nord-est del Kenya, soprattutto nei pressi dei principali valichi di frontiera, punto d’ingresso privilegiato dei somali in fuga. Per il momento l’Onu sta inviando materiale per soccorrere un numero massimo di 50.000 persone, ma sono già state mobilitate risorse per soddisfare i bisogni, qualora si rendesse necessario, di altre 100.000 persone. L’ultima fiammata di combattimenti, avvenuti a centinaia di chilometri di distanza dal confine keniano, ha provocato, secondo quanto riferito da fonti Onu alla MISNA, circa 20.000 sfollati interni, soprattutto nella regione dell’Hiran, la zona al confine con l’Etiopia, da dove è partita l’offensiva che ha portato alla riconquista di Mogadiscio da parte delle forze governative e dei loro alleati etiopi. Ma nelle ultime ore voci sempre più insistenti fanno temere che il conflitto ora possa spostarsi a ridosso del confine col Kenya, e più precisamente nella zona compresa tra jilib e Kismaayo, l’area dove le Corti Islamiche hanno le loro roccaforti. Fonti delle Nazioni Unite fanno sapere che sono 30.000 i somali entrati quest’anno in territorio keniano per sfuggire alle violenze in corso nel proprio paese, ma si teme che il 2006 possa chiudersi con un bilancio totale di 80.000 profughi. Sono già 160.000 i somali, fuggiti negli anni precedenti dalla guerra o dalla carestia, e ospitati dal Kenya. [MZ] Copyright © MISNA |
|
SOMALIA
11/1/2007 21.11
BOMBARDAMENTI NEL SUD: MOLTE VOCI, POCHE CONFERME “Non sono informazioni certe, nessuno in questo momento può darle, ma per quello che sappiamo almeno una trentina di persone sarebbero morte nei combattimenti che da giorni avvengono nella zona di Ras Kamboni”: lo ha detto una fonte umanitaria contattata dalla MISNA in Kenya, riferendosi al piccolo villaggio di pescatori, distante solo una decina di chilometri dal confine keniano, teatro da alcuni giorni di intensi combattimenti tra l’esercito etiope, quello somalo e i miliziani delle Corti Islamiche che proprio in questa area avevano la propria roccaforte. “Camion di soldati etiopi feriti hanno lasciato la zona nei giorni scorsi. È difficile avere dei bilanci certi, perché l’ospedale più vicino è quello di Kismayo, ma la città costiera (la principale dell’estremo sud somalo) è irraggiungibile via terra a causa dei combattimenti” aggiunge la fonte. Secondo le informazioni raccolte gli scontri tra i soldati somali, i loro alleati etiopi e i miliziani delle Corti sarebbero proseguiti anche oggi e fonti locali segnalavano questa mattina il rumore di forti esplosioni, ma senza aver visto aerei. Sembra ormai certo che la resistenza dei miliziani islamici sia stata molto forte, provocando più di una difficoltà ai militari etiopi. “Proprio per questo motivo si è reso necessario l’intervento americano” dice una fonte contattata a Mogadiscio. Ma le perdite sarebbero pesanti anche da parte delle Corti. “Circolano informazioni di ‘uomini bianchi’ legati alle Corti catturati dai soldati somali ed etiopi e altre di miliziani uccisi durante i combattimenti e rimasti a terra anche per giorni. La gente non li seppellisce per paura di essere scambiata per collaborazionisti” aggiunge ancora la fonte. Informazioni ancora tutte da confermare sostengono anche che nei combattimenti e nei bombardamenti degli ultimi giorni sarebbero rimasti uccisi alcuni alti esponenti delle Corti Islamiche, incluso almeno un personaggio di primissimo piano, per mesi volto e voce dell’ala moderata del movimento che aveva preso in giugno il controllo di Mogadiscio. Gravi anche le perdite tra i civili, che secondo l’amministrazione Usa e quella etiope invece non sarebbero rimasti coinvolti nel conflitto. “Girano voci insistenti sul fatto che i miliziani delle Corti si infiltrino in mezzo a gruppi di donne e bambini per poi aprire il fuoco” dice una fonte vicina al governo di transizione contattata a Mogadiscio dalla MISNA, senza fornire ulteriori dettagli, ma riferendo di una ‘tattica’ usata anche in passato quando gli uomini dei ‘signori della guerra’ erano impegnati a combattere contro i caschi blu dell’Onu inviati nella capitale somala nell’ambito della missione ‘Restore Hope’. “Non siamo in grado di fornire cifre. Sappiamo che civili sono rimasti coinvolti nei bombardamenti, soprattutto nella zona di Afmadow e che altri civili sono in movimento, fuggendo dalle aree circostanti, ma non possiamo verificare queste informazioni. La frontiera col Kenya è sigillata e il sud della Somalia è off-limits anche per gli operatori locali ” ha detto alla MISNA un funzionario dell’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr) che ha chiesto di restare anonimo. Copyright © MISNA |
|
SOMALIA
13/1/2007 9.27 GOVERNO: ESPUGNATA LOCALITÀ RAS KAMBONI NEL SUD Il villaggio costiero di Ras Kamboni, nell’estremità meridionale della Somalia a ridosso del confine con il Kenya, sarebbe stato preso dalle forze governative con l’appoggio militare dell’Etiopia, dopo giorni di intensi combattimenti: lo hanno detto il ministro della Difesa del governo di transizione somalo (Tfg), Barre ‘Hirale’ Aden Shire, e un portavoce dello stesso esecutivo. Da giorni – come confermato alla MISNA anche da testimoni locali – erano in corso violenti scontri nella zona, che avrebbero provocato un numero imprecisato di vittime civili, ma anche forti perdite tra Corti islamiche, milizie governative e soldati etiopici. La località di Ras Kamboni sarebbe ‘caduta’ ieri sera, dopo cinque giorni di scontri; la zona era stata bombardata a partire da lunedì scorso sia dagli americani che dai ‘Mig’ di Addis Abeba. Ieri sera una fonte della società civile somala contattata a Chisimaio (Kismaayo), principale porto del sud della Somalia, aveva riferito alla MISNA di “continui sorvoli di aerei militari e cargo” in arrivo e partenza da Chisimaio; oltre 250 profughi provenienti da Ras Kamboni erano già arrivato nei giorni scorsi in questa città a bordo di due imbarcazioni per sfuggire ai violenti combattimenti e nel timore di nuovi bombardamenti. Gli Usa giustificano il loro contestato attacco aereo con la necessità di colpire presunte basi della rete terroristica di al-Qaeda in Somalia, ma Washington ha ammesso di non aver ucciso finora nessuno dei tre ricercati (nemmeno il comoriano Fazul Abdullah Mohamed dato per morto mercoledì scorso), che peraltro da anni erano attivi in Somalia. Secondo alcune fonti di stampa, nella zona sarebbero attive anche truppe di terra Usa, ma mancano riscontri indipendenti. [EB] Copyright © MISNA Riproduzione libera citando la fonte. Inviare una copia come giustificativo a: Redazione MISNA Via Levico 14 00198 Roma misna@misna.org |
|
Somalia 01/02/2007 Le corti islamiche si ripiegano in Eritrea e Arabia Saudita Lo rivela il Financial Times di Redazione (redazione@vita.it) Cacciate dalla Somalia,
le milizie delle Corti islamiche si stanno riorganizzando in Arabia Saudita
o in Eritrea. Lo ha affermato il segretario di Stato americano aggiunto
con delega agli affari africani, signora Jendayi Frazer. "Ci vorra'
del tempo prima che si diradano le nebbie della guerra e avremo la possibilita'
di vedere chi e come sta ancora operando nella zona", ha detto in
un'intervista al Financial Times, rilasciata a Addis Abeba, dove si e'
appena concluso l'ottavo vertice dell'Unione africana. La signora Frazer
ha manifestato "forti preoccupazioni" per il fatto che elementi
delle milizie jihadiste sconfitte "stiano tentando di riorganizzarsi
in Arabia Saudita o in Eritrea". Quest'ultimo, ha aggiunto, e' "un
Paese fonte di instabilita' nel Corno d'Africa". |
|
Somalia 04-02-07 Yemen concede asilo politico a leader corti islamiche (Adnkronos/Dpa, 04/02/07) Lo Yemen ha concesso asilo politico al leader delle Corti islamiche somale, Sheikh Sharif Ahmed, atteso a Sana'a, dal Kenya, dove ha trovato rifugio provvisorio, domani. Lo hanno annunciato fonti ufficiali del governo yemenita citate dall'Agenzia di stampa tedesca ''Dpa'', assicurando che Sharif viene considerato a Sana'a un ''moderato'' e che puo' ''svolgere un ruolo chiave nel processo di riconciliazione'' della Somalia. (Adnkronos/Dpa,04/02/07) Notizie - Missionari d'Africa
- (Padri Bianchi)
|
|