SUD - NORD
LE "DUE VELOCITA'" DEL KENYA

in KENYA...
KENIA 30/4/2007 13.18
ASSENTEISMO SCOLASTICO, GENITORI RISCHIANO IL CARCERE

Fino a un anno di carcere: questa la pena che da oggi rischiano i genitori keniani che, a partire dalla prossima settimana, non manderanno i loro figli a scuola. Lo riferisce oggi la stampa locale, precisando che in una circolare inviata ieri a tutte le amministrazioni provinciali del paese, il segretario permanente della Sicurezza Interna ha ordinato a tutti gli uffici provinciali di provvedere all’individuazione e al fermo dei genitori dei bambini che invece di essere a scuola, girovagano per strada, lavorano nei mercati, nei campi o in esercizi commerciali. La circolare, resa pubblica a solo una settimana dalla riapertura delle scuole, rientra, fanno sapere le autorità keniane, nella campagna messa a punto dal governo per assicurare che i 700.000 bambini che non frequentano ancora la scuola beneficino del nuovo programma per l’educazione elementare gratuita messo a punto da Nairobi. In base alla Legge sull’Infanzia, approvata nel 2001 ma rimasta sostanzialmente inapplicata finora, spiega la stampa locale, i genitori sono obbligati a iscrivere i figli alla scuola elementare, la cui gratuità è stata garantita dal governo. Da qui, secondo il funzionario governativo, la necessità di fronteggiare quello che risulta a tutti gli effetti un reato, dal momento che rappresenta un esplicita violazione delle legge. Secondo la stampa, i genitori ritenuti colpevoli di aver violato la Legge sull’Infanzia rischiano fino a un anno di carcere. La circolare, intitolata “Bambini senza casa”, prevede che i bambini orfani o provenienti da famiglie indigenti vengano registrati e affidati a comunità religiose o associazioni della società civile, che potranno sostenerli nei loro bisogni di base per tutta la durata della scuola. Secondo un recente rapporto governativo oltre 690.000 minori non frequentano, come dovrebbero, la scuola elementare a causa dell’estrema povertà delle famiglie, incapaci di sostenere i costi di cibo e di vestiario. Quasi 250.000 di questi, poi, sarebbero ormai veri e propri “bambini di strada”, concentrati nelle principali città del paese. [MZ]
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KENIA 3/5/2007

MENO TASSE SCOLASTICHE PER GLI STUDENTI DELLE SUPERIORI

Niente più tasse scolastiche ‘per l’insegnamento’ nelle scuole superiori: lo ha deciso il governo allo scopo di favorire l’accesso dei giovani keniani all’istruzione secondaria, ma resteranno da pagare i costi per l’alloggio, il personale non docente e persino le bollette di acqua ed elettricità degli istituti, che complessivamente costruiscono un’ampia ‘fetta’ delle tasse versate dai genitori per i propri figli. Come ha annunciato il presidente keniano Mwai Kibaki, il governo ha deciso di destinare 4,3 miliardi di scellini (quasi 47 milioni di euro) alle oltre 4.000 scuole secondarie del paese per compensare l’abolizione delle tasse ‘per l’insegnamento’, che finora si aggiravano tra i 5.000 e gli 8.000 scellini (da 54 a 87 euro) all’anno per studente, un carico significativo per una famiglia media keniana. È l’ultimo provvedimento in ordine di tempo per migliorare il sistema scolastico: dall’inizio dell’anno è stata introdotta l’istruzione primaria gratuita nelle circa 19.000 scuole elementari del paese e poco tempo dopo è stata annunciata l’assunzione di 40.000 nuovi insegnanti per sopperire alla crescente domanda d’istruzione in una nazione in cui ci sono comunque ancora circa 8 milioni di analfabeti.[CO]

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KENIA 27/4/2007
KENIANI PIÙ 'BENESTANTI',
MA RESTANO 16 MILIONI DI POVERI

La povertà è diminuita negli ultimi cinque anni in Kenya, la cui economia lo scorso anno ha fatto registrare un tasso di crescita del 5,8%, ma ancora 4 persone su 10 vivono nella miseria estrema. Lo sostiene un rapporto governativo diffuso ieri dal ministero dello sviluppo e della pianificazione nazionale, secondo il quale il livello di povertà è sceso dal 56,8% del 2000 al 46% del 2006. Se è vero che in questo arco di tempo si è verificato un significativo miglioramento, ci sono comunque 16,5 milioni di persone, su una popolazione totale di circa 35,5 milioni, costrette ancora a vivere sotto la soglia di povertà.

Quasi 19 milioni di keniani, invece, sopravvivono guadagnando poco di più di un dollaro al giorno (considerata la soglia tra la povertà estrema e la povertà senza aggettivi), comunque sufficiente a garantire il sostentamento quotidiano sia nelle zone urbane che in quelle rurali.
Dalla ricerca, condotta nell’arco di anno su oltre 13.000 famiglie-campione, è emerso che la vita dei keniani è andata migliorando nei centri urbani (nel decennio preso in considerazione si è passati dal 51,5% al 33,7% di povertà) piuttosto che nelle zone rurali, dove il livello di miseria è sceso dal 59,6 al 49,1%. I migliori risultati provengono dalla capitale Nairobi dove, nonostante la presenza di baraccopoli e disagio sociale, la povertà è scesa al 21,3%;
la situazione più grave si riscontra invece nella Provincia nordorientale, in cui il livello di povertà tocca il 73%, seguita dalla Provincia costiera, con il 69%.
La miseria resta elevata soprattutto nelle zone aride e semiaride: i Turkana (comunità semi-nomade dedita alla pastorizia) per esempio, restano i più colpiti in termini di impossibilità a nutrirsi, con il 93% della popolazione adulta non in grado di ricevere le indispensabili kilocalorie per la sopravvivenza. [CO]
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nel NORD-KENYA...
KENIA 2/5/2007 10.01
FURTI DI BESTIAME, OLTRE VENTI VITTIME PER NUOVO ATTACCO

Almeno 22 persone sono state uccise nel corso di un attacco lanciato da un centinaio di uomini armati non identificati contro un piccolo villaggio di pastori nel nord ovest del Kenya. Lo riferisce oggi la stampa locale, citando il commissario di polizia del distretto meridionale Turkana, dove si trova il villaggio di Lokwamosing teatro della violenta incursione, rivedendo al rialzo il precedente bilancio di 14 morti fornito ieri dalle autorità locali. L’attacco è da ricondurre agli scontri per il bestiame tra le popolazioni dedite alla pastorizia che vivono in questa remota zona del paese. Secondo la ricostruzione effettuata sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti, il gruppo armato ha fatto irruzione nel villaggio alle 22:00 di lunedì notte, cogliendo gli abitanti nel sonno. Dopo aver circondato il villaggio, gli aggressori hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro le ‘manyattas’ (le abitazioni dei Turkana, la popolazione nomade che abita questa zona), prima di fuggire con quasi 2000 capi di bestiame. La polizia, che ha avuto notizia dell’attacco solo ieri mattina, ha fatto sapere di aver inviato un consistente numero di rinforzi sul posto e avrebbe anche individuato i responsabili dell’attacco. Nella zona sono frequenti gli scontri tra gruppi armati di giovani appartenenti alle comunità dei Samburu, Pokot e Turkana. Recentemente il governo, con l’aiuto della Chiesa e della società civile, ha avviato una serie di iniziativa per favorire il dialogo tra i gruppi e sradicare il furto di bestiame, causa scatenante di violente faide. [MZ]
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