Ci stanno sostenendo ...
Hanno bisogno di aiuto ...
Parlano di noi ...

28-04-2008

comucato stampa
   
 L'ìintervista
14 marzo 2001

 

INTERVISTA A PINO BOLLINI

 

Il dottor Giuseppe Bollini è tornato in Kenya a Sololo venerdì 26 gennaio scorso. Ci siamo tenuti in contatto con lui tramite e-mail, un telefono satellitare e gli amici di Pino che si alternano al suo fianco in Africa. Proprio grazie a loro siamo riusciti a inviargli qualche domanda a cui Pino ha risposto con la chiarezza e la spontaneità che lo contraddistinguono. La moglie - che raggiungerà il marito ad Aprile - ci ha poi fatto pervenire le risposte all'intervista che proponiamo. Pino e i suoi collaboratori hanno anche chiesto di ringraziare a loro nome tutti coloro che li sostengono nella missione e hanno versato un contributo per poter far fronte all'emergenza siccità che devono affrontare.

Perché la vostra presenza a Sololo?

Abbiamo un sogno ambizioso: realizzare un SSI, ossia un Sistema Sanitario Integrato. In altre parole, integrare l'Ospedale con il Territorio. Realizzato, questo sistema, dovrà essere in grado di autosostenersi; anche nei finanziamenti.

Pino Bollini, in centro, col camice verde, con alcuni dei suoi collaboratori

Quali sono i primi progetti?

La drammaticità della situazione, creatasi a seguito della protratta siccità che oggi è la causa prevalente di ogni problema, ha reso l'obiettivo prioritario di questa gente il riuscire, giorno per giorno, almeno a sopravvivere. Per dar loro tutto ciò che ci è possibile, abbiamo operativamente separato l'ospedale - il momento curativo - dal territorio, ove dovrebbe realizzarsi il momento preventivo. Io mi dedico al lavoro sul territorio.

Sanità sul territorio, cosa significa?

In teoria, nulla di diverso dal modello italiano delle ASL:Aziende Sanitarie Locali. In pratica, qui siamo nella preistoria della medicina. Addirittura non c'è l'acqua. Non credo vi sia molto da spiegare. Occorre, per prima cosa, procurare acqua in qualunque modo ed a qualunque costo. La Vita non può avere un prezzo.

Perché manca l'acqua?

Politica innanzitutto: mantenere questa regione in una perenne condizione di destabilizzazione, per soddisfare altri interessi di Stato. Ma anche ecologia: sono stati alterati gli equilibri naturali del pianeta. Poi sfiducia: non si ritiene questa gente in grado di gestirsi. Resta sempre il fatto che chi subisce il risultato degli egoismi degli altri e sempre l'ultimo, che di regola non sa, non capisce ed accetta gli eventi come ineluttabili e se anche volesse protestare, non ha la forza e non sa con chi deve prendersela. Noi tentiamo di dare solidarietà a questo ultimo che natura vuole sia nato qui.

Da quando non piove?

Oramai stiamo quasi a quattro anni consecutivi. Un tempo esistevano due stagioni di pioggia in un anno. Oggi è divenuto tutto imprevedibile. Quattro anni fa vi fu un disastro con il "Ninio" che allagò distruggendo animali e cose. Da allora, la siccità. Se pioverà il mese prossimo, non possiamo prevedere ne quanto ne quando finirà.

Acqua per vivere senza sapere quando e quanta ne verrà?

Esattamente. Così ci sono due sole strade possibili. Potenziare, costruire ed inventare sistemi per raccogliere l'acqua piovana; ossia generare più scorte possibili. E qui è già stato fatto di tutto. Dai contenitori in cemento a quelli in plastica; dai bacini artificiali negli avvallamenti naturali del terreno al costruire sorte di dighe lungo i pendii... di tutto e ci sono ancora ulteriori progetti che si potrebbero sviluppare. Purtroppo ognuno di questi sistemi si dimostra inefficace di fronte al protrarsi della siccità. Se si saltava una delle due stagioni, questi sistemi erano vitali per poter arrivare alla seconda stagione delle piogge. Davanti a quattro anni di siccità., queste opere si sono presto prosciugate e deteriorate dal non uso.

La seconda strada?

La seconda strada è cercare acqua dai pozzi. Questa darebbe maggiori garanzie ma risulta anche la più onerosa. Primo va cercato il posto ove ci sia acqua, poi va trivellato il pozzo. Nel passato, a partire dagli anni 50, furono trivellati numerosi pozzi ed oggi ne vediamo attivi meno di una dozzina.

Perché?

In parte franati, in parte esauriti, in parte fatti saltare durante le aggressioni subite per averne il possesso ... loro da soli non hanno i mezzi e neppure sono in grado di garantirne una valida manutenzione.

Si può pensare di ripristinarli?

Certo, è quello che vorremmo fare. Ma è difficilissimo riuscire a raccogliere dati certi. Abbiamo ascoltato la gente, nella loro disperazione lavora molto la fantasia ed il sogno. Gli anziani, con la loro memoria storica, sono importanti ma anche qui vi sono racconti contraddittori infarciti da credenze ancestrali. I dati governativi sono difficili da reperire ed anche i loro archivi sono quello che sono. Mia figlia in Italia, tramite internet, è riuscita a contattare una università inglese che ha condotto studi in un'area limitrofa alla nostra. Stiamo fornendo le coordinate di ogni vecchio pozzo con la speranza che possa essere sufficiente ad aiutarci. Capisce che trivellare fino anche a 180 metri per poi non trovare acqua, oltre ad un grande spreco di risorse, è un lavoro veramente impegnativo.

Come pensate di muovervi?

Dato che ai pozzi fino a 50 metri è possibile applicare una pompa a mano, agli unici quattro esistenti abbiamo sostituito la pompa, il che ha consentito una maggior resa e minori tempi di sosta per continue riparazioni. Riguardo agli altri 7 pozzi esistenti e ben più profondi cerchiamo di garantire la manutenzione alle pompe ed ai generatori. Vorremmo provare a piazzare pompe azionate direttamente da pannelli solari che non richiedono batterie ed invertitori di corrente. Esistono sul mercato, ma i costi e il non conoscerne esattamente l'efficacia ci frena. Sarebbe gradito il parere di chi se ne intende e magari averne una da sperimentare in queste nostre estreme condizioni. Ci faccia pubblicità e noi siamo disposti a fare da testimonial a qualche ditta del settore che voglia sponsorizzarci!

Quanta acqua a persona riescono a raccogliere?

Solo qui a Sololo, ove ci sono circa 10.000 persone e quasi niente più bestiame, si raccolgono poco più di 3 (tre) litri d'acqua a testa al giorno dopo Km di cammino ad ore anche notturne, di fila alla pompa. Consideri che i testi di medicina indicano in 10 litri il fabbisogno minimo per la vita domestica; 15-20 litri per la vita nelle scuole e 40-50 litri, sempre a persona, per gli ospedali. Questo a Sololo, ma a 6 Km a Maculano e a 15 Km ad Amballo non mi risulta che ci siano pozzi attivi ... Non so dirle di quanta acqua realmente dispongano ... Da bere c'è il latte dei cammelli e l'acqua che riescono a prendere a Sololo, togliendola ai tre litri a testa che statisticamente ci risulta per la gente di Sololo.

Che altro fate?

Stiamo piazzando circa 33 contenitori, con relativi basamenti in cemento e tettoie per la raccolta di acqua piovana, in punti strategicamente utili da fare riempire da una vecchia autocisterna che faccia la spola con i pozzi. So che è poco. Come fare un buco "nell'acqua" ma è quello che ci possiamo permettere con i fondi raccolti. Pensi che bisogna far arrivare il materiale da Nairobi, circa 800 Km di distanza, ed un solo viaggio di un camion, su queste piste, costa oltre due milioni di lire italiane. La gente aiuta come può: raccoglie i sassi per i basamenti dei contenitori, paga uno o due cillini (30 o 60 lire) ogni 20 litri di acqua, ... e muore. Pensi se dovesse scoppiare una epidemia di diarrea!!! Come potremmo reidratarli? Nei pozzi esistenti si abbeverano anche le bestie domestiche: capre, vacche e cammelli ma anche le bestie selvatiche. Le scimmie e i babbuini, siedono in gruppi sotto gli alberi attorno ed aspettano il loro momento opportuno ... Non è facile combatterli in branco. Mordono ed il pericolo reale è la rabbia, oltre al fatto che inquinano l'acqua con le loro urine.

Chi vi aiuta?

Oggi solo la generosità della gente che è stata informata dalla stampa locale, come da voi, come da Merate Auto, ... Avremmo bisogno di molto di più, anche se quanto ci è stato dato è già oltre le nostre più rosee aspettative. Questo, paradossalmente ci deprime.
Stiamo provando ad appellarci alle grandi organizzazioni; ma appaiono troppo impegnate ad aiutare altri e forse noi qui siamo troppo pochi per interessarle: solo 70.000 persone con i pozzi attivi su centinaia di chilometri di deserto o semideserto. Ci sentiamo rispondere che "tutta l'Africa e così". In sostanza, ancora nulla di concreto, aspettiamo e tentiamo di fare ciò che possiamo. Sono i tempi e la vita africana.

Disperati veramente!!

Può ben dirlo. Se mai riusciremo a superare il problema acqua, poi ce ne sono altri che quotidianamente spremono l'adrenalina dai surreni... banditismo, incursioni dall'Etiopia... Ne riparleremo alla prossima occasione. Sì, lo ammettiamo, talvolta il nostro morale cade; poi basta poco, una piccola notizia di un nuovo aiuto, la vostra intervista ed ecco tornare la speranza... e la certezza che prima o poi ce la faremo sicuramente.

Perché restare a Solo, se gli stessi aiuti potrebbero rendere di più se investiti in altre zone con altri contesti di bisogno?

Legga meno di 200 pagine del rapporto 2000, intitolato "Un popolo dimenticato", redatto dalla Commissione per i Diritti Umani del Kenya, costa solo 300 scellini (9.000 lire) e si renderà conto del perché non possiamo abbandonarli e dimenticarli anche noi.
Guardiamoci allo specchio, questa gente e come noi.

 
Ci stanno sostenendo ...
Hanno bisogno di aiuto ...
Parlano di noi ...