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Il loro bisogno,

Nelle aree remote ed isolate come quella di Sololo è ancora molto sentito e rispettato il costume tradizionale secondo il quale la giovane prole di un defunto viene presa in carico dalla famiglia del fratello vivente. In mancanza è la nonna a farsi carico dei nipoti. Questo modello, un affido familiare de facto, garantisce una piena tutela degli orfani, ma è entrato in crisi con l’aumento di decessi di giovani coppie per ragioni correlate all’HIV/AIDS a partire dal 2000. Da solo, il modello tradizionale di affido è destinato a non riuscire a fare fronte al numero esponenzialmente crescente degli orfani che, prevedibilmente, è in costante crescita. Il modello della famiglia tradizionale, inoltre, ha subito nell’ultimo ventennio una trasformazione a causa dell’impatto con gli stili di vita di stampo occidentale. Oltre ai mutamenti di carattere socio-economico, l’incontro tra culture ha intaccato la stabilità dei valori tradizionali. La tradizionale famiglia estesa e poligama sta lasciando il posto al concetto di famiglia nucleare, monogama e monoparentale, un tempo completamente estranea alla cultura locale. Nel clan i legami sono sempre meno forti e questo conflitto culturale tra presente e passato influisce negativamente sulle dinamiche di accoglienze dei minori orfani. Oltre a ciò, l’area di intervento è caratterizzata da numerose criticità quali l’insicurezza alimentare, la scarsità di acqua, l’estrema e diffusa povertà, la crisi del modello economico pastorale conseguente al cambiamento climatico, il marcato isolamento logistico dall’economicamente più vivace sud del Kenya e l’ancora alto tasso di mortalità per i bambini di età inferiore ai 5 anni. Secondo i dati UNICEF il tasso di mortalità infantile sotto ai 5 anni in Kenya è di 85 su 1000. Numerose cause di questi decessi sono riconducibili anche alla mancanza di sovranità alimentare della popolazione. Secondo i dati WHO 2006-2010 il 16% dei minori sotto ai 5 anni è sottopeso, il 4% gravemente sottopeso, il 7% è moderatamente o gravemente debilitato, il 35% è moderatamente o marcatamente rachitico. All’interno delle proprie attività di prevenzione e risposta all’abbandono minorile nel distretto di Sololo, nel 2011 CIPAD ha registrato 12 casi di malnutrizione su circa 1000 minori seguiti all’interno di un programma alimentare. La soglia media della misurazione MUAC (quale indicatore standard adottato) svolta sui bambini nel 2011 ha dimostrato come la soglia di malnutrizione sia sempre oscillante nella media dei propri beneficiari. Questo dato pone i beneficiari di CIPAD in una condizione di estrema vulnerabilità. All’affacciarsi di periodi anche brevi di siccità, ad esempio, la sola assenza del latte per mancanza di mandrie porta rapidamente al deterioramento delle misurazioni MUAC. La dieta degli stessi minori coinvolti nel “Progetto Sololo” e dei loro tutori (in totale un campione di oltre 1200 persone, di cui 1000 bambini tra 0 e 13 anni) risulta stabilmente inadeguata per apporti calorici e di vitamine. Talvolta le condizioni di siccità portano al mancato accesso al latte, nei periodi normali è invece la dieta dei poveri a risultare spuria per il consumo minimo di cibo ad alto valore nutrizionale. I problemi di sicurezza alimentare nel distretto di Sololo sono attribuiti a diversi fattori. Primo tra tutti è ancora una volta il diffuso livello di povertà (basso potere d'acquisto). In questo scenario le prime vittime sono i bambini che vivono all’interno di famiglie precarie, a cui vengono preclusi i diritti fondamentali e negati l’accesso a una dieta sana, a visite e cure mediche adeguate, alla frequentazione scolastica primaria e secondaria e, non in ultimo, la possibilità di crescere all’interno della propria cultura e del proprio contesto sotto la guida educativa di riferimenti adulti e affettivi certi. Per prevenire fenomeni di abbandono di massa, Mondeco e CIPAD, valutato l’assessment sulle condizioni dell’infanzia vulnerabile nel distretto nel corso del 2013, reputano di fondamentale importanza reiterare l’intervento continuativo del “Progetto Sololo” al fine di rafforzare le famiglie più fragili e accompagnare le nuove generazioni a condizioni di vita adulta più sicure rispetto alle attuali. Stante i bisogni ancora aperti, Mondeco e CIPAD intendono reiterare per almeno i prossimi 8 anni la strategia di intervento: i risultati del “Progetto Sololo” nel tempo hanno infatti dimostrato che il sostegno domiciliare alle famiglie indigenti (attraverso un programma alimentare, un programma di visite mediche periodiche, la promozione dell’accesso all’istruzione e la gestione di strutture di accoglienza per minori abbandonati) rappresenta allo stato dei fatti l’unica certezza per il bambino vulnerabile del distretto di Sololo di crescere in condizioni psico-fisiche accettabili.

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