Mi ha avvicinato un anziano,
dignitoso. Dopo i lunghi saluti di rito, ha cominciato a parlarmi, tra
il faceto ed il formale, in lingua borana, l’unica che conosceva.
Un po’ sconcertato, sono rimasto in un lungo silenzio ad ascoltarlo,
quindi ho provato a dirgli che non potevo capire. Mi guardava incredulo,
come fosse impossibile che non potessi comprendere le sue parole.
Con un grande punto interrogativo nei suoi occhi, continuava ad attendere
una risposta al lungo discorso di poco prima.
L'ho portato nel vicino e piccolo negozio di alimentari del quale conoscevo
il proprietario borana che sapevo parlava anche l'inglese. Compreso, finalmente,
quale fosse il suo problema, ho lasciato che l’amico negoziante
gli confezionasse a misura una piccola spesa di cibo, secondo i loro usi
e costumi, per celebrare la festività. Era questo che non poteva
permettersi e che voleva regalare alla sua famiglia. Il gesto è
stato molto gradito e, sempre con estrema dignità che tuttavia
non riusciva a nascondere la gioia, mi ha salutato allontanandosi ciondolando
inscheletrito sotto il sole con il suo sacchetto di plastica.
Mi aveva raccontato, in sintesi, tutta la sua vita e della miseria sopraggiunta,
per lui e per tutta la sua famiglia, con l’ultima siccità.
Non mi aveva chiesto nulla, ma quel punto interrogativo nei suoi occhi
era ben eloquente sul tipo di risposta che aveva bisogno da me. L’amico
negoziante aveva poi confermato ogni cosa, fino all’attuale situazione
di quell’anziano;
non dissimile da quella di moltissimi altri rimasti senza bestiame. Durante
il giorno di festa, quest’episodio mi si è presentato ripetutamente
nella mente. Lo immaginavo arrivare alla sua capanna con quel sacchetto
di plastica; chiamare i familiari e felice celebrare con loro la ricorrenza.
Solo sette giorni dopo, per
me è stato un colpo apprendere dall’amico negoziante che
quell’anziano era morto. Gli sono bastate 48 ore di una banale malattia,
di quelle endemicamente sempre presenti dove vi è scarsità
di acqua. Mi ha lasciato depositario della storia della sua vita. Una
vita spesa qui, noi diremmo, all’inferno. Questa morte non fa notizia;
neanche qui. Il morto non viene più citato; non si parla più
di lui. Anche questo è un modo per "difendersi".
Uno sconosciuto
incrocia una sola volta la tua vita. Questo essere ti appare insignificante
e sembra che nella sua povertà non possa proprio darti nulla di
utile. A me ha regalato una sorta di serenità che riprovo ogni
volta che lo ricordo immaginandolo nella sua capanna a festeggiare, come
desiderava, quello che è stato il suo ultimo natale.
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