Prescrivo cibo;
non occorrono farmaci ricostituenti. Con le sopraggiunte piogge torrenziali,
le mandrie sopravvissute alla siccità, sono ora lontano nei pascoli,
ove si sono formate ampie pozze di acqua un pò ovunque, consentendo
così lo sfruttamento della savana. Nel villaggio, rimasto sprovvisto
di bestiame, non è ancora giunto a maturazione il mais, riseminato
dopo che le prime piogge, con il loro impeto, avevano disperso la prima
semina appena fatta. Così, la fame prende il posto della normale
ipoalimentazione, e si fa sentire colpendo per primi i più poveri
e i più deboli. Lo “standard food” è la mia
prescrizione medica di risposta. Si tratta di una piccola “spesa
standard”, calcolata sufficiente per due settimane che, a prezzo
pre-concordato di 1.580 scellini (25euro), pago, a distribuzione avvenuta,
a chi dei commercianti locali mi ritorna la “ricetta” che
ho rilasciato. Lo “standard food” è divenuto parte
del nostro prontuario farmaceutico ed è, tra i farmaci essenziali,
quello che viene maggiormente utilizzato. Poi abbiamo messo in dotazione
anche il cibo “per integrare”, che, a parità di costo,
è sufficiente per il sostentamento di una famiglia per circa un
mese. Il primo, come un farmaco, riintegra le carenze; il secondo aiuta
a riempire un pò lo stomaco. La scarsa distribuzione del granturco,
da parte delle organizzazioni internazionali, che comparivano sulla scena
quasi mensilmente durante la siccità, è cessato. Hanno smontato
anche i silos di raccolta. installati a Moyale. Con le piogge, per le
organizzazioni internazionali, la siccità è finita e quindi
anche l’emergenza. Sembra non importare che quella che viene considerata
la situazione normale, nella realtà è uno stato emergenza
cronica.
|