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Nei villaggi, la loro casa è una capanna tradizionale; rotonda con il tetto a cono sovrapposto a pareti fatte di tronchetti di alberi intrecciati ed intonacati con fango. Robusta e fresca. L’ambiente interno è diviso in due sezioni mediante una parete, in legno e fango, oppure con una stoffa colorata, di quelle che i turisti comprano a Mombasa come pareo. La sezione anteriore, quando l’accesso alla capanna viene lasciato aperto, è zona comune a tutti che rimane aperta a chiunque desideri od abbia bisogno di entrarvi. In questa area vi sono tre pietre a sostenere un pentolino sopra la brace nel quale si cucina. Vi viene fatta bollire l’acqua per il the od il latte e, quando se ne ha la disponibilità, granturco, riso, ... La sezione posteriore è riservata ai soli abitanti la capanna ed è la donna quella che, a sua esclusiva discrezione, ne può consentire l’accesso. Qui si trovano a terra le pelli di mucca che fungono da letti; sulla sinistra per i genitori e sulla destra per i figli. Chi può, realizza con i tronchi di piccoli alberi una sorta di letto sollevato da terra. Nelle ore notturne, sul terreno che funge da pavimento circolano molti generi di ospiti e nell'ambiente volano gli insetti. Il piccolo vitellino trova posto nella parte anteriore della capanna. I serpenti non vengono uccisi; anzi viene offerto loro del latte. Ritengono siano gli antenati venuti in visita e l'ospitalità è sacra. Se venissero cacciati, continuerebbero a riprsentarsi. Lungo il lato interno delle pareti della casa vengono appese le suppellettili che costituiscono la ricchezza domestica: una tazza di smalto sbrecciato, contenitori tradizionali, sacchetti di plastica con funzioni di dipensa. Qualche corda tesa, da un lato all’altro della capanna, funge da armadio; si vedono appese le stoffe colorate degli abiti femminili, le camice logorate e lacere degli uomini. Non vi ho mai visto esposta biancheria intima. Nel villaggio ogni capanna ha poi una sua precisa localizzazione come così l'hanno i vari recinti del bestiame. La casa della madre è sempre di fronte ad una entrata del recinto che ospita le mucche assegnategli dal marito da mungere. Sulla sinistra vi è la capanna del primo figlio maschio sposato e sulla destra quella degli altri figli. La madre ha il diritto alla sepoltura affianco all’entrata del recinto che ha sempre varcato in vita per la mungitura. Tutto l’insieme delle capanne e dei recinti per il bestiame viene chiuso da un muro fatto di cespugli spinosi tagliati alla base ed addossati poi uno all’altro fino a costituire così una sorta di bariera, che supera i due metri in altezza, difficile da valicarsi da predatori sia animali che umani.

Diverso è in città. La città di Sololo è costituita da 19 villagi-quartieri. Ogni proprietà è cintata da una siepe. Tra un cortile e l’altro vi è il solo spazio solo per piccole stradine pedonali. Chi può realizza la casa in forma rettangolare con pareti fatte con tronchi d’albero intonacati con fango oppure in mattoni fabbricati con la terra dei termitai. Il tetto è in ondulato metallico così da consentire la raccolta dell’acqua piovana. L’arredo interno, quando possibile, prevede anche una o due sedie, un tavolino, il letto e le corde tese a fungere da armadio guardaroba. Il cortile della casa è delimitato da una siepe e nell’interno della recinzione trova posto un gabinetto a caduta ed ancora una o due capanne tradizionali con funzioni di cucina e di magazzino. Alle prime piogge si semina, sempre nel cortile, il mais. E’ impressionante come riescano a tenere tutto pulito ed in ordine pur trovandosi in un contesto polveroso e privo di acqua.


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