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Ho partecipato ad un battesimo tradizionale. E’ la cerimonia con la quale si attribuisce, nel loro sistema generazionale, il nome al primo figlio maschio. E' durata tre giorni e non so se saprei descriverla. Facendolo la priverei del suo sapore di autenticità e di primitivo, molto simile a ciò che era la nostra vita agreste di anni fa. La priverei proprio di quell'essenza che per me è stato un aspetto affettivo unico e molto caro.

A questa cerimonia ho conosciuto un ragazzino particolarmente intelligente e vispo. Orfano di padre, felice di essere al mondo e fiero di essere il primo, in profitto, della sua classe nella scuola locale costruita con il fango. Tranquillamente mi raccontava di essere un epilettico e sembrava proprio che questo fosse l’ultimo dei suoi problemi. Per lui la convulsione è semplicemente l’equivalente di un breve periodo di sonno non desiderato. Alla mia richiesta di cosa pensasse di fare da grande; se stesse sognando di andare all’università a Nairobi, non ha avuto alcuna esitazione. Il suo sogno è quello di potere, un giorno, possedere il numero minimo sufficiente di bestie da poter pascolare e sostenere la sua mamma anziana ed i suoi numerosi fratelli, che ha nominato uno per uno … veramente tanti.
Non raccontava questo sogno come qualcosa a cui era costretto ad adeguarsi per ripiego alla sua malattia; era proprio il sogno della sua vita. Se avrà bisogno per la sua salute o per la sua scuola, lo aiuterò; ma quegli animali che stà sognando dovrà guadagnarseli e comprarseli lui. Sono certo che ci riuscirà.


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