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Voglio che tutti sappiano la Verita'. Questa gente, soffre e muore; vive e spera come tutti noi. Loro si trovano in un abisso tecnologico e culturale assolutamente incolmabile. Fra non molto non sara' neppure piu' possibile tendergli una mano; non arriveremo, più a loro , anche se loro stessi riuscissero a spingere, a tendere le loro braccia fino allo spasimo. Vi dico che ci sono ancora fratelli in una buca senza un chiodo od una corda per uscirne. Dobbiamo fermarci, aspettarli, cosi' come quando ci fermiamo sotto ad un albero vedendo che un gattino lassu' e' incapace a scendere. Chiamiamo i pompieri con le scale; proviamo noi a salire pur sapendo che potremmo cadere o che lui spaventato ci graffiera'. Non ci sfiora il pensiero di colpevolizzarlo pensando che in fondo e' stato lui a cacciarsi in quella disperata situazione. Magari costretto per sfuggire ad un cane oppure per procurarsi la sopravvivenza catturando un uccellino.

Questi nomadi vivono cosi' da sempre poiche' questo e' l'unico modo per sopravvivere qui, in questo stupendo e maledetto deserto. Oggi però da soli non possono più farcela. Non e' concepibile che paghino per la loro sopravvivenza con l'enorme numero di morti precoci che hanno. Certo che si estingueranno, ma non perche' incapaci' bensi' perche' non informati ed aiutati; perche' lasciati sempre di piu' sprofondare lentamente. Certo che occorre preservare la loro cultura e le loro tradizioni; ma questo non deve diventare un comodo alibi per le nostre coscienze.


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