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“Chi vive sperando muore disperato”; così dice qualcuno che vegeta sul nostro mondo.

Questo, umanamente parlando, forse è vero. Eppure le realtà della Vita ti provano il contrario.

Sololo non è semplicemente uno sconosciuto e sperduto nome di un villaggio della nord est frontiera del Kenya. E’ una scuola di vita; per chi ha il cuore, oltre che gli occhi le orecchie, per comprendere ciò che lo circonda.

I Borana popolano da sempre l’area di Sololo. I Borana muoiono per difendere la poca acqua sporca che hanno a disposizione. Loro sono tra gli ultimi degli ultimi. Per loro è la norma morire di malaria, di dissenteria, di … insufficienza d’amore da parte nostra.

I Borana, forse neppure sapendolo, hanno fame di Giustizia. Non c’è rabbia, non c’è invidia, non ci sono rancori, … c’è sempre viva la Speranza. Quella presente nella natura di ogni uomo e che noi uccidiamo soffocandola nell’effimero del momento presente.

Al nostro mondo preferiscono il loro, fatto di deserti e di animali d’accudire, conducendoli ininterrottamente per assolati spazzi infiniti, in perenne ricerca di pascolo ed acqua. Definire dura la loro vita è un eufemismo.

Eppure, può sembrarci assurdo: la Speranza non li abbandona mai e non muoiono disperati. Sperano di avere ogni giorno il minimo essenziale per sopravvivere. Pur non possedendolo, sanno ben distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è. Nascono e vivono in simbiosi con la natura. Da questa e da Qualcosa che sentono essere in lei, ed oltre a lei, sperano che arrivi la Giustizia.

Per loro ogni nuovo giorno, che li vede sopravvissuti al ieri, è un dono da gestire. Il dono è gestito nel migliore dei modi: con la gioia di essere vivi e la speranza di poter continuare ad esserlo. Speranza che va ben oltre i limiti dello spazio e del tempo.

La loro Anima è ancora la grande ricchezza. Socialmente valgono per ciò che sono e non per ciò che hanno. La povertà e l’ignoranza sono la gabbia; sono solo delle piccole difficoltà che frenano il bisogno d’Infinito che ha la loro Anima insoffocabile ed alla quale danno ascolto e spazio negli affetti. Sono grati, comprendendone le motivazioni e gli sforzi, a chi li aiuta nel tentativo di piegare le sbarre dovute alla malattia, alla sete, alla fame, ... a chi cerca di dare loro una voce.

Quando il tuo cuore riesce ad entra in sintonia con il loro, in te si riaccende la stessa Speranza. Quando sei con loro, le loro tribolazioni ti sembrano insopportabili; quando sei lontano da loro ti mancano. Ti manca la loro verginità; ti manca la loro naturale e spontanea scuola di Vita. Comprendi, solo allora, che è proprio nella sofferenza fisica che è più facile leggere l’immensità del valore dell’essere Uomo.

Chi ti ha creato ? Non c’è domanda, che possiate fare loro, più sciocca di questa. Un dolce, ingenuo sorriso ti risponderebbe: che stupido che sei; come fai a non saperlo ? … Tocchi con mano che questa non è una costruzione consolatoria, ma la spontanea naturalezza del bambino, presente ancora nella saggezza degli occhi del vecchio.

Ti senti una larva al cospetto di Ciò che il tuo cuore percepisce attraverso la trasparenza della loro Anima indomita, chiusa in un corpo disidratato ed inscheletrito. E’ allora che vince sempre la Speranza, contro ogni razionale logica umana. Non ci credi ? Prova, se ne sei ancora capace..."spero" di si.

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