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Nel mistero della vita e della morte, non voglio minimamente essere coinvolto in azioni che siano dalla parte della morte. Nel dubbio, mi astengo dal compierle.

In un'Umanità apparentemente suicida, resa ingovernabile in balia di se stessa, sembra non esserci più spazio per la poesia. Per quella musica proveniente dallo spettacolo che ti avvince ogni sera al tramonto, colpendo con dolcezza i tuoi affetti più cari.

Non fermarti. Dimentica. Sii calcolatore e stai ai tempi. Quelle cose ti distruggono rendendoti morbido e facile preda dei tuoi simili. Non ci deve essere spazio per la poesia; devi ucciderla per essere il più forte e non soccombere.

Così, sono già morto. La domanda allora è: che ci sto a fare qui ? La paura di non sapere trovare la risposta soddisfacente costringe ad accantonare il problema ... fino a quando questi spazi infiniti con i loro tramonti, e la vita di questa gente in simbiosi con loro, ti fanno ammutolire. Non c'è nulla da riflettere quando ne diventi parte. Sai che non si potrà mai uccidere la poesia.

Gran bella intelligenza e gran bel cuore doveva avere questo improbabile "caso" che ha generato tutto questo. Io preferisco chiamarlo "Padre".

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