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Non conosco la parola “politico”.

Non esiste nel mio vocabolario. Dare del politico a qualcuno lo ritengo, per l’esperienze vissute, il maggiore insulto che si possa concepire per offendere qualcuno.

Eppure c’è gente che se ne vanta di esserlo. Vedi come tutto può essere soggettivo. “Politico” per la mia soggettività è peggio di “Pumitrozzola” (sintesi di osceni aggettivi, attribuiti alle mamme- facendo sempre salve le vere mamme- di tanti delinquenti che vengono chiamati “figli di p …”: Pu… Mi… Tro… Zo… Laida) Parola che imparai alla festa della matricola quando ero all’università.
Ancora mettendo da parte gli scherzi, io ignoro volutamente la politica, se non nelle sue grandi linee, poiché ritengo che in pratica non veniamo informati ma sottoposti a continui tentativi di lavaggio del cervello.
Senza informazione o con una informazione parziale e neppure imparziale, non è possibile fare delle autentiche libere scelte. Tutto al più, sono scelte pilotate da altri.

Quelli che vediamo in Italia non sono notiziari. Prova a vedere come sono ben separate le notizie dalle opinioni sulla BBC o anche la CNN … non è il massimo, ma un po’ meglio di sicuro lo è. Le notizie riguardanti anche la sola Europa, in Italia arrivano solo se si tratta di fatti di cronaca nera … Quale sia l’orientamento dei singoli paesi europei a riguardo di qualsiasi problema politico, lo devi ricercare nella stampa specializzata di settore. E non parliamo della censura che subisce, per esempio, la Somalia o tanti altri illuminati capi di governi africani che qui vengono dipinti come crudeli persone… solo perché le loro politiche non coincidono con i nostri interessi sulle materie prime …

E se questi "dittatori" non accettano le imposizioni economiche (vedi per es. i diritti sui farmaci anti AIDS) basta fargli scoppiare una bella guerra nel loro paese. E’ facile, per esempio, costruiamo una raccolta d’acqua sul confine tra due tribù che non possono farne a meno per sopravvivere … e poi raccontiamo come sono incivili e tribali a farsi ancora le guerre per il possesso di quella raccolta di acqua vitale, anche se disumanamente lercia.

Menomale che usano i mitra che gli vendiamo noi bianchi, così almeno un po’ di progresso lo accettano. Il discorso si fa ampio …

Mettiamola così: io ho le mie idee, che cerco costantemente di confrontare con gli altri, idee alle quali mi riferisco per le mie scelte di vita. Talvolta sono idee simili a quelle che si trovano, politicamente parlando, anche nella sinistra, come talvolta anche nella destra, …

Mi dispiace molto quando qualcuno, prendendo solo una delle mie convinzioni e vedendo che è presente in uno dei due schieramenti, mi attribuisce automaticamente l’etichetta dell’intero schieramento nel quale si trova l’idea; ove vi sono anche tante altre idee che non posso certo condividere.

Io non sono ne di destra ne di sinistra, sono me stesso.

“Penso globale” per comprendere, fin dove posso e come posso, in quale contesto mi trovo inserito e poi tento di “agire nel particolare” della mia vita di tutti i giorni. Particolare che, contrariamente al globale, ho la possibilità di decifrare in misura di quanto mi ci voglia impegnare io a farlo. Nell'informazioni a riguardo del globale dipendo da altri che il più delle volte mi fanno credere ciò che vogliono lasciandomi nell’illusione che sia io a scegliere...Scelte pilotate ad arte...

Comunque non amo il capitalismo senza regole, e per regole ritengo che al primo posto debba esserci sempre il rispetto del valore della persona umana e della sua dignità. Se per ottenere una qualsiasi cosa si schiaccia l’Uomo, quella cosa non deve essere realizzata.

Non credo nel comunismo che considero semplicemente un capitalismo senza regole, riservato ai pochi che lo governano.

Non credo che nella nostra prima repubblica ci fosse realmente una democrazia. Credo piuttosto che la prima repubblica fosse una oligarchia partitocratrica ad impronta staliniana ove il sopruso era legalizzato dalla mediazione partitica.

Credo più in una “social-democrazia” che per ora non vedo, neppure lontanamnte, rappresentata nei partiti che qui ci sono.

So che il mio pensiero può sembrare utopia; ma credo di essere altrettanto realista.

L’utopia è necessaria come lo è il guardare alle stelle: ti indicano la direzione da seguire. Tuttavia occorre il realismo nell’osservare il mondo che ci circonda per comprendere che sulle stelle non ci si arriva a piedi.

In altri termini, credo ci si debba adattare al contesto senza contraddire la giusta direzione indicata dalle stelle. Non si tratta di compromessi bensì di evitare futili battaglie contro i mulini a vento, risparmiando le forze per le battaglie che contano. Solo così, anche perdendole, oltre a sentirsi vivi e partecipi, si mantiene il diritto di criticare non sentendoci responsabili di ciò che di negativo nel mondo resterà a chi ci seguirà dopo.

Tutto questo consente di accettare il reale e non di subirlo lasciandosene amalgamare.

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