Alcuni giovani delle famiglie più colpite dalla siccità, quelle che hanno perso tutto il bestiame, specie nella città di Sololo, rinunciano alla vita tradizionale e tentano l’avventura nella grande città di Nairobi, a 800 km di distanza. Quelli che non si perdono nel suo degrado, prima o poi tornano a Sololo. Sono delusi, frustrati e appaiono senza speranze. Hanno conosciuto ciò che non hanno e capiscono bene che difficilmente riusciranno mai ad averlo. Presto iniziano la fuga nel mirà, droga locale che rovinando il cervello allontana i morsi della fame, o nel bere ogni sorta di distillato locale. A mio parere questi costituiscono una sorta di bomba ad orologeria. La rabbia repressa è tanta e forte e nel gruppo-branco diviene una potenza paurosa. Non hanno nulla da perdere; sanno di essere una sorta di morti viventi. Quasi un gruppo-bestiale che si muove senza l’uso della ragione, bensì del solo istinto per la sopravvivenza a qualunque costo. Anche la morte potrebbe essere migliore di questo loro presente. Disinnescare questa bomba, prima che sia troppo tardi, dovrebbe essere il compito degli uomini cosiddetti civili, significherebbe fare cessare le ingiustizie. Questa gente è vittima di enormi ingiustizie che certo non nascono qui. Questo è il modello di gente che tenta la migrazione nel "primo mondo". Non ci sono barriere che possano fermare chi fugge dalla fame e dalla morte. Facciamoli stare bene a casa loro. Facciamolo per altruismo o facciamolo per egoismo; comunque, ci conveniene.
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