Proveniente dal sud del Kenya e trasferito a Moyale per dirigerne le carceri distrettuali, ci ha fermati per strada sapendo che eravamo volontari di una ong italiana (CCM). Stravolto, frenava a stento la sua ansia di poterci parlare. Ha rapidamente accennato alle crudeli condizioni di vita dei suoi detenuti nel suo carcere così "delicato" per posizione di confine. Subito ci ha presentato il problema che aveva a cuore: quasi 100 detenuti ammassati in un unico edificio semisconnesso e senza sevizi igienici. Chiedeva se potevamo fornirgli almeno 100 materassi e 200 lenzuola per dare un giaciglio che non fosse la nuda terra o i pochi stracci logori … Sconvolto, agitato, evidentemente turbato cercava disperatamente un aiuto per alleggerire la disumanità di quelle condizioni … "Sono cristiano", ha mormorato, e lo ha fatto una sola volta, alla fine del suo discorso. Come dire: te lo supplico in nome di Cristo. Io non avevo più nulla. Non avevo soldi. Neppure immaginavo come avrei potuto affrontare quella richiesta che, per come era avvenuta, mi ha coinvolto e continuato a riecheggiare nella mente: "in nome di Cristo, aiutateli". Non so neppure io dire più dove ho reperito quei fondi necessari … ma meno di un mese dopo mi è stato possibile consegnare 100 materassi e 200 coperte.