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E’ arrivato dall’Etiopia, cavalcando il suo mulo bianco. Lo ha parcheggiato davanti al poliambulatorio dell’ospedale e, barcollante incertocon il suo bastone, ne ha cercato l’entrata. I suoi occhi: il mulo ed il bastone, lo avevano guidato fino a lì alla ricerca di quella medicina che calma i dolori di stomaco. Ha chiesto cosa mai fosse tutta quella ressa di gente che si stava accalcando. Ci sono i “medici per gli occhi”, gli è stato risposto. Ha rispettato il suo turno ed il giorno dopo era già operato.
Lasciando l’ospedale, ha platealmente gettato lontano il suo bastone divenuto inutile e, dopo essersi inginocchiato difronte al monte Abo a ringraziare la Divinità, continuava, gioioso e quasi incredulo, ad ammirare la "città di Sololo" confrontandola con quanto ricordava dopo i lunghi anni di cecità. Spiegava a tutti che ora la sua prima “preoccupazione-curiosità” era quella di trovare il modo per raccontare alla sua gente in Etiopia come mai, venuto per i dolori allo stomaco, aveva ricevuto il dono della vista. La sua felicità, una volta risalito in sella, si è trasmessa al mulo che, arzillo, è ripartito allontanandosi trotterellando, come se anche lui fosse ansioso di anticipare il momento della bella notizia che trasportava.
Non è una fiaba, anche se lo può sembrare.

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