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In genere, alla gente piace conoscere i fatti degli altri, aiuta a non pensare ai propri. Serve a sognare; a vivere con la fantasia, che è un cavallo bizzarro, tutto ciò che si vorrebbe, o non si vorrebbe, vivere in prima persona.

Allora io racconto, più con la voglia di comunicare sensazioni che per esprimere concetti o suggerire moralismi. Può servire? Non lo so, ognuno può farci ciò che preferisce: riflettere; sorridere; schifarsi; gettarli via e spendere meglio il proprio tempo.

Questo mio parlare, straparlare, o meglio, non parlare, uno psichiatra lo definirebbe "insalata di parole e di pensieri", ordinando il ricovero coatto in reparto deliranti. Fine di un sognatore? No, realisticamente il sognatore sa che i computer e la loro tecnologia avanzano e presto uno di loro, al quale avranno dimenticato di alitargli dentro l'anima, spedirà lo psichiatra a fare compagnia ai suoi pazienti.

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